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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

IO TU NOI LUCIO

AMAZON SMASHWORDS e su tutte le piattaforme digitali Ogni promessa è debito e io dato il vostro interesse e le tante richieste ho anticipato l'uscita di questo ebook, aggiornato ad oggi, nella speranza che possa costituire una buona compagnia per le vostre vacanze, dovunque le trascorrerete. A questo punto, aiutatemi a farlo arrivare al n. 1, se lo merita.

IL FARO 29 / 2016

Lo sapevate che un famoso premio Nobel per (bugie su) l'ambiente ha investito il premio in beni tossici? Che gli italiani forse sono qua e là razzisti, ma appena appena? Che gli islamici moderati sono qua e là conniventi, per loro diretta ammissione, ma appena appena? Che c'è un'altra specie di terrorismo, che piace a molti? Che è morto un fotografo che era un artista e quasi nessuno se n'è accorto? Che Zia Deirdre ha qualcosa di nuovo da dirvi in tema di nazionalismo, socialismo (fallimentare) e libertà? Che Diabolik torna alle origini? Che il nostro amato presidente ha stufato con il suo cordoglio sotto sale? Se non lo sapevate, una volta letto il Faro lo saprete. Ma solo ri-abbonandovi. Il Faro, anche col riscaldamento più o meno globbale, non si scioglie. Tutto quello che non trovi su Babysnakes, sul Faro c'è. Intanto, sta per arrivare il nuovo numero...

SCARICARE LA COLPAPP

Allora diciamole le cose come ci pare che stiano, allora prendiamocele le facili accuse di cinici, di sciacalli. Uno di quelli che hanno dimenticato il figlio in macchina, uccidendolo, anziché stare nascosto polemizza, incolpa lo Stato che non ha ancora fatto una legge. Proprio così, ci sono infanticidi che pretendono "una legge perché queste cose non succedano più". La legge e la app come suprema deresponsabilizzazione, la colpa sempre scaricata, spostata più in alto, genitori che condannano i figli piccoli a morte atroce e non sentono nessuna colpa, nessun rimorso e se lo sentivano lo superano, lo risolvono incolpando la istituzione superiore e impersonale che non li tutela, non li obbliga, non li previene. La mente servile, collettivista, refrattaria ad assumersi responsabilità di sorta, anche le più evidenti e tragiche, sta tutta qui. Nel gioco dello scaricabarile, delle parole false, delle affermazioni senza vergogna. "Hillary è la mia donna ideale, la miglio

LE SCATOLE VUOTE

A guardare le facce degli ultimi stragisti tra Francia e Germania si ha l'esatta misura del fallimento continentale, europeo: da questi bambocci dovremmo guardarci, di questi ragazzini viziati e ben pasciuti dovremmo avere paura? Omoni della sicurezza grandi e grossi, incappucciati come per la caccia ai mafiosi, che non sanno come stanare degli adolescenti esaltati e incontrollati. A forza di formule ipocrite, di tirannide del politicamente corretto, si disimpara ogni "intelligence", ogni "security": mocciosi agitati da pulsioni narcisistiche autodistruttive "ma non adeguatamente seguiti", rifugiati in fregola terroristica fermati e subito scarcerati, muniti di braccialetto elettronico che però qualche giudice irresponsabile lasciava disattivare "per alcune ore al giorno". A leggere le cronache c'è da disperarsi, da non crederci, invece è tutto vero. E dopo ogni macello i rosari del "non avrete il mio odio", del "siam

LA MORALE DELLA JENA

Uno sconosciuto o sconosciuta si lamenta su internet di una struttura estiva che ospita troppi disabili e l'Italia dei cinici e dei furbetti, l'Italia carogna e paisà che difende ladri e assassini, l'Italia familista pronta alla faida e alla delazione si scopre sentimentale, si indigna per così dire sulla parola. E lo è, sentimentale, perché costruisce un caso dal niente: chi è pratico di sostegno ai disabili sa che non deve fare caso agli sguardi, agli atteggiamenti di chi non ci è preparato, la prima cosa che gli insegnano quando presta assistenza è ad abituarsi alle reazioni degli stupidi, a darle per scontate, a non calcolarle. Dovessi raccontare quante ne ho ricordate in un solo anno di servizio civile, non finirei più. Le dieci righe dell'anonimo scontento non sono un gran che, una accozzaglia di luoghi comuni zoppicanti, mammismo, ordinaria idiozia di cui non curarsi. Ma ecco, scatta quel curioso esemplare di jena moralista della Selvaggia Lucarelli, è quest

IL LODO BATTISTI

Grazia Letizia Veronese perde la causa e la musica di Lucio Battisti torna patrimonio dell'umanità, qualcosa che tutti possono celebrare, cantare. Ci ha messo anni Mogol a vendicarsi, ma la rappresaglia è andata a buon fine: un tribunale, quello civile di Milano, ha stabilito che lui, Mogol, il paroliere, deve ricevere 2,6 milioni di euro dalla vedova in conseguenza del suo ostracismo ingiustificato, che le edizioni Acqua Azzurra non possono negare a Rapetti Giulio quello che gli spetta, che ha diritto di far vivere come e se vuole le composizioni che con Battisti ha creato. L'autore che la spunta sull'editore, inaudito. Se vale per Mogol, vale per tutti: la Veronese non potrà più impedire festival, rievocazioni, iniziative in memoria del marito, della sua musica eterna e personale, popolare e raffinata, musica che intrigava David Bowie. Non è, a questi livelli, una questione di soldi, è una questione di cellule per dire di quello che sta dentro, dell'umanità fa

UN'ALTRA LIBERTA'

Vi accorgerete presto che legalizzare la cannabis è perfettamente irrilevante per le mafie e non intaccherà il narcotraffico: solo chi non conosce le mafie o ha la coda di paglia, può sostenere l'utilità di una misura del genere. Dove invece è decisiva, la partita, è sulla libertà personale, che dovrebbe essere sacra: perché deve essere lo Stato a decidere di che morte debbo morire? Qui si coglie una contraddizione clamorosa nel perbenismo politicamente corretto: sì alla cannabis, ma lotta dura a chi fuma sigarette. No, io lascerei piena e generale libertà di fumo, e persino di altre sostanze, col corollario, beninteso, che eventuali danni arrecati ad altri verranno puniti in modo drastico, perché stonarsi non può essere considerata una attenuante, peggio, una scriminante come oggi succede. Io vorrei uno Stato che si intromette il meno possibile, ma quando deve farlo è inflessibile. Invece è invalso l'andazzo contrario, un ingerirsi in tutto, sempre più soffocante, e per contr

LE CONSOLAZIONI

Il modo che l'opinione pubblica progressista ha trovato per giustificare le stragi europee ha molto del moralismo cattocomunista: uno che fa una cosa del genere dev'essere matto per forza, perché nessuno fa il male volendolo. Che è un bel modo per affogare il particolare nel contesto, ma un contesto che non c'è. Fa niente se questa epidemia di matti o di spostati scoppia in tempi di terrorismo islamico, se le stragi fanatiche innescano, come si sa benissimo, meccanismi di esaltazione e di emulazione: tutto è risolto con lo squilibrio mentale, che ovviamente è da imputare al logorio della vita moderna, come diceva Ernesto Calindri nella pubblicità del Cynar, o all'alienazione monodimensionale capitalistica come diceva Marcuse nella pubblicità del neomarxismo. Da qui a regredire all'antipsichiatria di Basaglia, è un attimo: sono matti però non lo sono, sono alienati ma sani perché alienata è la società dei consumi. Discorsi sconclusionati che si completano col fa

IL DOLORE

Il dolore lungo un marciapiede In un animale che si uccide Nelle tue parole sotto il sole Nei miei sforzi senza più ragione Il dolore, magone sul treno Nei respiri estranei, nell'andare Che dissimula i tuoi passi spenti Il dolore, vento nella mente Nelle vene, che ci nasci dentro E ci muori e non t'ha mai lasciato Senza spiegazioni, su dal mare Sulla cima delle tue rovine Il dolore che scava le facce Col rasoio di gocce di pioggia Lungo i viali, il tango disperato Di due labbra che si mordono Si perdonano e s'intrecciano Nell'abbraccio stretto dell'addio Nella breccia che sbuccia il ginocchio Dentro agli occhi costretti a vedere L'edera del male che risale Nel museo dei tuoi propositi Nella foto di te che sorridi E in ogni partenza e in ogni arrivo E nei sogni senza anima viva Il dolore che non si può dire Una macchia scura, un'alluvione Una crepa dentro il tuo sentire Una fitta lì, mentre respiri

L'APPUNTAMENTO

L'estate è il più crudele dei sogni, un girasole bello per quanto è giallo che nasce per morire. L'estate è, come adesso, un suono di campana nel meriggio bagnato e un cane ulula a tempo, scioglie il lamento antico, scende giù per la schiena, canta con la tua voce e ti contagia già. E' la ferita al piede che non guarisce mai, messaggi che ricevo e restano fra noi. E' la solita storia, una storia di viali, di occasioni mai avute, di abbandoni assolati, di vecchiaie anzitempo nelle sere rinchiuse, un'abat-jour, la radio, delle voci che vanno in scie di gioventù e sai che non sei tu. E' il pullman che va via, l'alba radiosa e vuota, il treno che ti sfiora, la pioggia senza età. Quanti vorrei trovarne, pretesti per scaldarti, per il tuo spasmo quieto, per un'altra bugia, forse le ho consumate, ci siamo detti tutto, stalattiti ci restano di silenzio pesante. Perdonami se non so essere altro che una mancanza, solito appuntamento di parole pensate, non h

PUR DI NON VEDERE

Facebook è la palestra degli stupidi, dei senza arte né parte e come tale offre interessanti indicazioni. Dopo l'attentato di Monaco il social network si è riempito di desideranti che, millantando prudenza giornalistica, tifavano Isis, dicevano: ma se non fossero loro, poveretti, i terroristi, se fosse un tedesco? Quanto a dire la solita giaculatoria cara a quelli di sinistra che si sentono scolarizzati, colpa nostra, guardiamoci dentro anziché incolpare i popoli del mondo. Senza capire che questa incertezza, questa incapacità di capire e difendersi è comunque frutto di anni di terrorismo endemico, contagioso: l'Isis, sia o non sia stato, ha subito rivendicato moralmente i nove morti con queste parole esemplari: "Qualsiasi cosa che ferisce gli infedeli diventa nostra". Tedesco, francese ma al momento supremo urlano "Allah è grande". Ma pur di non vedere, pur di non capire. La nuova frontiera del negazionismo consolatorio, anche per le falle della sicure

CHEMIO

Son venuto a trovarti nella sala Quante gente eppure c'è silenzio Chi guarda un giornale, chi la tele E chi conta le gocce d'assenzio Fuori c'era un sole radioattivo C'era il mondo con le sue ferite Sullo sfondo un coniglio cattivo E un grappolo, figlio della vite Sorridevi senza dire niente Io che mi sentivo un po' marziano Si sentiva il tempo gocciolante Sorridevi guardando lontano Ma cos'è, che senso ha l'estate Se sei di te stesso prigioniero Anche stare qui, gialle pareti Ma vedo un immenso mare nero Ricamare tende di dolore Con pazienza, dimmi fino a quando Biciclette, è un cappello la sera Un'udienza di bandiere al vento C'è qualcuno che ci chiama "lobby" Ha una fidanzata e un doppiopetto Non conosce il sapore di sabbia Tutta in bocca quando si va a letto Son venuto a trovarti un bel mattino Tu non c'eri, non c'era nessuno Una danza ha lasciato una ciocca

CAMPE: MODA E MOTORI 2016, LA CRONACA

CAMPE: MODA E MOTORI 2016, LA CRONACA Un Decennale così ce lo ricorderemo. Perché la magia di Moda e Motori si è replicata ancora, ma anche perché mai come in questa edizi...

Fermo, una città in apnea tra razzismo e bombaroli

Fermo, una città in apnea tra razzismo e bombaroli

QUALE PREZZO

Nomade controvoglia, zingaro senza pace, così ho speso il mio tempo. Abbandonando approdi. Tu sai cosa significa vivere in una pelle non tua? E la pelle non è quella che hai addosso, che ti ricopre, è fatta di strade, visioni, spifferi, è fatta di quel respiro che respiri e che è diverso dappertutto. E' fatta di odori inconfondibili, di scorci che riconosci, di linguaggio nel quale ti ritrovi. E' fatta di sentirti a casa. Da trentacinque anni io non sono a casa. Posso sforzarmi quanto voglio, posso vivere le foglie che spuntano, il mare in burrasca, il vento che mi parla, ma queste ombre, questi sapori non sono la mia pelle. E ovunque io muova i miei passi, mi sento estraneo a me stesso, e un macigno di niente mi schiaccia, mi toglie le forze, ogni momento, ogni risveglio. Essere nella mia pelle è sentirmi vivo, e io da una vita non mi sento vivo. Non lo sono più. Ogni slancio è stato patetico nell'amare. Non lo so come ho fatto a restare in piedi nonostante tutto, una

LA VITA E' DOLORE - NUOVA EDIZIONE

NUOVA EDIZIONE Questo ebook, scritto un pomeriggio di anni fa per puro divertimento, è tuttora il più scelto in assoluto. Ho deciso di rinfrescarlo, correggendo qualcosa e aggiungendo qualche passaggio, in modo da renderlo più attuale e completo. AMAZON SMASHWORDS (iTunes, Kobo, ecc.)

VALZER

Dove cadi, mio destino, senza una ragione, senza una missione, sotto un cielo di cera, ora che il vento cede, ora che viene sera? Dove cadi, mia parola, in questo valzer triste, da balera, poca gente che danza e nessuno che spera, nella stanza fioca dove una cameriera porta via i bicchieri e domani è già ieri? Dove cadi, mio amore, rapito da bambino, una volta e per sempre condannato a fiorire per lasciare i tuoi petali uccisi sul sentiero, gocce di felicità volate via un mattino? Dove cadi, mio cuore, ubriaco in quale mare, per farti mangiare dai pesci se non riesci neppure a sanguinare, clochard che ti trascini per destini non tuoi, che fruga nei bidoni dell'emozioni altrui? Dove cadi, mio passo, in fuga da se stesso, in questa notte accesa, in questa città offesa, ferito sulla strada ingombra di chiodi, nella foresta d'ombre ch'erano la tua casa?

GLI ITALIANI SONO RAZZISTI?

Gli italiani sono razzisti? Fino a poco tempo lo escludevo, oggi non saprei cosa rispondere. Uno xenofobo non fa una città razzista, i commenti su Facebook sono flatus vocis, ma cosa pensare di gente che, nella "città più bella e più ospitale del mondo", paragona un balordo marocchino ubriaco a un rifugiato ammazzato per divertimento? Cosa, di interventi da pelle d'oca, lasciati sui giornali che non si sognano nemmeno di prendere le distanze? Anche sulla bacheca della Comunità di Capodarco che sosteneva Emmanuel e tutela la vedova Chiniery si leggono insulti deliranti contro il "prete scopanegre", il don Miliardo che fa i soldi con i profughi "da mandare ai forni", "fuori l'Africa da Fermo". L'Italia non sarà razzista, l'antifascismo antirazzista ha spesso una lunghissima coda di paglia, ma capitano episodi di razzismo che tirano fuori un peggio dormiente. "Io sono credente ma i negri mi fanno schifo e odio chi li difend

LA SCLEROSI MORALE

Neppure dopo la strage di Nizza, non c'erano dubbi, cambia l'atteggiamento degli sclerotizzati, quelli che hanno convinzioni indurite e non le cambiano: più accoglienza, nessun sospetto, viva il multikulti. La strage come occasione quotidiana da social, per chattare, per mandare i cinguettii, ma non come tragedia vera, da vivere di riflesso, in cui immedesimarsi, i pupazzetti del bambino confusi col bambino, pupazzetto pure lui, una commozione grondante ma in realtà frigida, zero empatia. Più integrazione, dicono, senza riflettere sull'odio che è la matrice delle stragi, che è il rifiuto di ogni integrazione. Più multikulti, insistono, senza constatarne i fallimenti, senza soppesare formule diverse, una integrazione distinta, che si piega alle regole di chi ospita anziché il minestrone senza senso e senza regole. Non siamo alla stupidità visionaria di Gandhi e neanche a quella di "Imagine all the people", siamo proprio all'allucinazione o meglio all'i

LA NOSTRA FOLLIA

Ci siamo abituati alla follia. Le scene della gente che corre urlando, dei bambini morti stringendo un pupazzo dovrebbero sembrarci incredibili, inaccettabili e invece sono diventate la normalità, il nostro pane: ci sembra strano se non lo spezziamo ogni giorno. La Francia, l'Europa, intontite da dosi di politicamente corretto, le parole che non significano niente, non sanno difendersi, non sanno imparare dalle sciagure che subiscono. Neanche questa volta servirà, perché la linea è chiara, è indurita come una vena sclerotizzata e nessuno avrà il coraggio di rinnegarla. Siamo ripiegati nella sudditanza, usi ormai a subire, a tremare. Le nostre feste, le ricorrenze, i raduni sportivi si vivono all'insegna del terrore, "speriamo che non succeda niente", ma se non succede oggi, succede domani. Poi dal fumo salgono i lamenti e dai lamenti le analisi che non colgono niente, le fiere dell'esibizionismo televisivo, i distinguo di paglia, le cazzate ideologiche, le pi

FARO 27-28/2016

Brexit, Bud Spencer, Europa sì Europa no, disastro a Caracas The Durrells da vedere, Steve Gunn da sentire La virologa infettata dal metodo Travaglio, una vita da tenere (ragionevolmente) pulita, il riscaldamento globbale, dove va l'energia, dove vanno gli sprechi energetici, un libro su Facebook che non fa dormire, ma da leggere, la carica degli onesti raccomandati, le cariche dei poveri terroristi ricchi in Bangladesh, le disavventure di una certa Selin, che non è Selen ma un po' le somiglia e poi dice le bugie. Ti basta? Abbonati, è facile, costa poco e rende molto. Non ti basta? Che peccato... Il Faro sempre, comunque, qualunque cosa accada.

LA MORALE DEI SINCERI

Grande enfasi viene data ai verbali dell'omicidio di Emmanuel a Fermo che, fatti filtrare da qualcuno perché qualcun altro li interpretasse, secondo uno schema che conosco bene perché in passato ne ho abusato anche io, più o meno in buona fede, dimostrano falsità nelle prime dichiarazioni della sposa Chiniery. "La vedova ha mentito", strilla oggi il Corriere Adriatico, domani altri, per non essere da meno, potrebbero accusarla di rapina, traffico di migranti, omicidio. Messa così, a me, che ormai il pelo di questo mestiere ce l'ho imbiancato, pare un po' un caso di mentitori che accusano altri di mentire. Perché la faccenda ricorda uno squisito problema di significatività statistica di Klein, o, per metterla più facile, ha a che vedere col "contare la mezza Messa" di Montalbano. Vuol dire prendere una totalità, dimenticarne alcuni aspetti, smorzarne altri ancora, gonfiare quelli che convengono, in modo da insufflare una tesi nell'opinione pubb

FERMO COSI'

Chissà se quanti mi hanno scritto, mi hanno detto "Mancini è uno di noi", Mancini l'omicida del nigeriano Emmanuel a Fermo che difendeva la moglie dall'offesa razzista, "scimmia di merda", chissa se le hanno lette le 13 pagine dell'ordinanza con cui il gip Caporale ha tenuto dentro il giustiziere. C'è da rabbrividire. "Esagerato" mi hanno detto incontrandomi, "una disgrazia può sempre capitare", ma il gip Caporale non parla di disgrazie, scrive di un individuo incapace di controllarsi, del tutto impermeabile alle regole umane e giuridiche, uno che, se lasciato libero, ci riprova subito perché non conosce altro modo di stare al mondo. Uno che odia i diversi, odia le razze, odia chi gli attraversa la strada ed è troppo pericoloso per il consorzio umano. Valutazione allarmante che però non tocca i suoi amici, quelli che mi dicevano "Io lo conosco" e lo dicevano con un tono insopportabile, il tono della solidarietà cial

Omicidio Emmanuel, Fermo spezzata in due

Omicidio Emmanuel, Fermo spezzata in due

MI ERO SBAGLIATO

Esultanza sparsa, messaggi deliranti sul web e telefonate demenziali in diretta, perfino gruppi Facebook: grande festa per il negro morto ammazzato a Fermo, più esattamente, l'autopsia conferma, accoppatosi da solo dopo avere aggredito un italiano, anzi un fermano che simpaticamente aveva dato della scimmia alla sua sposa. Per anni mi sono ostinato nell'illusione di un popolo sconclusionato, il mio, ma fondamentalmente immune a rigurgiti xenofobi, fatta salva la quota fisiologica di imbecilli. Bene, mi ero sbagliato. Il razzismo esiste e come, è una nube tossica, la consolazione di un popolaccio che non sa essere nazione e prende il peggio del nazionalismo, la rivendicazione ottusa, la diffidenza sorda, anche Emmanuel e Chiniery erano venuti a consumarci l'aria, a rubarci il lavoro, loro come Kabobo il picconatore, peccato non li avessero eliminati prima quelli di Boko Haram in Nigeria, i secondini del lager in Libia, i trafficanti sul barcone. Fortuna qualcuno ci ha p

LE MANI FORTI

Domani Tutti questi rami Non saranno più nudi Domani andremo felici Sulle nostre bici incontro al mare Finalmente amico e quel dolore Laveremo nelle onde di pace Domani ci sarà Più amore Domani comincerà davvero Una nuova vita, un altro modo Di esistere senza più paura Domani sarà tutto chiaro Sconfitto anche l'ultimo mistero Il più amaro, fiorirà un futuro Di colori in aiuole di gioia Risuonerà ancora una preghiera Sarai sicura del calore che senti Dalle mie mani finalmente forti Che non mentono intanto Che ti prendono Domani

Emmanuel, Fermo e quel razzismo di provincia

Emmanuel, Fermo e quel razzismo di provincia

VIZIANDO IL CARNEFICE

Ha schifato tanti, me compreso, vedere Salah, il feroce saladino del ventunesimo secolo, alloggiato in un hotel 5 stelle mascherato da carcere in Francia. Tu gli ammazzi centotrenta persone, loro ti mantengono in una suite di 4 locali con fitness, maxischermo, aria condizionata. Che fa il Saladino adesso che non può andare in giro a scannare infedeli? Legge - apprendiamo il Corano "ma quando si ricorda", preferendo le partite di Europa 2016 e soprattutto i reality francesi. Questo sarebbe uno che odia l'Occidente? Dicono che è tutta una strategia, che lui sta collaborando anche se non si può dire. Balle, lo stanno coprendo perché non sveli le complicità che peraltro chi deve sapere sa, ma che non debbono arrivare all'opinione pubblica, che tuttavia riceve un messaggio devastante: lo Stato rispetta e custodisce come un figlio solo chi lo massacra. Altro che banlieuses e ingiustizie capitaliste. L'altro messaggio è per i terroristi: fate pure, il peggio che p

IL SALE DELLA TERRA

La gente povera è mite, non spacca le vetrine, non si sogna neppure, ma paga per chi lo fa. La gente vera non bara, non pretende o millanta: s’accontenta ed è tutto, altro ruolo non ha. Non è qui per volare, deve stare schiacciata, il sale della terra lo sai non sale mai. Non gioielli ma strass, eppure è (un po’) regina, lasciatela sognare per una sera sola. Comincia la mattina, si fa il mazzo una vita e quando arriva in fondo, che ha fatto non lo sa. Si spende i suoi Natali sognando altri Natali, feste calde e imbiancate che non vengono mai. Si consola con poco, due stille di calore, una cena in famiglia, regali da non dire. La povera gente si sente padrona guardando un prato, poi smette di sperare, non pretende di più. Le basta un giorno solo, un giorno da leone, capita sempre agli altri, non è roba per lei. Se fa qualche cazzata, la pagherà una vita, non ha un’altra occasione, non ce l’ha avuta mai. La povera gente non sa, non conosce, non conta, è di destra e sinistra, in fo