In giro, in particolare a Milano, che bene o male è la metropoli che conosco meglio, gli psicofarmaci regnano sovrani: hanno soppiantato, mi accorgo, le gomme americane, si prendono per scaricare la tensione, somministrati, ma il termine più appropriato sarebbe spacciati, da psicoterapeuti che tendono a ridurre gli umani come lavatrici. Un tempo era normale avvertire ogni tanto malinconia, stanchezza, sgomento, addirittura disperazione. Era l'anima che viveva, avvertendo il risvegliarsi della primavera o l'inabissarsi della luce nell'autunno, e nessuno si sognava di definire malato qualcuno per questo. Anzi era segno di una certa sensibilità, evviva chi ancora si incanta o si incarta nelle insidie di un sentimento e non pensa solo agli affari, “chiaramente”, come mitragliava un cretino davanti a me in treno. Adesso no, non si può più. Per qualsiasi evenienza, c'è la sacca messa a disposizione dal bravo terapeuta, gente che, la dico in modo ruspante, saprà anche il fatto suo ma secondo me ha il vizietto di inscatolare esseri umani in casistiche, senza tener conto dell'umana fatica di tirare avanti. Un pirata stradale ha sterminato la tua famiglia e tu ti senti un po' sconvolto? Beh, è il chiaro sintomo di un bipolarismo di tipo A, B o Pi greco: vai col tango degli “psico”, che tutto passa. A questa stregua, Leopardi non avrebbe scritto l'infinito ma, al massimo, i testi per il Grande Fratello. Senza contare lo stato di rincoglionimento in cui ti riducono queste magiche pasticche: oramai gli zombi da rimedi indotti li sgamo a cento metri, sguardo vacuo, passo legnoso (o maniacale alla Fred Astaire in piena performance), tempi di reazione dilatati: e questa roba servirebbe a farvi star meglio? Capisco che è la moda, anzi il trend, del momento (e che parecchi furbacchioni viaggiano a percentuale), fa anche sentire molto rockstar, ed è pure un formidabile alibi per qualsivoglia cazzata a uno passi per la testa. Però sto vedendo in giro sputtanarsi troppe vite, troppe famiglie, troppe situazioni per non idealmente protestare: amici, a un certo punto bisogna pure fare i conti con l'età che si ha, interpretarla alla meno peggio, inventarsi nuovi entusiasmi compatibili coi reumatismi, e, se possibile, trasformare la faticaccia di vivere fin qui accumulata in esperienza, il che significa non tremare di fronte alla vita. Altrimenti, con la magica pillola l'effetto diventa causa, il sintomo si trasforma in pretesto, anche questo, volendo, può funzionare da elisir di eterna giovinezza, ma alla fine i conti da pagare sono molti e molto squallidi. Tanto per cominciare, si perde se stessi, tanto per finire si distrugge tutto quello che si è messo insieme e che da noi dipende. Pensateci.
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