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L'IMPORTANTE E' ESAGERARE


Chissà perché la canzone che più mi viene in mente adesso di Enzo Jannacci, un pazzo vero, capace di fare un motivetto tragico che per quasi tutto il tempo faceva così: piripiripirì pirippippi piripiripirì.., che se n'è andato via un venerdì di passione, come in una della sue assurde storie in musica, portando con sé gli ultimi graffiti di una Milano che i giovani non sospettano ma che noi teniamo viva nel rimpianto, chissà perché, fra tanti struggenti ritratti di deragliati in quella Milano agra, alla Bianciardi ma anche alla Jannacci, a me viene in mente l'allegra rasoiata di “L'importante è esagerare”. In Italia esagerano tutti, sempre, comunque, quella canzone potrebbe, dovrebbe essere il nostro vero inno nazionale. Esagera Grillo, per definizione, e così il Paese, paralizzato dai suoi niet, perde un milione all'ora. Esagera il nuovo presidente del Senato Piero Grasso, che da quando è insediato staziona fisso davanti a tutte le telecamere di questo Paese regalando banalità da tronista delle istituzioni. Esagera il Trav con le sue ossessioni a questo punto cliniche, in quanto narcisistiche. Esagera Berlusconi, di default. Esagera Bersani nell'accanimento terapeutico contro se stesso. Esagera Renato Zero con le sue prediche strampalate dalla Bignardi, che esagera in asineria. Esagerano i giudici quando non si stanno zitti, e gli imputati alla zio Miché. Insomma un Paese esagerato, che trascina chiunque nella propensione all'esagerazione. Spero di non essere frainteso (non mi illudo), se penso alla madre di Federico Aldrovandi, massacrato da un commando di poliziotti che oggi non accettano la giusta punizione e che vengono pure supportati da un presìdio di colleghi. Una follia della follia, una aberrazione nell'aberrazione, una Matrioska di vergogna, una summa di mortificazione. La madre di Aldrovandi è tra quelle che hanno patito un più ingiusto dolore, perché per suo figlio non esisteva neppure l'ombra, diciamo così, di un pretesto. E dire che ha fatto bene a reagire, a protestare, a indignarsi, è ancora dire poco. E dire che si condivide la sua battaglia per difendere dignità, dopo la giustizia, è ancora dire niente. Però adesso rischia di esagerare: nel chiedere le dimissioni della Cancellieri, nell'intervenire sempre e comunque, nel parlare di “solidarietà grandiosa”; sta cominciando, senza rendersene conto, a diventare una pasionaria, cosa che non lenirà il suo dolore ma accrescerà la confusione, anche in sé, facendo il gioco di chi punta a strumentalizzarla, delle trasmissioni del pomeriggio. Gentile Patrizia Aldrovandi, se può si fermi qui. C'è bisogno di vigilare, evidentemente, e siamo in tanti con lei: ne sia certa, e le basti questo. Non vada oltre. Non si svenda così. Non si lasci candidare da un partititino quale che sia. Gentile Patrizia, lei ha dimostrato un coraggio, una forza e una dignità non comuni: non li butti via proprio adesso, non esageri.

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