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Le banche sono una cosa,
i direttori possono esserne un'altra e io ho un direttore di banca
che è un angelo. Ogni tanto vado a trovarlo come con un vecchio
amico, ed esco dal suo ufficio con la sensazione che ancora non è
tutto finito a puttane, che le brave persone ci sono ancora e lottano
insieme a noi. Ho scoperto sul mio conto una spesa misteriosa, non
eccessiva in assoluto ma micidiale per i miei risparmi al lumicino, e
così vado a chiedergliene conto. “Stavolta la banca non c'entra –
mi spiega – questo è il famoso decreto Salvaitalia, di fatto una
patrimoniale surrettizia, chiamiamola per quella che è, diciamo pure
che la patrimoniale, poi se ne metteranno un'altra non lo so, ma una
già ce n'è”. Poi aggiunge che non ne può più, il suo ufficio è
diventato un confessionale, decine di storie irriferibili, di pianti
che restano lì, tra quelle quattro mura, lui fa quello che può ma
quando è costretto a dire “non posso”, perché non può, perché
gli stanno addosso, perché una banca non è una chiesa (anzi la è,
ma questo è un altro discorso), lui ci sta male e la notte non
dorme. Lo guardo, è tirato, scavato. “Stiamo parlando del nulla”,
aggiunge. “Un'altra votazione inutile, con un sistema elettorale
assurdo, che non vincerà nessuno e tra un anno siamo da capo. Altro
che restituire l'IMU, si fa prima a moltiplicare i pani e i pesci. E
perdere un altro anno in queste condizioni è come una pandemia.
Ripresa? Non scherziamo, se va bene tra 5 anni e subordinatamente a
un rosario di 'se'. A questo punto, chiunque fosse mandato a
comandare, comandi: ma senza un governo che possa prendere decisioni
è tutto inutile e a questo punto anche Grillo deve prendersi le sue
responsabilità, ho capito la protesta forsennata, ma poi Sansone
muore insieme ai filistei”. Sono d'accordo. Esco, più turbato del
solito ma non è colpa del mio amico direttore. Penso a quel balordo
di Monti, potrei tirarlo sotto con la mia Vespa e poi ripassargli
sopra, non ho mai avuto tanto schifo di nessuno e sì che sono
incline al disprezzo.
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