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RIDATECI UIBEUI' - Il calciatore ben temperato (quindicesima puntata)

In una popolazione di duecento milioni di persone, la più sporca ventina, i più negati nel gioco del pallone, li ha scovati Scolari: compito non facile, impresa irripetibile, se fosse andato a caso, per campetti in cemento, come Oronzo Canà, faceva più bella figura. E adesso, nella considerazione di duecento milioni di connazionali, che lo chiamano affettuosamente “Felipao vecchio stronzo”, è secondo solo alla presidenta (come direbbe la Boldrini) compagna Dilma Roussef, la quale però non demorde: non se ne va e ha annuziato che il prossimo ct sulla panchina verdeoro sarà il suo protetto Cesare Battisti. Così almeno gli avversari ci penseranno non sette ma settanta volte sette prima di fare un gol. Ma comunque non è che sia stato un gran mondiale, anzi diciamolo pure una gran rottura di palle. Partite vere, vibranti, sciolte poche, la solita tattica strozzatutto, campioni senza personalità, come Leo Lessi, o con personalità interessante per il freniatra, come Balotelli col fucile. La Germania, perbacco, ha vinto con merito: la più forte è lei, anche se l'exploit col Brasile di Felipao non fa testo: vincevamo anche noi campioni di piazza Gobetti. In ogni modo, la più solida e organizzata, sotto gli occhi di una Merkel addobbata, per l'occasione, in total Sbirulino look e tragicamente incapace di applaudire: a vederla, c'è da chiamare Piero Angela, che ci spieghi. In Germania, si diceva, hanno investito in scuole di calcio, accademie e giovanissimi; in Italia in chiacchiere e nei soliti Abete, Carraro e in una nullità di nome Prandelli, sublime esempio di tricolore attuale: vuoto, finto, incompetente, curriculum desolante, ma ottimo nel costruirsi sponde mediatiche. In una parola: un fallito, ma senza classe. Il primo a darsela a gambe, verso nuovi paradisi, anche fiscali. Va beh, se lo tenessero i turchi che, in caso, sanno come trattare i pesci lessi. Noi invece dobbiamo ripartire: lo faremo da Abete, Carraro, “Balo” e magari Totti, perché no? E che il calcioscommesse sia con noi, Paese dove il demerito è l'unico merito. Piglia, per non sbagliare, il versante mediatico, piglia le telecronache: su Sky Caressa non fa testo, si sa com'è e poi ha sposato la reginetta del microonde, la Parodi. Ma sul servizio pubblico, il duo Bizzotto-Dossena è uno scandalo continuo, e, nel caso dell'ex regista bolognese, recidivo: potremmo dire tante cose, e ne diremo poche; una, ce la consentirete: sentite un po' che rigoglio creatività linguistica: "Purtroppo Higuain smentendo tutte le qualità di cui possiede..."; "Finti di tirare..."; "Non é in grado, per cattività motoria..."; "La cosa fondamentale nel calcio é diventata il controllo della palla"; "Gli allenatori debbono spingere sull'emotività (sic!), le qualità temperamentali dei giocatori"; "Neuer gestisce il proprio corpo...". Ecco, a parte tutta questa spazzatura orale, a parte l'opportunismo da cialtrone per cui si ripete lungo tutta la partita che “le occasioni più limpide le ha avute tutte l'Argentina”, salvo concludere un attimo dopo il fischio finale che “Ha meritato la Germania che ha avuto tutte le occasioni migliori”; a parte tutto questo, ci sarebbe da interrogarsi sulla inquietante ossessione dei due per le palle inattive: un tormentone, un loop, un eterno ritorno, roba da chiudere il televisore e avventurarsi in strada, di notte, alla ricerca della prima farmacia di turno da svaligiare di una cassa di Viagra. Ma forse basterà rimuovere il duo Bizzotto-Dossena per aggiustare quello che serve, recuperando la piena funzionalità del gesto atletico. È tutto, a voi la corda.  

Commenti

  1. io la farmacia al massimo la svaligio per procurarmi psicofarmaci, in questi tempi assai più utili del viagra, almeno ti fanno dormire e non ti fanno suicidare (forse)

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  2. in mancanza della Francia e dell'Italia, io ho fatto il tifo per l'Argentina e tra la Germania e l'Argentina tiferò sempre Argentina e mai tiferò Germania in vita mia, la Germania unita da quando esiste (1871) è stata solo un problema per il resto del mondo e pure ora lo è

    Davide, Milano

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