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IO, CICLOTIMICO


Perché mi è diventata indigesta la bicicletta? Perché è stata ideologizzata, proprio lei, che un tempo era neutrale come la Svizzera, la inforcavi e via, era il mezzo di Peppone e don Camillo, dei ragazzini, del popolo, della gente. Adesso è diventata uno snobismo ambulante, un manifesto programmatico semovente: trattata “vintage”, scassata da finto noglobal, customizzata da professionista, da corsa per i maniaci, modello Rambo per andarci sui tetti come 100% Brumotti, etnochic, in titanio, in lega di carbonio, col cestino per il cagnolino, superaccessoriata e chi più ne ha più pedali. Ne avevo una, rubata da poco, un glorioso reperto classe 1981, un velocipede cadente sul serio, scrostato dal tempo, non da qualche bici-designer: quando passavo mi guardavano come un povero, non è più vero che la bici sia democratica, i sederi che la coprono sono classisti esattamente come quelli che sprofondano in macchina. Classisti e vittimisti, ha ragione Pierluigi Battista, loro possono tutto ma guai a criticarli: partono le giaculatorie. Ma io ho visto attacabrighe girare sui marciapiedi sdegnando le piste ciclabili fatte apposta per loro. Ho visto signore-bene (bene?) passare strafottenti sui marciapiedi, la sigaretta tra le dita, e le ho sentite mandare a quel paese chi protestava. Ho visto extracomunitati guidare come criminali, e minacciare di conseguenza. Scacciate dai loro luoghi deputati, le bici conquistano altri spazi a scapito dei pedoni, ormai gli ultimi paria. Qualche anno fa scrissi un ebook dove annotavo tutti gli incidenti a due ruote: i cialtroni che scambiano il lungomare per una pista dove tentare il record del mondo, e se non ti scansi ti travolgono come treni; gli epici duelli tra due ruote che non vogliono cedere il passo, come in un dramma rusticano; e poi i bicicli trasversali, per sesso, etnia ed età, che passano sui marciapiedi, contromano, meglio se costellati di cartelli “no biciclette”, fidando nei tuoi riflessi (se non li hai o sei anziano o infermo, pazienza, fai la fine del birillo). Quindi i parcheggiatori selvaggi, che riescono a bloccare un marciapiede peggio di un Suv. E i ciclisti della domenica, da polisportiva, bardati di tutto punto, con le ruote lenticolari, i caschi spaziali, gli occhiali a mosca che, in formazione estesa, paralizzano il traffico fin che ne hanno voglia loro: se gli strombazzi chiedendo strada (le statali, in particolare, furono concepite per il traffico veicolare), mettono mano alla pompa: per dartela in testa. E più posano (perché posano) da ambientalisti, da ecologisti, da anticapitalisti a pedali, più vanno dove non possono, travolgendo quello che trovano. Se ti azzardi a sindacare non il ciclo ma il ciclista passi per fascista, per nuclearista, per distruttore del pianeta, la bici è diventata il passepartout ideologico per qualsiasi sopruso o scusa. Una minoranza per niente minoritaria, di tendenza ma aggressiva, lamentosa, saccente. Ma senza un rispetto vero per il mezzo, l'ambiente e tutto il corredo di valori sbandierato per l'occasione. Perché il rispetto si rispetta, si difende, si offre prima di riceverlo e chi prevarica, anche su un sellino, è giusto un ipocrita. Tiraresela da ciclisti è il massimo, tirar sotto qualcuno anche di più, tanto chi ha il coraggio di sparare sul ciclista? Ma a fare la differenza non è il mezzo quanto il soggetto, non basta cambiare ruote per essere diverso, per non essere più un italiano, un italiano vero.

Commenti

  1. Milano e' invivibile anche per le biciclette.
    pensa sin dove siamo riusciti ad arrivare.
    mai visto un vigile multare una tardona vestita Max Mara multarla mentre , impossessandosi con preoptenza del marciapiede ,manda affanculo noi poveri pedoni.
    e' la classica,patetica,irrecuperabile Italia che il resto del mondo non capisce, dove chi rispetta le regole, fa notare le infrazioni a chi non le rispetta e quest'ultimo , puntualmente , ti manda affanculo (ops! ho scritto una parolaccia)e ti fa sentire un disadattato sociale.

    Vp

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  2. Io una esattamente come il prototipo che descrivi tu, la trovai in pieno centro, via Lanzone, mentre andavo a intervistare Aldo Grasso; e fece proprio così, si mise a mandare a fanculo, la snob, chi protestava per il suo passaggio sul marciapiede (si vede che gli era affezionata).

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  3. Concordo totalmente quanto scritto da Massimo Del Papa e Vp (anch'io abito a Milano)... e hanno pure il coraggio di scampanellare per "avvisarti" del loro arrivo! Quando poi protesti, fai la figura dello str..o. Qualche volta mi piazzo in modo da non farli passare, ma non c'è verso, piuttosto che fermarsi rischiano di travolgerti.
    La bicicletta non centra niente, è solo un riflesso della pochezza e del narcisismo di queste persone, vedi l'ultima piaga milanese dello scatto fisso...

    Joy

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