In quel momento, proprio
alla fine del concerto, un treno di due ore dove salgono e scendono tanti passeggeri illustri, Keith Richards ritorna Keith Richards.
Sympathy For The Devil, è il momento di Keith. Allora lui,
incurante di tutto l'immenso resto, torna a fondersi con la sua
chitarra e diventa quella musica mentre Mick interpreta il diavolo.
In questi anni strazianti, di oltraggioso crollo, Jagger era tornato
a splendere come l'unica stella del firmamento Rolling Stones,
offuscando, eclissando l'altro come negli anni Settanta, quando Keith
era puntualmente a un passo dalla morte. Così è stato ancora,
inopinatamente, quarant'anni dopo, e nessuno avrebbe più scommesso
su un altro ritorno. L'ultimo. Come faceva, il Keith Richards
balbettante, traballante, con il cervello tenuto insieme da sette
placche di titanio, con le dita rese di marmo dall'incanto di una
strega dal nome assurdo, Artrite Reumatoide, come poteva osare
presentarsi una volta di più su un palco, per suonare davvero?
I precedenti erano stati
atroci, tutti. Anche le prove generali di un mese fa. Ma adesso
eccolo. Comincia il ritmo di samba e lui, come in un altro
incantesimo, si fonde alla chitarra e scivole negli accordi e poi
parte con l'assolo. Il suo assolo. Da quanto tempo non lo ascoltavamo
così cristallino, sciolto, elegante, filante, ricamato? Non si sa,
da tanto, comunque. Da troppo. E lui, i capelli ormai lasciati candidi, suona, e suona, e sorride e il
pubblico urla perché capisce che questa è l'ultima battaglia di un
uomo indomabile, che in questi 7 minuti sta ricordando al mondo di
cosa è stato capace e non offusca, no, la stella di Mick ma non se
ne lascia più spegnere, si riprende il posto che gli spetta, adesso
è lui al centro della scena, comincia a coprirla, scrollandosi dalle
spalle ossute cinquanta vite, marca il suo territorio sempre
ricamando e tutti sul palco gli fanno ala, gli fanno coro e sembrano
stupiti loro per primi, intimiditi, sconvolti nel vedere lì uno che
non doveva esserci e invece c'è, e che tutto l'immenso resto se ne
vada al diavolo.
GRAZIE!!!! Ero li con mia moglie, rinunciammo a tantissime frivolezze per poter "buttare" dei soldi in quello che ci ha sempre legato e dato una marcia in più nell'essere coppia, nell'amare una cosa in modo totale.... Domenica eravamo li a vedere la piu grande rock band cancellare i 50anni di età... e abbiamo visto 4 persone, vere, senza trucchi, mettere dinanzi al mondo la loro età ma anche la loro grandezza. Il mio beniamino è sempre stato Ronnie (ho 42 anni e ho iniziato ad ascoltarli quando era appena entrato..) e domenica l'ho sentito lavorare il doppio per poter fare emergere il suo "padre padrone".... e così è stato... Stefano
RispondiEliminaChe sia dato a Ronnie quel che è di Ronnie e a Keith quel che è di Keith
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