Quelle giornate che sembrano interminabili viaggi in autostrada, conficcati nella carne d'inverno. Grigio, grigio e ancora grigio, spruzzate di pioggia sui vetri, il calore dell'auto, il jazz che dagli altoparlanti si diffonde, ti raggiunge l'anima. E guardare fuori ogni tanto, e capire che l'aria anche se non la vedi è gonfia di primavera, aspetta solo di esplodere nei suoi colori, nei suoi profumi. E sentirti più vecchio e più giovane mentre vai nella sensazione di star fermo, mentre a due centrimetri il freddo bussa con le sue gocce, con le sue foschie. Tutto è torpore, anche la luce fuori, ma tu lo centellini come qualcosa che finisce. Qualcosa di cui già domani avrai rimpianto, questo freddo pieno di calore, questo star con te stesso nella mestizia di un'attesa, questo aspettare sera che indugia più di ieri, questo inverno che tanto per cambiare hai subito, che non ti sei goduto, un altro segmento inutile di vita, un altro pezzo di strada che non torna più.
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