Gennaio è finito, resta l'ultimo tratto, il più duro, ma l'ultimo, ma tra un mese sarà marzo, le gemme, poi il 21, poi l'ora lunga, poi Pasqua e tutto sarà alle spalle. L'inverno è uno stato d'animo. E questo segmento sarà tempo bergsoniano, estenuante nella sua brevità apparente. Riordo un mezzo febbraio di due o tre anni fa, partivo per un reading in una libreria di Roma, ti ricordi Alessandra, e sulla corriera alle sette di mattina vidi una delle albe più belle di tutta la mia vita. Il sole usciva dal mare già ribelle all'aria pallida, tanto brillava. Fuori dal finestrino il presepe era ancora imbacuccato, ma proprio in quel momento, in quella cartolina d'inverno, io sentii che ne ero fuori, come un passero che resiste al gelo. Non importa, poi se pioverà, se le gemme si faranno attendere, l'inverno è uno stato d'animo ed è meglio un marzo ingrato di un febbraio clemente, così come un si diesis non è un do. Oggi comincia l'ultima tappa, poi, un giorno, di colpo aprirai la finestra con l'aria cambiata in faccia. Ti prenderà una gran malinconia, come quando si guarisce da una malattia, uno scintillio di malinconia e sulla pelle cercherai il tatuaggio di un altro inverno sconfitto e non lo troverai, perché il tatuaggio è nell'anima.
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