Uno sconosciuto o
sconosciuta si lamenta su internet di una struttura estiva che ospita
troppi disabili e l'Italia dei cinici e dei furbetti, l'Italia
carogna e paisà che difende ladri e assassini, l'Italia familista
pronta alla faida e alla delazione si scopre sentimentale, si indigna
per così dire sulla parola. E lo è, sentimentale, perché
costruisce un caso dal niente: chi è pratico di sostegno ai disabili
sa che non deve fare caso agli sguardi, agli atteggiamenti di chi non
ci è preparato, la prima cosa che gli insegnano quando presta
assistenza è ad abituarsi alle reazioni degli stupidi, a darle per
scontate, a non calcolarle. Dovessi raccontare quante ne ho ricordate in un solo anno di servizio civile, non finirei più. Le dieci righe dell'anonimo scontento non
sono un gran che, una accozzaglia di luoghi comuni zoppicanti,
mammismo, ordinaria idiozia di cui non curarsi. Ma ecco, scatta quel curioso esemplare di jena
moralista della Selvaggia Lucarelli, è questa apprendista
giornalista che riprende l'aria fritta e la gonfia e siccome gode di
ampia considerazione gossippara l'aria fritta diventa tempesta: ne
parlano i giornali, i notiziari, fioccano hashtag "subito
virali", il padrone del villaggio prima si scusa, poi invita
l'anonimo a tornare "in compagnia dei disabili", invito
demenziale considerato l'interlocutore; comunque anche lui si presta,
si espone. Piovono le rivendicazioni, i piagnistei, le contorsioni di
chi non c'entra niente ma ci si vuole infilare per forza, il cafarnao
dei farisei che si stracciano le vesti, a richiesta e anche non
richiesti, non può aspettare, non può mancare. Lo spettacolo non è
dei più edificanti, la tutela dei disabili vessati lascia il posto a
un vittimismo furibondo e impersonale e soprattutto all'aureola e
alle areole della blogger Lucarelli le cui poppe pubblicitarie non
mancano mai: missione compiuta! Intanto tutti urlano e strepitano non
si sa bene contro chi, il vile villeggiante ha avuto cura di non
firmarsi e tutti lo cercano, lo insultano, vorrebbero parlargli,
fargli intendere, redimerlo, forse pure lui o lei si pentirà e si
consegnerà alle lusinghe di una fama famigerata, forse si farà un
selfie sorridente con un disabile dichiarando "Non ce l'ho certo
con loro, ho un sacco di amici come lui", come l'ultrà Mancini
coi neri dopo averne accoppato uno. L'Italia è quella che è e
non cambia, per capirla basterebbe leggere lo Zibaldone leopardesco,
scritto duecento anni fa e la morale della favola è tipicamente
italiana cioè grottesca: paladina dei sofferenti, dei malati una
imputata di intrusioni informatiche e di tentata estorsione, che
secondo l'accusa ha provato a farsi dare centomila euro per non
diffondere foto sottratte di vipperia festaiola? Non ci sta bene.
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