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Visualizzazione dei post da dicembre, 2013

DISCORSO DI FINE ANNO

Non ho mai ammazzato nessuno. Non ho mai rubato, ma mi hanno allegramente imbrogliato, naturalmente con le più nobili ragioni. Sono incensurato. Mi hanno querelato solo una volta, su impulso di uno squilibrato che mi coinvolse in una storia allucinante, circa una copertina che non avevo fatto io che non so neanche fare una “O” con un bicchiere. Due giudici hanno preso sul serio un alienato che scriveva mail farneticanti dove si preannunciava il regno dei Cieli e l'angelo vendicatore, e così ho avuto il mio daffare per tre anni: poi non ho saputo più niente. Un'altro paio di volte ho denunciato io, a seguito di diffamazioni e perfino minacce di morte: hanno indagato sul sottoscritto. Tutte le volte che mi son messo in testa di fare il cittadino responsabile, me ne son dovuto pentire. Recentemente, addirittura, avendo segnalato tracce di un omicida latitante che mi scriveva, per poco non finisco dentro io. Sono seriamente preoccupato per le conseguenze che potrebbero venirmi

NON DOVEVI

Ma se torno e tu sei andata via Se l'inferno lascio dietro un vetro E seduta trovo la tua assenza Fingere speranza cosa è stato Tranne che un inganno senza età? Abbracciare l'aria e andare via Non dovevi, te lo giuro, e poi Non si prende così un treno sai Non si vola prima di Natale Ce lo si regala un altro viale Tetro fin che vuoi ma a camminare Cosa può accadere, hai visto mai Ma tu hai scelto la fine del tempo Hai spezzato il gambo ed io lo so Io ricordo il conto alla rovescia Nasce l'anima e quel ticchettio Lo potrà sentire solo lei E soltanto tu un giorno lo spegni Cigno dei malati sogni tuoi Io so tutto e non giudicherò Quello che hai distrutto nel silenzio Anzi quanto m'è mancato credi Il coraggio di precederti Io con questo canto da straniero Con il sole nero in ogni cielo Che al tramonto m'aspetta, però Se t'avessi appena sospettato Se soltanto avessi immaginato Io paracadute del tuo volo Di

OCCHI NEGLI OCCHI

Caterina malata, Caterina salvata (dalla sperimentazione animale), Caterina maledetta, Caterina epicizzata. Comincia già a stare stretta questa universitaria che soffre per la combinazione di alcune malattie rare, ma con la forza di intervenire sui media più di Renzi, che comunque le ha offerto un endorsement su Twitter, che probabilmente prelude a un imbarco nel PD. La faccenda, così in bilico tra le ragioni della salvezza umana e quelle del sacrificio animale, pareva fatta apposta per scaldare gli animi in questa fine d'anno, e ha acceso discussioni anche intorno a un mio breve pensiero su facebook. Non sono intervenuto perché i miei lettori sono meglio della media (infatti la discussione, dopo alcune scintille, ha preso subito una piega più che accettabile), e perché se c'era un caso davanti al quale arretrare, era proprio questo: non ho opinioni precise, solo dubbi: qualche anno fa scrissi, mi pare sul Mucchio, che la sperimentazione era forse un male, ma necessario;

UN GATTO SULL'ALBERO

Le feste di Natale erano una roba che non finiva più per passare in un attimo. Cominciavano un mese prima, con la Prima alla Scala, la città d'improvviso vestita da Natale, elegante in abito da sera, migliaia di riflessi accesi in ogni spazio, vapori di caldarroste ad avvolgerti dolcemente. Da quel momento un crescendo parossistico di fretta, salvo ridursi a far tutto il giorno della vigilia, il più convulso dell'anno. La rincorrevi tutto il giorno quella giornata, passava in un niente e ti ritrovavi esausto e appagato dal tuo dovere consumistico socialmente adempiuto. Natale un vuoto sidereo, da intontire mangiando. E poi Santo Stefano, già triste, già con la polvere del passato addosso. Quindi un traumatico ritorno alla routine, che ti stordiva, che ti straniava, traccheggiavi senza saper bene che fare e quel limbo né festivo né feriale pareva interminabile, ma non facevi in tempo ad assorbirlo che già ricascavi nell'ansia da san Silvestro col suo obbligo sterile di

Musica 2013, artisti e mode da salvare e buttare - CULTURA

Musica 2013, artisti e mode da salvare e buttare - CULTURA

NESSUNO TOCCHI IL FORCONE

Chiunque faccia qualsiasi cosa in questo Paese sa che deve pagare appena si muove, ancora prima di muoversi; se solo vuol diffondere la sua iniziativa, deve soddisfare un branco di piranha che rivendicano un sangue di tasse, tributi, balzelli ad enti locali, territoriali, periferici, decentrati, centrali. Azzardatevi solo ad attaccare a un palo un foglietto di carta con la fotocopia di un evento, e vi piombano addosso i vigili, i caramba ed Equitalia a mitra spianati: e sono multe a raffica, e arrivano – è successo a un amico – perfino se non c'entrate niente, se non siete stati voi ad attaccare nemmeno un francobollo: basta che il contenuto vi riguardi, e il primo scemo che se ne incarica può mettervi nei guai. Poi c'è la Siae, al cui confronto mafiosi e camorristi son gente ragionevole, poi le varie voci di spesa, una roba che non finisce più. Allora come mai i cosiddetti forconi, alla rotonda di Porto San Giorgio e non credo proprio solo lì, hanno tappezzato il guard ra

IL CARILLON

C'era un piccolo, umile carillon appeso vicino al letto di mia nonna. Io tiravo la cordicella e la musica arrivava in fondo sempre più a fatica e quello sgocciolare di melodia ogni volta mi faceva fuggire colmo di pianto. Così triste quella musica, così fragile, io guardavo fuori, vedevo una collina, un campanile e sentivo che tutto passava in questa vita. Poi mia nonna morì, proprio su quel letto, e qualcuno staccò il carillon. Chissà dov'è finito, se qualcuno l'ha appeso vicino a un altro letto, per altre mani che tirino la cordicella, la sera quando scolora, il campanile diventa un'ombra lunga e un altro pezzettino di vita è andato. Ma ieri, per caso, ho scoperto questo disco e c'era questa canzone ed era quella del carillon e neanche sapevo parlasse di un Bambinello a Natale, e Rod Stewart la canta come solo lui può fare e in me si aprono gli stessi abissi, ma non posso più fuggire.

LA'

Nel sogno ti ricordavo i posti perduti. Non saprei dire se fossi io in braccio a te o il contrario, ma ti davo tanti baci e questo bastava

IL FARO 47

Ultimo Faro dell'anno. Numero esteso, per ricordare, per aspettare, per raccontare. Il Faro vi aspetta nel 2014, sempre senza sconti e senza risparmio, e vi augura le migliori feste possibili. Il Faro, l'elettrorivista di MDP. 

Musica, i cantanti e il rapporto con la politica - CULTURA

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UN AUGURIO DI TROPPO

Avanzarti gli auguri e non sapere dove spedirli... E allora andare, portarli nelle corsie d'ospedale, negli angoli delle strade, spargerli fra le lapidi silenziose, sui marciapiedi sporchi di vita, nei negozi dove non entra nessuno, nella trattoria che da troppo tempo attende clienti, nelle stanze che hanno smesso di sperare, nei profili che nessuno visita, sulle panchine scaldate dalla miseria, per le vittime di se stessi, i prigionieri di un errore, gli incompresi e gli incomprensibili, gli sconfitti, quelli che non aspettano un perdono, una rivincita, un augurio. Scambiarseli con un randagio. Regalarli a un nemico. Scagliarli nel vento di una città, un mare, una valle. E l'ultimo, quello più umile, misero e dimenticato, tenerlo per sè. Indossarlo. Meritarlo. Per ricordarsi che anche quella faccia che dallo specchio ti guarda sospettosa, merita un sollievo.  

NON QUI

Ma io non morirò qui. Non è neanche una questione di cose che non vanno, di epidemia di cialtroni, di Stato mafioso e ladro, di non sentirsi mai al sicuro anzi vessati proprio dalle istituzioni, di avere una magistratura da incubo e una politica da avanspettacolo, servizi da quarto mondo e informazione da Tabarin. O forse sono tutte queste ed altre mille cose insieme, che, insieme, sostanziano macerie d'identità. Sta di fatto che, se un accidente non mi uccide prima, io me ne andrò da questo posto senza più Paese, senza nazione e senza bandiera, senza un comune sentire, un retaggio, una tradizione. Io non resterò a bruciare altra forza invano, a sprecare pensieri, e amore, e speranza. Non starò a coltivare oltre la mia disperazione. Meglio un'isola, una spiaggia, un orizzonte dove c'è luce e la follia non regna. Dove l'ingiustizia non è legge e la frustrazione non è l'aria che respiro. Dove non odio chi incontro e non temo le ombre. Mi guardo intorno e scopro c

LA FURIA DEGLI ALTRI

Vedrete, qualcosa succederà. Qualcosa di folle ma vero. Non è possibile continuare con questa deriva, non si respira più, tutti sbraitano in apnea e non danno peso a cosa urlano. E chi ascolta si contagia di follia, e l'irresponsabilità cresce come un blob. Ci si scanna senza più neppure un pretesto, l'uomo ha colmato la sua disumanità e si vergogna perfino del ricordo d'esser buono. Questa colata lavica di insanità non colpisce più nessuno perché tutti sono insani, perché è l'unica aria che respiriamo. Tutto è aggressivo, inutilmente, follemente aggressivo. I giochi dei bambini sono aggressivi. I rimedi sono aggressivi. Gli spettacoli, i confronti. La pretesa di estirpare la rabbia con bordate di patetismo. Tutti sono furibondi ma si guarda, si addita la furia degli altri. Mai quella della fazione di appartenenza. E tutto è fazione, tutto è diviso, incompatibile, inconciliabile. Una avidità per l'avidità, una brama di essere, ma soprattutto di spegnere, di can

EVVIVA

“Il sistema Paese funziona” han detto due ministri direttamente coinvolti, Alfano e Cancellieri, dopo che avevano riacciuffato due assassini seriali, uno dei quali appena entrato in Francia, non evasi come si ripete ma lasciati liberi di evadere, mandati in permesso premio. “Evviva evviva”, ha esultato Cancellieri, il ministro più squalificato e inqualificabile da molti anni a questa parte. Ma il sistema Paese non funziona per niente, funziona che ogni giorno un direttore di galera, un magistrato, un politico, un ministro fanno qualche cazzata e allora c'è chi corre a metterci una pezza. I responsabili, giustamente forti dell'impunità, mandano minacce arroganti, di potere, danno interviste, ammiccano nei telegiornali, diventano star dall'alto dei loro fallimenti. Il magistrato di sorveglianza che con motivazioni deliranti aveva lasciato andare a spasso un killer psicopatico con tre omicidi e due tentati omicidi, è inamovibile nella solidarietà compatta della Camera Pen

PER OSCURI BINARI

Non so come è successo, ma questo mestiere se n'è andato per la sua strada e non ho potuto riportarlo a casa. Mi sarei venduto per una redazione, una bella poltrona calda e invece lui mi ha scaraventato nelle corsie d'ospedale, gli obitori, i marciapiedi sporchi di morte, i tuguri dove ci si ammazza per niente, le aule di tribunale dove si giudica la vita che è finita. Tanti giorni sparati nel dolore, da raccontare sapendo di poterne trasmettere solo il pallore. Tanti testacoda. Poi, quando mi è toccato frenare, mi sono imprigionato nei miei arresti domiciliari ma lui, mestiere senza lavoro, mi è venuto a stanare come allora. Complici strumenti che prima non c'erano, m'ha portato in casa il dolore che prima andavo a cacciare. Io sono diventato raggiungibile. E mi hanno raggiunto in tanti, affidandomi enigmi. Ricatti. Miserie. Rendendo questo non un mestiere, non una missione, ma qualcosa che non saprei definire. Quello che so, è la collezione di occhi, di sguardi

IL FARO N. 46

Rubano tutti. Rubano soldi? Sì, ma più di quelli lo spazio. Il tempo. La prospettiva. Un lavoro. Un futuro. Si ruba nel pubblico e nel privato, in politica e nel sociale, ai concorsi e nello sport, nelle istituzioni e nello svago. Si rubano sorrisi. Parole. Ossigeno. E una fiducia che sempre più si assottiglia, che non ce la fa più a lasciarsi ingannare oltre. Il Faro n. 46, spedito agli abbonati via email sabato 14 dicembre. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

Musica: italiani di successo (solo) all'estero - CULTURA

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LA TENEREZZA DEL LUPO

Tutta la rabbia è andata via dai solchi della vita. Adesso, quando sorride da quelle fontane di passato esce malinconia dolce, la tenerezza di chi troppe ne ha viste, troppe ne ha fatte ricordare. Keith Richards ti guarda dalla vertigine dei suoi settant'anni e pare dirti: prenditi quello che rimane. Non è più lo stesso, non potrebbe dopo aver tutto quel troppo di tutto. Il suo corpo è parso esplodere senza preavviso. La sua mente è tenuta insieme da sette placche di titanio dopo la caduta da una palma che gli ha spappolato il cervello. Ma, tre mesi dopo che il dottore gli aprì il cranio “e tutti i pensieri volarono via come farfalle”, era già lì, appeso a una chitarra, davanti allo stadio di San Siro pieno di umani che gli succhiavano l'energia e la vita. Le dita sono un Getsemani di ulivi contorti, piegate dall'artrite reumatoide. Eppure suona. Perché non può far altro, perché non sa fare altro. Suonerà fino a un attimo dopo essere morto. (vedi anche Keith Richards,

Keith Richards, una vita al massimo - CULTURA

Keith Richards, una vita al massimo - CULTURA

LA VOCE DI CARLO – TEATRO LEOPARDI, S. GINESIO, 14-12-13

Una serata da ricordare quella di sabato al teatro Leopardi di san Ginesio, fra memorie di un amore irrinunciabile e informazione di prima scelta, davvero imprescindibile, sul doping. Adriana Petrini e Sandro Donati così bravi, così veri e umani nel ricordo di Carlo, che ci sorvegliava dal maxischermo. Un'altra promessa divenuta gioia (e peggio per chi non c'era). Io penso che ti abbiamo ricordato bene Carlo, tu che ne dici? Mi sono voltato un attimo e mi è sembrato che il fotogramma s'animasse, mi è parso vederti sorridere di straforo, in quel modo ironico e quasi timido che avevo imparato a riconoscere di te. Do i numeri? Eppure non mi ero dopato, era tutto autentico. Al teatro succede una informazione diversa, ma in 25 anni di mestiere forse non ne ho fatta mai di così intensa, precisa, viva soprattutto, e approfondita. È giornalismo che si sviluppa mentre nasce, sotto gli occhi di chi c'è. È informazione dannatamente buona, perché già avere gente come Sandro Do

Valerie June racconta l'America della black music - CULTURA

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BEATI VOI

Sette anni fa querelai una che mi aveva diffamato pesantemente, due pubblici ministeri dissero che non c'era problema, un giudice per le indagini preliminari trovò invece che di problemi ce n'erano e la fece rinviare a giudizio coattivamente. Dopo 6 anni il processo si è esaurito in una udienza esauritasi in una frase del giudice "Cos'è questo? Boh, me ne hanno dette tante a me...", quindi nuovo rinvio che sapeva di addio e la signora è in predicato di diventare portavoce della presidente della Camera, megafono del Potere sommo, nell'invidia di colleghi che la giudicano non titolata. Adesso c'è chi mi invita, lo fanno da mesi, a denunciare in largo e in lungo quel che resta del Mucchio: beata ingenuità, ma non lo vedete, non lo capite che la giustizia è un privilegio di pochi, come lo champagne? E sì che vi dite antagonisti, scettici consapevoli di sinistra, apostoli dell'”io so”. Che vi succede, amici, siete tutti storditi dalle propagande di Tra

LA VOCE DI CARLO (una introduzione)

Questa sera, al Teatro Leopardi di San Ginesio (MC), si parla di doping, ricordando chi per primo lo denunciò, in maledetta solitudine e oscurato da tutti: Carlo Petrini, ex campione dal carattere ribelle, zingaro del pallone e poi suo implacabile accusatore, è morto da venti mesi, e la sua voce non smette di chiamare: diceva la verità. Ospiti in teatro saranno Adriana, che ha regalato al suo Carlo, devastato da troppe malattie, dieci anni di vita contro ogni legge medica, e Sandro Donati, allenatore, docente, scienziato, coscienza critica, voce alta anche lui contro questa piaga normalizzata, somministrata già ai ragazzini nella generale connivenza perfino dei genitori. Propongo di seguito una intervista ad Adriana Petrini, uscita solo sul Faro, sorta di introduzione al nostro incontro di questa sera. Al quale, è chiaro, vi aspettiamo.  “E' solo un altro buon viaggio a un altro buon amico”. La bandiera Stefano Borgonovo s'è ammainata anche lei, da tempo non sventolava

CHE SOLLIEVO

Dall'ordinanza del gip di Fermo Sebastiano Lelio Amato, che dispone l'imputazione coatta per il reato di diffamazione aggravata, a proposito del comportamento professionale e deontologico di Anna Masera, da me querelata (a Torino finirono per indagare su di me, come dimostra l'incartamento con relative note scritte a penna dalla pm procedente): “ (.,..) rilevato che nell'articolo, dal tono forzatamente sarcastico, Del Papa viene presentato come una sorta di Carneade dei nostri giorni (…) un oscuro personaggio del quale l'autrice tutto ignora, tanto che (…) retoricamente chiede: 'qualcuno di voi lo conosce? Caspiterina, se era su Wikipedia lui dovremmo esserlo anche tutti noi' (…); ritenuto che in tal modo, con siffatte parole, e definendo “ridicola” la portata di una 'voce' che si occupa di Del Papa, ha negato a quest'ultimo qualsiasi rilievo professionale (…) tutta la sua storia professionale è stata condensata, rattrappita in scarne in

ROSY LA DRITTA E L'ANTIMAFIA INFAME

Di casi come quello di Rosy Canale, l'eroina contro la 'ndrangheta che rubava sui fondi antimafia, potrei raccontarne a decine. Anzi, se davvero la magistratura decidesse di concentrarsi sul business della legalità, è sicuro che l'Antimafia verrebbe sciolta allo stesso modo di un Comune infiltrato. La spia è molto semplice, ogni volta che qualcuno fonda una associazione o fondazione “contro la mafia”, dietro è quasi garantito che c'è il marcio e gente che ci campa o addirittura si arricchisce. Queste decine, centinaia di “realtà” a parole, molte parole, contro la mafia non hanno mai combinato niente di concreto ma non sono lì per quello, sono lì per sistemare i senza arte né parte che altrimenti andrebbero a fondo, per lanciare qualche carrierina nel parastato, negli enti locali malavitosi che li usano come foglia di fico, o direttamente in Parlamento, e qui casca l'asino: Rosy Canale era una notoria cialtrona, una di quelle di cui, dietro i sorrisi di circosta

PRENDERE E PARTIRE

Non l'avrei mai creduto ma ho nostalgia di un lungo viaggio in autostrada, di quelli che non finiscono mai e la strada è un'arida processione di stazioni di servizio e pianure brumose che fumano gelo mentre te ne guidi al caldo, la musica di Chet Baker a cullarti e viene sera, inesorabilmente pigramente e sembra tutta una pista d'aeroporto e si mette a piovere e non vedi più niente e sei l'uomo più dimenticato al mondo e sei ancora dove sei e il culo ti fa male e pensi di non farcela. Non ci facevo caso, ma ho perso il conto dall'ultimo viaggio così. Adesso se capita prendo il treno, con tutti i suoi ritardi, le coincidenze saltate, ma tirarla lunga al volante mi stanca sempre di più. Eppure a volte si ha bisogno di restar chiusi con se stessi in un abitacolo, niente e nessuno e tutto il mondo fuori. C'è stato un periodo, intorno ai trenta, che per varie ragioni ero sempre sull'A14, conoscevo le uscite a memoria e perfino dove conveniva fermarsi a pisci

"ZAPPA EN REGALIA, BEL LAVORO..."

Ebook disponibile su Amazon, Smashwords, Kobo Sono solo al 30% del tuo libro su Zappa (il mio tempo è tiranno), ma me lo sto gustando come qualcosa di veramente prezioso. Meriterebbe una distribuzione anche su carta e, soprattutto, una maggiore visibilità. Ne varrebbe davvero la pena. Non conosco Zappa ma un libro così, secondo me, aiuta molto ad approcciarsi correttamente al personaggio. Complimenti, gran bel lavoro!   Matteo G., Latina

QUESTIONE DI FEDE

E' curiosa la copertina del Time a papa Francesco, “uomo dell'anno”, quanto a dire il personaggio di cui si è maggiormente parlato nell'anno che va a chiudersi. Curiosa anzitutto perché Bergoglio è partito con handicap, fino alla fine di marzo nessuno all'infuori dei vaticanisti lo conosceva. Ma ancora di più per quanto ha effettivamente fatto o non fatto il nuovo pontefice. Con un gioco di parole, si potrebbe dire che, di fatto, non ha fatto. Non ancora. Ha ricevuto grandi responsabilità, enormi problemi, pochissimo tempo. Ma non si perso d'animo e non si è affannato, preferendo concentrarsi immediatamente nella missione pastorale, ovvero nel proporre una immagine diversa, dimenticata, ma urgentissima, del suo ruolo e della religione che incarna al massimo grado. Questo veniva prima, veniva subito; circa il sancta sanctorum, ha annunciato, auspicato, lasciato capire, ma per il momento, a parte qualche avvicendamento, qualche nomina, quasi tutto nel piccolo, im