Ogni volta che la televisione manda un ricordo di Mia Martini.
Se uno vuol capire cos’è la disperazione, deve sentire cantare
Mimì. Deve guardarle gli occhi quando canta. Era grande Mimì. Tutte
belle le ha cantate. E in braccio alla sua voce diventavano ancora
più belle. C’è
del vero nella spiegazione che la sorella, Loredana Bertè, dà di
quell’atroce scherzo, quel marchio che la voleva jettatrice: quando
uno è troppo, quando va oltre, bisogna pur farlo fuori. Quello, esoterico, così
improbabile, impalpabile, volgare era anche il modo più efficace,
tant’è vero che l’ha uccisa. “Loro”, hanno portato male a
lei. La gente crede sempre volentieri al peggio, anche se è folle. Renato
Zero è buono: arriva a “garantirla”, nel 1989, quando lui stesso
va cercando un complicato rilancio, con tanto di firma contro assurdi
incidenti al festival di Sanremo. Pazzesco, non è vero? Poi le voci
di jettatore hanno lambito anche lui, si direbbe per osmosi. E
invidia: forse nel desiderio d’annientare qualcuno, è contemplato
anche l’affetto che egli dà e riceve, che lo lega agli altri. Ha
provato Renato a strappare Mimì a se stessa, alle tenebre e alla
coca, ma era troppo tardi.
Mimì
l’hanno uccisa ma la sua voce no, e canta eterne meraviglie.
Sembra
la voce della sua terra, così condannata.
Quella della firma di Renato come garante per eventuali sfighe al festival di sanremo è proprio pazzesca. Ma come è possibile che persone così,manager ed organizzatori,che dovrebbero preferire il senso pratico delle cose,per concludere affari ed organizzare grandi manifestazioni,cadano poi su cose così,come la jella,ed in modo così estremo,mica per ridere,fino alla fine ed allo sfinimento di una persona.
RispondiEliminaPer non parlare poi dei suoi colleghi artisti che , per (auto)definizione sarebbero di mentalità aperta ,progressista e di solito atei,chè loro non credono a certe storielle..
E poi cadere su una cosa stupida come la jella,che manco i ragazzini! Si,probabilmente si tratta di sadismo,godere del male altrui.
Quell'ambiente lì è una cloaca, quasi peggio di quello dei giornalisti. Quasi.
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