Dopo
aver dato con enfasi spropositata la notizia di una “storica
serrata” nella piazza di Fermo, che poi coincideva con due o tre
negozi di un unico proprietario, chiusi in orario di chiusura, un
giornale locale – fosse mai che qualcuno ha letto il nostro
pezzullo polemico (“Perchè i giornali non si fanno qualche
domanda, anziché assecondare certe farse?”) - ha fatto il suo
dovere ed è andato a intervistare i negozianti superstiti: talmente
dispersi, che per scovarne qualcuno è stato necessario scendere fino
al (lugubre) corso Cefalonia che dalla piazza del Popolo si diparte.
La cronaca che ne è scaturita offre qualche motivo d'interesse: è
indicativa di un costume incrostato, più che consolidato. Cosa
dicono i bottegai interpellati? Tutti la stessa cosa e quella sola:
“Ci deve pensare il Comune, deve fare qualcosa il sindaco,
aspettiamo qualsiasi cosa”. Una rassegnazione messicana. Tutti a
braccia incrociate, chi in piazza aspetta le macchine, chi la manna,
chi la mamma e chi “qualsiasi cosa”. Industriarsi, muoversi,
sforzarsi giammai. Sempre quel languore, quella stanchezza, quella
lentezza. Se entrano tre persone di numero in un pomeriggio,
cominciano a dire che sono stressati, che debbono andare a casa.
Orari d'apertura che non si vedono da nessuna parte, due ore al
mattino, due alla sera. Liberi di non credermi, ma io qui ho trovato
turisti stranieri increduli ed esasperati per non trovare aperto un
bar, un ristorante, un cazzo di qualsiasi posto di domenica mattina.
Io qui, e nei paesi balneari della costa, ho sentito imprecare a
luglio bagnini e pizzaioli perché non potevano far vacanza; e
diversi negozi effettivamente mettevano il cartello “chiuso per
ferie” proprio a ferragosto e dintorni (pazzesco). Qui ho sentito
assessori dirmi, quando facevo il cronista: “Meglio se i turisti
non vengono, che poi diventa come a Rimini e noi stiamo bene da
soli”. Ho sentito politicanti idioti ripetere “Qui abbiamo tutto:
il mare, il sole e la spiaggia”, senza pensare che la gente ormai
s'è abituata a girare il mondo. E a Porto San Giorgio, alla sera
alle 8 d'estate i negozi chiudono, nessuno organizza niente e il
borgo muore. E a Fermo non nasce mai. E la tanto vantata, vilipesa,
fraintesa piazza di Fermo, da ridurre a un autosilo, nessuno ha mai
pensato a farla vivere; è sempre derelitta, giorno e notte, estate e
inverno. Non dipende dal Padreterno, sono i paesani che dovrebbero
muovere il culo. Ma loro si crogiolano nel loro incantesimo,
vorrebbero i clienti però vorrebbero anche la tranquillità,
vogliono il commercio ma senza esagerare, che se no diventiamo come
una città. Vogliono i vantaggi della metropoli ma senza le
controindicazioni, senza rinunciare a restarsene tappati nelle loro
case 24 ore al giorno. Fatevi un giro, se non mi credete, di sera, di
notte. Non troverete, letteralmente, anima viva. Andate (per esempio)
ad Ascoli, e la differenza constatatela da voi. Ho 48 anni ed era
così allora e così sarà tra 48 anni. “Ci deve pensare il
sindaco”. Sì, ma a parte che la sindaca pare la Sora Tentenna, a
parte che il Comune fa parte della Piazza, a parte che la tanto
invocata provincia come volevasi dimostrare era inutile, voialtri quando pensate a qualcosa?
Commenti
Posta un commento