Mi dicono: ma chi ti
credi di essere per dar lezioni a tutti, per trattare tutti da
somari? Rispondo: uno che ha studiato. E non dà lezioni, ma neppure
consolazioni. E mai si è sognato in vita sua di umiliare un vecchio
che non ha potuto farsi una istruzione, ma si fa un dovere di
umiliare tanti giovanotti che, almeno a imparare ad esprimersi da
cristiani, potevano e dovevano arrivarci. Non è possibile che, nelle
mail, nei commenti, io venga sommerso da grandinate di strafalcioni
per tutte le età, i sessi e i curriculum: i “qual'è”, gli
“un'albero”, i “và”, i “sò”, gli “stò”, per non
parlare della sciatteria, del giardino dei refusi, la consecutio futurista, la sintassi allucinogena, la
distonia verbo-soggetto, la logica psichedelica (per forza). Una
totale, vertiginosa incapacità di esprimersi, di rivolgersi, al
punto da sbagliare i nomi, le formule rituali, un analfabetismo da
Ritorno a Montegrano, presociale, prenovecentesco ma laido in quanto
gratuito, confortevole, postmoderno, non subìto, non imposto da
nessuno se non da se stessi. L'orgia del podere, elettronico,
digitale, ma podere. Tutta questa gente, che viene a defecar parole, anche insulti, e
poi se ne va scornata, si definisce democratica: bene, allora
ricordassero che se c'è un modo per difendere la democrazia, è
rispettare chi è morto per riportarcela, vale a dire per darci la
libertà di studiare. Perché a scuola, quelli che mi scrivono, ci
sono andati tutti: e, spessissimo, per decenni, bivaccando
inutilmente nelle università. Altro che “giù le mani dai nostri
saperi”: qui tutt'al più ci sono i peri, che li attendono; ma in
che scuole hanno studiato, costoro? Delle due l'una: o hanno trovato
degli insegnanti che hanno loro trasmesso il germe dell'ignoranza
virale, e in parte questo è senz'altro vero (la strepitosa,
eccezionale maestra che mi allevò fu un regalo del destino, uno dei
pochi nella mia vita), oppure, ed è il caso più frequente, è tutta
gente che non si è presa neppure il disturbo di sfogliare
l'abbecedario.
Posso, a questo
proposito, aprire il mio patetico angolo dei ricordi? A differenza di
Oscar Giannino, uno straccio di laurea, me la sono presa; a 25 anni,
dopo aver recuperato un anno che l'ateneo mi aveva fatto perdere
poiché aveva smarrito la mia pratica in via di trasferimento da
Milano a Macerata; e senza i soldi per seguire i corsi, perché
all'epoca la mia famiglia fu travolta da un devastante fallimento
aziendale, seguito ad una rapina subita a Milano da mio padre; e in
una casa da metri quadri 45, compresi i balconi, dove un padre
lavorava, una madre faceva la casalinga e un fratello sbrigava i suoi
compiti. Immaginatevi l'agio. Ero riuscito a ricavarmi un buco da una
soffitta, all'ultimo piano, e lì ho preparato gli esami più
difficili, pareva una cella dei Piombi invasa da fotocopie (o libri
fregati). Una laurea del cazzo, che non mi è servita a niente, ma me
la sono presa. E poi, senza master o altro, ho cominciato a fare il
giornalista, cercando di tappare le immense falle che un percorso
scolastico superiore mi aveva lasciato. A differenza di Giannino, non
mi vergogno di ammettere che il pochissimo che so, e non è nulla,
l'ho messo insieme da solo, come ho potuto: e, dopo una vita, mi
accorgo di non avere neppure graffiato le radici dell'albero della
conoscenza. Pazienza. Ma il punto è che se sono riuscito io, a
imparare ad esprimermi da cristiano, ci possono riuscire proprio
tutti. Perchè non ho avuto alcun privilegio, tutt'altro: mi sono
limitato a svolgere nella più ordinaria mediocrità il mio mestiere
di studente.
Ho in casa una biblioteca
discretamente fornita: me la son fatta da solo, come lo Stardi del
libro cuore, non ho mai chiesto ai giornali con cui lavoravo di
provvedere ai libri (e dischi). Se dovevo intervistare qualcuno per
il Mucchio, andavo in libreria e comperavo tutto quello che, sul
soggetto, potevo. Così per anni. Solo nell'ultimo, mi sono arrivati
un paio di volumi in formato elettronico.
Ecco perché mi incazzo
quando trovo dei provocatori analfabeti: e per l'analfabetismo, non
per la provocazione. Ecco perché sono una carogna nel metterli al
loro posto, dall'alto della mia bassezza. Non sto giocando sporco,
sono loro che hanno rinunciato alle loro armi. Ne debbono pagare il
prezzo. Ho il massimo rispetto per chi si è spaccato la schiena una
vita nei campi o in fabbrica; ho il massimo disprezzo per chi si è
spaccato inutilmente le chiappe sui banchi. Studia, ragazzo mio,
altrimenti finirai grillino.
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