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CHE SPETTACOLO, CASAMONICA


Cerchiamo di metterla sul ridere, tanto è l'unica cosa che ci resta. Dunque, i Casamonica. Un Clan da 2000 persone e cento milioni di impero, naturalmente criminale. Si definiscono zingari, e fortuna che nessun altro si è permesso: qualcuno avverta la Boldrini, casomai le suonasse irriguardoso, e avverta pure le bellanime allo spritz che difendono i nomadi col repertorio della emarginazione, la miseria, la cultura. Emarginazione? Non pare, sono una comunità che si fa gli affari propri e soprattutto quelli degli altri, arrivano ovunque, fanno cosa vogliono. La miseria? Non val la pena neppure discuterne. La discriminazione? Come no, infatti abbiamo visto un funerale proprio da emarginati, da diseredati. Di sicuro non da tassati, perché è noto che loro, i nomadi, i gitani, non scendono a queste volgari incombenze burocratiche, avete mai sentito di verifiche fiscali a sedicenti clan zingari? Questi (come i preti parassiti del vippismo sociale) sono esenti oltre la Costituzione, italiani se conviene, altrimenti zingari, gitani, sinti, rom, per dire extraterritoriali. La cultura poi è quella che è, giustamente rivendica radici, legami di sangue, rituali, costruisce le deliziose ville trash col ricorso a organizzazioni delittuose ramificate. “Giudica Dio non la legge” dice la cultura dei sedicenti zingari e aggiunge: “Chi non ha precedenti penali?”. Poi ti spiegano che nessuno tra loro è mai stato condannato per omicidio, però dimenticano di aggiungere che quella bassa manovalanza la affidano ad albanesi e kosovari, loro trattano direttamente coi parigrado di Mafia Capitale e della Magliana. “Un eroe lo zio Vittorio, a sedici anni andava già in Ferrari e poi si è messo a venderle”. E, se capita, sibilano in diretta minacce tali che un altro verrebbe portato via seduta stante, loro niente perché la loro cultura è quella e va rispettata, anzi integrata, anzi assimilata. Ma sì, prendiamola a ridere con l'eterno “Siamo in Italia”, consoliamoci col peggio che non manca mai, fingiamo di crederci più furbi del mondo che ci guarda attonito, assolviamoci tutti e divertiamoci a constatare la coreografia delle pompe per il papa Vittorio. Magari aspettiamoci anche una fraterna presa di posizione di Bergoglio, un invito porte aperte da parte di don Mazzi, insomma la qualunque. Tanto Roma è sana, ha garantito il prefetto Gabrielli col ceffo degli ineffabili. Ma sì, sentiamo cosa hanno da dire questi Casamonica discriminati e vittime di razzismo, prendiamocela a ridere, che amareggiarsi fa il sangue cattivo, fa ammalare capire che un Paese gravido di certi spettacoli, di certi eroi ha cessato da tempo di vivere ed è abbondantemente avviato a decomposizione putrida, come si può vivacemente constatare ogni giorno ogni momento solo girando gli occhi. Ma sì, salviamoci col sarcasmo, con la chiamata di correo, con l'autoinvito nel lerciume modello Dagospia, siamo tutti luridi, tutti deviati, allegria che alla fine giudica Dio no la legge o la politica o il sindaco o il prefetto o il parroco, che peraltro non ne hanno nessuna voglia. 

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