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A QUESTO PUNTO


A volte pensando all'età che ho raggiunto mi spavento; a volte ne sono vagamente orgoglioso. Le due cose possono eventualmente convivere, ma quello che mi sconvolge è calcolare a spanne il bonus rimasto: fra trent'anni, se ci arrivo... E ricordo i miei vent'anni di trent'anni fa, volati in un amen, e ci risento dentro ogni giorno di fatica, ogni muro di rinuncia dove arrampicarmi disperatamente per esistere. Sono disteso nel buio, guardo in faccia il tempo, non mi sottraggo, però cerco di aggirare la paura, di consolarmi con l'arma di una ragione un po' esoterica: non contano i calendari da sfogliare ma come li si sfoglia, vale più un anno di serenità che dieci di mare agitato, la maturità a qualcosa dovrà pur servire, la mia parte bene o male l'ho fatta, non dico tirare i remi in barca ma scendere a patti con me stesso... Fino a poche stagioni fa, non ci riuscivo: trovavo uno della mia età e mi sembrava non più vecchio, ma più grande, più adulto. Adesso quella sensazione sbiadisce sempre più, forse mi aiuta la parvenza di notorietà, di dimensione pubblica raggiunta. Capisco anche che, giunti a questo tratto del percorso, l'importante è lasciare qualcosa, una piccola eredità di cose fatte, che qualcuno, forse, potrà raccogliere per tracciare il suo sentiero. Una piccola fiaccola, ecco. Non ho mai pensato ai soldi, se avessi voluto, il modo di farli, trasformandomi in scimmietta ammaestrata da talk show, l'avrei trovato, cosa credi? Ma io parlo di un altro lascito: avrò pure, nel mare di cose scritte, lette, messo insieme una pagina, qualche riga degna di resistere alla mia polvere? E così mi abituo al mio tempo, lo indosso, lo smetto, l'unica forse è non curarsi, come ho sempre fatto, d'esser quello sbagliato, vestito in modo improbabile, fuori tempo massimo, quello che non sa tenere le distanze e al quale dicono “ti conosco da dieci minuti ma è come fosse da una vita”. Non ho mai creduto agli atteggiamenti da popstar, sono patetici se non te li puoi e anche se te li puoi permettere, ma capisco che quando ciò che resta è meno di ciò che è passato, qualche cautela bisogna pure adottarla: e va bene, anche se non ho ancora capito come. Non ho ancora capito niente della vita, e a questo punto non penso d'esser più in tempo; giusto qualche rettifica, non cascare più nelle grinfie dei miserabili, ricordarsi che qualcosa pure hai combinato, vivendo, e non trascurarlo più; giusto un velo d'orgoglio distratto, se non altro per essere arrivato fin qui pagando i dovuti prezzi ma tutto sommato senza rinunciare alla dignità, e senza un piccolo aiuto dai miei amici, coi quali ho se mai cercato di trovarmi in credito, sempre. Se poi, in questa fatica privata che è vivere, fossi anche riuscito a dare qualcosa a chi c'era, a chi leggeva, visto che è il ruolo che mi sono o mi ha scelto, è una fortuna che non ho mai dato per scontata ma che a questo punto mi difendo, come un cuscino di speranza quando la notte annaspo nei dubbi. 

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