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FOGLIE DI FICO


FOGLIE DI FICO
Sul baraccone sanremese si dovrà, si potrà dire qualcosa pur senza averne visto un solo istante, solo per quanto se n'è saputo nella foresta di notizie fatue. È parso il festival delle foglie di fico.
Celentano è la foglia di fico di un programma che non c'è, che ha riposato sui suoi vaniloqui da alienato senile. Se si considera che questo è il programma-corazzata per la rete ammiraglia del Servizio pubblico, altro che Costa Concordia viene in mente. Celentano è stato anche altre foglie di fico: di se stesso, della propria alienazione, di una beneficenza miserabile, del giro di soldi delle società di fiction intestate alla moglie e in affari con la Rai, del giro di soldi provenienti dagli sponsor, di cui la Rai, questa Rai che impone il doppio pizzo a chiunque tenga un computer in bottega, ha un perenne, fottutissimo, indecente bisogno.
La pubblicità è la foglia di fico del Servizio pubblico. Questo festival di merda è costato 18 milioni, ne ha incassati 14, s'è indebitato di 4, anche grazie a Celentano, e a pagare sarà il solito telespettatore-Pantalone.
Morandi è la foglia di fico di un dietro le quinte che vedeva una cosca di manager a spolpare ed arricchirsi, da Mazzi a Presta che è l'agente, tra gli altri, di questo cantante totalmente negato al ruolo di conduttore. Ma è notorio che i festival li fanno le cosche, non gli artisti, men che meno i cantanti e figuriamoci le “professionalità” aziendali.
La Emma Marrone che ha vinto, annunciata da settimane se non da un anno, è la foglia di fico di una discografia squagliatasi e oggi in mano, quello che ne resta, a Maria de Filippi. La quale è l'autentica “vincitrice” del festival da almeno un quinquennio.
Gli ascolti-record, i 15, 16 milioni di disgraziati, sono la foglia di fico di un cartello televisivo fuorilegge, partecipato da tutte le reti televisive senza eccezioni (sì, anche La7 degli indipendenti e antagonisti Mentana e Dandini). Tutti i network hanno rinunciato alla più pallida idea di controprogrammazione, di concorrenza perché c'era da diffondere a reti unificate la pseudovittoria di una pseudocantante “dal look lesbo-hard”, appartenente alla scuderia Mediaset. Cosa che nessun giornale ha adeguatamente rimarcato. Ogni commento sulla mancanza di ogni commento sarebbe superfluo.
I cantanti in gara sono la foglia di fico di un'arte popolare che semplicemente non c'è più. Anche i pochi dal felice passato, come Eugenio Finardi, sono ormai ridotti a farsi sponsorizzare da scartine della statura di Casacci dei Subsonica. Detto tutto. Davvero umiliante, farsi umiliare da un Celentano, ridursi a lacché di questo patetico guitto che imponeva il teatro vuoto solo per provare i suoi deliri (perchè andavano perfino provati, rendiamoci conto). Quanto ai superospiti, non venitemi a parlare di quella vecchia strega di Patti Smith: giusto qui, poteva venire a riciclarsi. Patetica quanto Celentano.
Belen che mostra la farfalla è la foglia di fica di una weltanschauung: latina ma del tipo italico più che sudamericano. Il festival “per famiglie” alla fine si è aggrappato all'inguine di una della quale è utile giustapporre due storiche dichiarazioni: 1) “Io da moltissimi anni (sic!) non ho più un buco vergine, neanche nelle orecchie”. 2) “Vengo da una famiglia religiosa, con mamma leggiamo la Bibbia”. Sì, e con Corona il Vangelo: moltiplicazione dei peni e dei pesci. Mescolando questa etica beleniana, molto cattolica, molto televisiva, si ottiene l'icona perfetta per un Paese chiamato Italia.

Commenti

  1. Amen caro Massimo hai benedetto tutto San Remo...devo dire che ho visto la seconda serata per i big...e mi è piaciuta la Fornaciari con il chitarrista Brian May Feat e la bella bionda kerry Ellis...mi hanno commosso...che dici sara' la vecchiaia?
    Ho provato una gran pena per Celentano...(...)

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