Dunque,
Berlusconi va, dal 9 maggio, ad assistere i malati di Alzheimer. La
notizia si presta ad infinite ironie da twitter, io invece voglio
restare serio. Questa è una malattia spietata, è la morte
consapevole e progressiva, è sapere che il buio ti sta inghiottendo
fino a che un giorno non saprai di restartene rannicchiato in
posizione fetale, vecchio grinzoso bambino. Uno come Berlusconi, del
quale tutto si è detto e tutto si può dire, ma non che sia uno
sprovveduto o un demente, ha davanti a sé, nell'età in cui di
Alzheimer ci si ammala, una umiliazione che è anche una opportunità
spietata: misurarsi col dolore vero e senza scampo, il più umile, il
più dimenticato. È una esperienza che può cambiare un uomo, anche
ricco sfondato, anche spregiudicato come lui. È tornare su questo
pianeta, fatto di ingiustizia, di sconfitta, di lacrime. Nel mio
piccolo, so di cosa parlo. Uscito, giovane viziato, dall'università,
rifiutai di infilarmi in una divisa e non per antimilitarismo, m…