Chi dei due è più anticamorra? |
Vengono
un giorno di cinque, sei anni fa i due pard in tour, Gomorro e
Merolo, lo “scrittore” e il “prete”, entrambi “anticamorra”.
Delirio e paura a Porto Sant'Elpidio. Merolo si lascia andare a
siffatto proclama, che riporto alla lettera: “E’ bene
che ognuno impari a dare il meglio di se stesso. Non chiediamoci cosa
devono fare gli altri, ma cosa faccio io, in questo momento! Il mondo
cambia se io cambio. Questo è il lavoro quotidiano che porterà a
togliere le tante ingiustizie. Anche se tutti i fiori saranno
strappati, nessuno fermerà la primavera! Da domani, la vostra città
avrà tanti impegnati a difendere la legalità”. Cosa
abbia fatto di epocale questo don Merola, a parte titillarsi con
simili sviolinate floreal-marxiste, nessuno lo ha mai capito ed io,
partendo da una pura analisi linguistica, concludo: questo è il
solito cacciatore di fama e di posti sulla pelle dei soliti ultimi,
un cialtrone che accompagna un chiachiello. Paura e delirio in
qualche lettore che mi dà di camorrista.
Passano
cinque, sei anni ed ecco don Merolo che si candida con Berlusconi,
viene stoppato all'ultimo dalle gerarchie, affiorano pure sue foto
con Nick Cosentino, altro che cialtrone. Meditate, ragazzi, meditate:
è la retorica a sputtanare i cialtroni e peggio, è il vuoto delle
loro parole a suonare (anche le facce parlano, peraltro, e queste due
si assomigliano incredibilmente; per l'occasione ce n'era una terza,
molto simile alle altre due, poi raccomandata in carriera da uno dei
soliti boss dell'antimafia, e una quarta, omogenea alle altre tre,
che si raccomandò da sola, per meriti legalitari. Eh, una batteria
di teste di ogiva, un florilegio di crani lucidi). Ed ecco qua. Io
non credo ai pericoli né di Gomorro né di Merolo, non più di
quanto io creda al loro impegno missionario e letterario. Scorte
sprecate. Scemeggiate meroliane. Ma perché debbo sempre avere così
ragione?, mi odio quando ho così ragione.
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