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ANTIMAFIA SPETTACOLO


Morti per cosa?

ANTIMAFIA SPETTACOLO
L'antimafia da professionismo a spettacolo. Mai come quest'anno la strage di Capaci (e già è in vista quella di via d'Amelio) è stata riletta come ricorrenza quasi festaiola, ad un passo dall'allegria. Il profluvio di fiction, tutte più o meno mediocri, fatte nella Roma ministeriale, non nella Sicilia di Riina. Le baracconate delle “navi della legalità”. I bambini in processione. I palloncini volanti. Le magliette con i volti dei due giudici. Le parole vuote, stanche, false, retoriche dappertutto. Ci si è messa anche la mancata strage di Brindisi, quella dei bomboloni davanti alla scuola, scomodata, tirata a forza dentro l'alone del terrorismo mafioso. Tutto per cosa? Per gli articoli di una stampa senza più niente da dire, per le liturgie di una politica senza più niente da insegnare, per le processioni di una magistratura senza più niente da scoprire: neppure sono capaci di trovare il demente che ha ucciso una studentessa ferendone altre sette, litigano penosamente come i polli di Renzo e concludono: siccome non siamo capaci di beccare il colpevole, allora dev'essere qualcosa di molto grosso, mafia, stragismo. Ma di molto grosso c'è solo l'incompetenza, pari alla vanità.
E infatti le ricorrenze delle stragi sono pura vanitas vanitatum per molti che straparlano pur di esserci. Io nell'antimafia parolaia ci sono transitato, conosco le facce, conosco gli intenti reali, che non emergono. Conosco anche le scuole, dove di Falcone e Borsellino si sa niente e meno ancora interessa ai cari giovani che una volta l'anno infilano le magliette con le loro facce. Poveri Falcone e Borsellino, saltati per aria per il narcisismo idiota di giornalisti, padreterni da talk show, indegni colleghi in carriera e perfino parenti serpenti. Gian Paolo Serino di Satisfiction si è divertito a confrontare i toni agiografici della Repubblica (il giornale) di oggi con quelli di quando era vivo Falcone, definito poco ci mancava un picciotto se non un boss. A Palermo hanno rieletto, inesorabilmente, quello che ne ventilava la mafiosità, lo sparafucile Orlando, e Grillo ha preso una barca di voti avendo detto che la mafia è meglio dello stato, che lei non strangola, si limita a chiedere un pedaggio. Il tutto naturalmente nel nome della legalità. Nessuno che a questi bambini col palloncino, già antimafia dei pannolini e dei grembiulini, si preoccupi di spiegare in cosa diavolo consisterebbe questa legalità. E non lo spiegano perché è più decente lasciar perdere, perché non lo sanno neppure loro, i venerati maestri del professionismo antimafia degenerato in spettacolo.

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