Votate per chi vi pare e non venitemelo a dire, io non sono un gesuita. E invece, in
un solo mese, breve ma intenso, di campagna elettorale, partendo dal
presupposto che non avrei votato, mi son sentito dare, in pubblico e
in privato, nell'ordine, del: berlusconiano maiale, tangentaro,
mafioso e puttaniere; culattone vendoliano; omofobo; manettaro di
Ingroia; neoliberista di merda; gelataio come Giannino; faccia di
merda di Monti; feccia di Forza Nuova; zecca comunista; fogna di Casa
Pound; grillino deficiente (sic!), e di sicuro me ne son lasciato
qualcuno per strada. Su una cosa sola tutti questi interlocutori
erano d'accordo: “E tu non offendere, che brutto carattere che hai,
io mica ti ho offeso, noi del partito X siamo gente civile”.
D'accordo. Ma giuro mi cascasse se mi metto ancora a litigare di
politica, al bar, su facebook, o in confessionale. Tra l'altro,
quando cerco di dirottarli sulla razionalità, sulla concretezza di
argomenti e di programmi, cominciano tutti a dar di matto perché
quello loro è un voto religioso, non analitico. Uno è riuscito
nell'impresa di pretendere le mie scuse perché Giannino aveva
contato balle. Una mi ha insegnato che “Ingroia è pulitissimo”,
e morta lì. Un'altra ancora che Grillo riempie le piazze (anche Capoccione, ai suoi tempi). Uno trova che “debbo” votare il
Professor Monti perché Berlusconi fa il bunga bunga. Un altro,
grillino, mi ha praticamente dato del ladro che si intascava i soldi
dell'editoria pubblica. Uno è riuscito a stare contemporaneamente
con la Merkel (dunque con Monti) e con Grillo. Un ex amico, fanatico
di Napoleone, il che già induce preoccupazione, per un anno mi ha
perorato Monti che faceva macelleria sociale, basta con questi
costi sociali per inutili vecchi e disabili; poi Monti gli ha applicato l'IMU alla
villa e allora, avendo sentito Casaleggio che vaneggiava di “nuova
rivoluzione francese”, s'è buttato su Grillo che garantisce, non
si è capito come, il salario di cittadinanza, per la serie rivoluzionari a sussidio. In nome dell'antica amicizia,
ha colto l'occasione per ricordarmi che a me non mi legge nessuno,
avrò almeno mille anonimi che mi dicono che non mi legge nessuno.
Una mi ha scritto che sono un serial killer, voglio avvelenarla con
il nucleare, però non trovava così brutto che Ahmadinejad testasse
bombe atomiche. Una saputella al primo voto, che bivacca a Venezia,
università, mi ha ammaestrato: “Da qualcuno bisogna pur
ripartire”, e intendeva Vendola, che alla fine ripartirà con
Monti. Non mancano i patetici, “Ma Bersani è una brava persona”,
i piazzisti, “Ma perché non provare Renzi?”, e i diversamente
democratici: “Ma che ti ha fatto Grillo? Berlusconi se lo trovo lo
ammazzo”. Un altro, pure grillino, trova che minacciare di morte
Edoardo Bennato, che ha fatto una canzone sul Grillo Parlante, sia
“un normale esercizio democratico in cui ci si riappropria del
diritto attivo di cittadinanza”, e a me tornava in mente il
brigatese che sentivo al liceo, del resto i Carc votano Grillo, da stella a 5 punte a punta a 5 stelle. Qualcuno mi ha ripetuto, come negli
ultimi 20 anni, che se non do il voto a Berlusconi, metto l'Italia in
mano ai comunisti, e avebbe voluto picchiarmi alla sola prospettiva
(fortuna che stava al telefono). Infine, non mi è mancato quello
sinceramente convinto che l'unica modernità sia nella barba di
Ingroia: che ha controrottamato l'estrema sinistra ante Muro di
Berlino e si rifà ad una ideologia senza dubbio proiettata verso il
futuro. L'unico del quale nessuno mi ha parlato è Fini, un motivo ci
sarà.
Voti esaltati,
idolatrici, mistici. Ma non vogliono sentirselo dire, son come quei
sorcini che dicono inorriditi “Ah, no!, io non sono un fanatico,
gli altri sì ma io no, quando serve lo critico Renato, per esempio
lo dico sempre che è troppo buono e poi una volta che l'ho visto
passare a Rapallo, le scarpe proprio non legavano col vestito”. A
discutere di politica con gente simile, cioè tutta, si finisce
sempre per imboccare un vicolo cieco: “Ah, io queste cose non le
so”. E siccome non le sa, la colpa è tua che le sai e gliele dici.
Perché è meglio non saperle, le cose, se no si rompe l'incanto e
invece è così bello votare da lunatici, da poeti. Una grilletta,
per esempio, vuol “dare una possibilità” ai cialtroni a 5
Stelle, non importa cosa dicono, questa è la democrazia; se gli
obietti che ne diedero una anche ad Hitler, che latrava pressappoco
le stesse assurdità, e sarebbe stato meglio ascoltarle bene,
svalvolano: “Ma che male c'è? Ma che ti frega a te?”. Io fatico
a misurarmi con questi orizzonti, mi disturba la fatica di chi si
sfinisce a non pensare, dare i numeri l'ho sempre considerata una
grave responsabilità anziché il contrario, il sonno della ragione
genera mostri (in Parlamento), e allora reagisco alla George Jefferson: “Sei un(')idiota!”. Con un grillino particolarmente
stupido - lo so che è un pleonasmo -, e molesto, e volgare, mi son
concesso una variazione tipicamente alla Keith Richards: “Sei un
topo”. E lui, disorientato, perché questi non sono abituati ad
essere trattati come di solito trattano tutti, ha cominciato ad
incartartsi fantozzianamente sui congiuntivi (“Ricordo
inoltre che Bennato abbia perso ogni lume della ragione...”). Si
vede che ha studiato sul gramelot di Dario Fo, premio Nobel. E il
bello è che entro fine anno (speriamo) si rivota, si cambia cavallo e tutto resta uguale ed è
banale, come canta il mio amico Paolino Benvegnù.
Ma
sono io che perdo tempo, maledetti social network che ci portano in
casa sconosciute follie, ce l'avessero detto dieci anni fa li avremmo
presi per pazzi e invece i pazzi siamo noi, che stiamo qui a
massacrarci a botte di niente fra estranei nel deserto, mea culpa,
mea maxima culpa, mi batto il petto con una scheda elettorale.
Siccome quello irrazionale, irragionevole, puerile, “che non sta
bene” sono, appunto, me medesimo (poiché vedo, ad esempio, il fascismo in progress di Grillo, che fa legnare i giornalisti sgraditi e ancora non comanda), spero, prometto e
giuro solennemente di non addentrarmi più in considerazioni ideali o
ideologiche. Scherza coi fanti, coi santi, e pure i cantanti, ma
lascia stare i politici. Che son tutti dei pezzi di merda, meno il
“mio”.
Sei una grande, come sempre interpreti lucidamente le cose! Con ammirazione Stefano sala
RispondiEliminaciao max,
RispondiEliminaa me uno ha detto che vota grillo perche "ne ho i coglioni pieni", testuale. gli ho fatto notare che forse allora era meglio farsi una bella scopata o alla peggio una sega per svuotarseli, per poco non mi mena. com'è sta storia che van dietro a un comico e non hanno il senso dell'ironia? azz, come la vedo nera..
sandro
seveso
Dovevi menarlo tu. Così imparava la democrazia grillina.
Eliminamai come in questo periodo primeggiano i folli.
RispondiEliminaun abbraccio,grande.
vp