Le
scuse di Battiato dopo la sua infelice uscita sulle “troie in
Parlamento” - sono stato frainteso, parlavo in modo generico –
non reggono, sono degne di un qualsiasi parlamentare che si
arrampichi sui vetri. Come i politicanti di professione, buoni ultimi
i grillini, anche Battiato dirotta la colpa delle sue parole a chi le
ha sentite e riportate. E fin qui, niente di strano, e, tutto
sommato, neppure di così grave: “minima immoralia, minima
immoralia”, si potrebbe chiosare col bardo, e morta lì. C'è però
un aspetto, non secondario, sul quale occorre soffermarsi. Come i
grillini, anche Battiato ostenta fastidio e perfino disprezzo per
quelle cariche – onorevole, assessore – che tuttavia non molla.
Ostenta disprezzo, questo cantante proverbialmente “colto”, non
ritenendosi un politico ma altro dai politici, nella fattispecie un
cittadino, esponente di quella società civile che, sempre più, i
politici cooptano nel tentativo di rendere una improbabile verginità
alle istituzioni. Tentativo maldestro: non è la provenienza ma la
caratura, e anche l'esperienza, a salvare l'istituzione. I Battiati
si ritengono altro, e oltre, la politica: accademici delle arti e
della cittadinanza, depositari della verità e della civiltà per
antichi fasti. Come tali, autolegittimati a dire qualsiasi cosa in
qualsiasi contesto. Paradosso supplementare, Battiato additava le
vittime del suo disprezzo quali esponenti di una destra volgare,
impresentabile, inclassificabile: immaginiamoci se una sortita del
genere fosse uscita dalla bocca di Berlusconi. Minimo, si sarebbero
rovesciate in piazza decine di migliaia di donne infuriate, con tanto
di fischietti, tricchetracche, lingue di Menelik, palloncini rosa “se
non ora quando”, e tutto l'armamentario del caso. Per Battiato no,
su Battiato non si può, lui è filogrillino, colto e cita Kundalini.
Sfuggono
a questi parvenu l'opportunità del momento, la dignità della
carica, l'autorevolezza del ruolo, una sorta di educazione
costituzionale. Sfugge la cosa più semplice: che si può dare della
troia a qualcuno senza darle della troia, almeno fino a che
rappresenti, a qualsiasi titolo, una istituzione che a sua volta
rappresenta la cittadinanza. Battiato, evidentemente, fa confusione
tra il palco di un concerto, dove può dire, più o meno, quello che
vuole, e una sede ufficiale; scambia gli applausi per voti, la sua
cultura, quale e quanta che sia, come passepartout per la volgarità.
È certamente vero che in Parlamento spesso siedono signorine indegne
dello scranno: ma che siano troie, al limite, può dirlo chi parla, e
si espone, a titolo personale in una dimensione personale; se si
rivolge al Parlamento Europeo (dove nessuno garantisce non si
ripetano dinamiche postribolari), la faccenda cambia lievemente.
Proprio
sicuri che la ineffabile società civile, fatta di preti, cantanti,
martiri, figli di un cognome, ma alla fine pur sempre scelta e
nominata dalla politica di professione, sia l'unica, la sola, la vera
strada per uscire dal pantano della politica-politica?
Tutti a difendere Battiato, ma la vera ingiustizia l'ha subita il professor Zichichi, che praticamente è stato cacciato per eccesso di competenza scientifica, e di onestà intellettuale!
RispondiEliminaCioè, siccome i grillini sono pregiudizialmente contrari alle antenne del Muos, mentre Zichichi ha osato dichiarare che secondo le ricerche scientifiche sono innocue, quel vigliacco di Crocetta, per paura di inimicarsi i grillini, ha sacrificato l'unico politico competente a livello scientifico
tutto condivisibile,
RispondiEliminae' bello leggere parole senza ipocrisia.
vp