Passa ai contenuti principali

LO SPETTACOLO


Presentare è un po' mentire. Devi vendere un evento, esaltarlo, e la gente si aspetta di venire in una certa misura non diciamo ingannata, ma dolcemente stordita: c'è qualcosa che succede, e il bravo presentatore deve spacciarla come l'unica cosa che succede al mondo in quel momento. Così che anche la gente ne faccia parte, si riconosca in un ruolo, creda di contribuire a quell'unicum. E, se il bravo presentatore è bravo davvero, succede proprio così: se ne accorge, chi conduce, perché davvero gli arriva quello che l'enfasi retorica chiama “il respiro della folla”, ed è un respiro fatto di sorrisi quando ti muovi, cammini, osservi le facce che ti osservano, ne verifichi l'attenzione, ne constati i sorrisi, ne registri gli applausi spontanei o la risposta, pronta, convinta, appena ne chiami uno. È importante creare un'atmosfera, come quel famoso brandy. Che sia uno studio, un'arena, una sala, bisogna trasformarla in salotto, qualcosa che non sia televisione, che conservi un margine più alto di autenticità, ma allo stesso tempo che la gente possa osservare come una televisione. Devi farli sentire a casa, anche seduti su una panca di ferro. A me, quando posso, piace coinvolgere gli spettatori: so che, se sono riuscito a suscitarla, quella atmosfera, la risposta non mancherà e la simpatia, l'arguzia involontaria di una vecchia o di una ragazzina possono essere irresistibili. Ci sono tanti piccoli trucchi, nascosti nei movimenti, nel tono (che deve spesso cambiare), nelle pause di chi conduce; e c'è, l'ho imparato non dai cretini d'oggi ma studiando attentamente i grandi interpreti della conduzione, da Mike a Pippo Baudo, c'è l'obbligo del luogo comune, dei superlativi, del finto entusiasmo, perché chi assiste si aspetta questo gioco delle parti: sono qui, stupiscimi, fammi credere che tutto questo circo l'avete messo in piedi solo per me; io sono disposto a prestarti fede, a lasciarmi illudere, ma tu fa' del tuo meglio.

Quando tutti questi elementi si combinano, scatta l'alchimia. Sto imparando, evento dopo evento, sulla mia pelle, con il mio empirismo di eterno dilettante in tutto quello che faccio: ma sento che il mio tocco ce l'ho, che riesco a portare una situazione a un livello diverso e la gente si diverte ed è contenta. Evidentemente, sono nato per questa vita, anche se mi è difficile continuarla: ma non ho mai sospettato, neppure all'inizio, il timore per un pubblico che aspettava, di là dal sipario o dalla tendina, non conosco il famoso panico del palcoscenico, avverto se mai una febbre, una scarica elettrica, quella frustata di adrenalina che mi accende, sia un reading, una presentazione, un intervento a un convegno, in radio, su internet. Io amo questo dialogo, questo fondermi nella presenza, nell'attenzione altrui. E rischio sempre, rischio tutto quello che ho per trasformare l'evento in incanto. Perché non ho santi in Paradiso, non ho assicurazioni sulla vita, viaggio senza rete e debbo ogni volta convincere tutti e ho solo me per farlo. Arrivo a qualsiasi occasione già distrutto, reduce da decine d'incazzature che mi fanno ballare per giorni e giorni sull'orlo dell'ictus, stremato, sfinito, ubriaco. Poi mi cambio, mi vesto, si accende quella luce e tutto cambia: non sono mai stato più lucido di così, non sono mai stato così bene. Lo spettacolo comincia, ed io amo tutto questo, amo tutto di questo e vorrei solo non finisse più, ma in un attimo è andato. 

Per scorrere le immagini di Moda e Motori 2013, cliccare QUI

Commenti

  1. leggendo ho pensato a queste parole:
    "è una vela la mia mente, prua verso l'altra gente"
    vit

    RispondiElimina
  2. grande, sei quasi vestito alla Giannino, potresti proseguire con questo look !

    RispondiElimina
  3. Daverio e' un grande.
    ottimo accostamento fra te ed ello.
    Vp

    RispondiElimina
  4. quel gilet che mi ricorda tanto i panciotti del 1789 è stupendo !

    RispondiElimina

Posta un commento