Il
critico del Corriere Aldo Grasso ha rivolto al suo omonimo presidente
del Senato, Piero, alcuni consigli in tono semiserio (Grasso tu,
Grasso io) sull'opportunità di evitare le sirene televisive.
Proposito lodevole ma inutile, se solo si conosce il Grasso
istituzionale. Io non so se il Grasso critico conosca il Grasso senatoriale:
personalmente l'ho incrociato qualche volta, l'ex procuratore
nazionale antimafia, ci ho anche pranzato insieme, ricavandone fin da
subito alcune impressioni che, a distanza di anni, riassumo qui. La
prima è che Travaglio, come spesso gli succede, è carognesco: non è
vero che il Grasso ex giudice, oggi politico, eviti l'impegno sulla
mafia: gli sta a cuore, invece, solo in modo diverso dal suo vero
rivale, che non è Travaglio ma Caselli, un altro per il quale i
consigli del Grasso critico andrebbero sprecati. Perché, e siamo
alla seconda impressione, l'attenzione che il Grasso già giudice,
oggi politico, riserva alla televisione è almeno pari a quella
riservata alla mafia. Egli è uno che si piace molto, non fa niente
per nasconderlo ed è convinto che in televisione piacerà molto a
molti. Quanto alla sua omologa alla Camera, la valorosa Boldrini,
come primo atto istituzionale s'è fatta vedere da Fabio Fazio. Detto
tutto. Come secondo atto, ha risposto a Grillo che "per lei parla la
sua storia": confermando la concezione esaltata, fanatica che la
paladina degli ultimi ha del mondo e di sé personalmente. I
due neopresidenti delle Camere non si vedono come semplici politici,
ma come inviati a salvare il mondo passando per lo schermo piatto. La cosa
divertente, è che la sinistra, anche quella radicale, cui Boldrini
appartiene, ha nutrito la sua ragion d'essere negli ultimi 30 anni
additando il televisionario Berlusconi quale manifestazione del Male
puro e le televisioni, le sue in particolare, come veicoli
d'infezione narcisistica, egocentrica, liberista, consumistica,
antisociale e fieramente anticulturale, a tutto danno delle masse.
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