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Visualizzazione dei post da novembre, 2013

CHIEDI ALLA POLVERE

Al di là della pagliacciata mediatica utile a dar consistenza alla polvere, roba che Berlusconi se la sogna, non capisco perché dovrei prestare fede a un partito come il PD, un politburo che non può e non vuole affatto svecchiarsi e manda avanti tre pirla, tre yuppies d'apparato pronti a prendere gli ordini della nomenklatura. Anche Renzi, quello che rottama, rottama, e alla fine imbarca tutti. Inoltre, il PD è un partito di ladri, né più né meno degli altri. Quindi non capisco in cosa dovrebbe sedurmi. Non mi basta considerare che a destra non c'è una destra, non c'è niente, c'è una accozzaglia di meno che nullità, di facce pazzesche, in prevalenza femminili, che non si capisce cosa siano lì a fare e che rappresentano il vero, primo crimine di Berlusconi. O, dall'altra parte, un Vendola che dopo la figura infame emersa dalle sue telefonate coi padroni dell'Ilva, se avesse conservato un rigurgito di dignità si sarebbe non dimesso ma tolto di mezzo, fatto fu

L'ESORCICCIO

 Fra commedia e tragedia, fra esultanza oscena e lutto patetico. E che sarà mai. Va bene, la decadenza serve a spedire Berlusconi in carcere o almeno a sgomberare il campo, solo uno di quei contorcimenti della politica la quale vive di tradimenti e, quando uno diventa d'intralcio, esige di  farlo fuori (sia detto sine ira et studio); d'altra parte l'uomo, checché se ne dica, ha abusato dei suoi conflitti d'interessi a livelli più che patologici, a livelli seriali. In realtà, siccome particolarmente in Italia la giustizia è solo un pretesto, il vero motivo è stroncarlo, umiliarlo a livelli irreversibili non solo per la politica, per la società ma anche, sopratutto per il fisico, la mente, insomma accompagnarlo alla tomba. Che bello allora, che rassicurante sarà risvegliarsi in un Paese Pulito e Democratico, senza più destra, solo la sinistra d'estro che di volta in volta sceglie coi giudici cosa è meglio fare e cosa proibire per noi. Lo dice la parola, probi vir

QUEL FORUM

Ciao Massimo, ti ringrazio per quello che stai scrivendo da tempo sulla gestione (sia presente che passata) secondo me scandalosa del Mucchio (giornale che per anni ho letto e dove ti ho conosciuto)... Al di là delle questioni economiche e umane, da profano non ho mai capito perché quelle che tu chiami giustamente "mosche da forum" fossero ad un certo punto diventate l'unico punto di riferimento su cui costruire la rivista (vedi argomenti, copertine, canale di comunicazione...). Sicuramente era una parte di pubblico importante per partecipazione attiva, ma comunque inferiore alla massa silenziosa che leggeva la rivista. Per me questa scelta è stata molto deleteria per la qualità del giornale. Sono state "usate" come arma contro Stèfani o secondo te ci sono altre ragioni (non per forza losche)? perché proprio non me lo spiego. Alessandro Ma quel buco a questo serviva. A regolare conti, a diffamare gli sgraditi, a splendere di luce riflessa, anche se

UNA VITA COME LA MIA

In fila al solito discount dei poveri capito a fianco di un boss che vent'anni fa voleva finirmi a pistolettate. Non gradiva cosa scrivevo, mi abitava vicino e incontrandomi non mancava di salutarmi con trasporto, agitando il cannone con gli occhi pieni di coca. Non il solo, ho cominciato a fare il cronista praticamente immerso nella materia prima, un piccolo inferno di boss, magnaccia, trans violenti, prima tutti insieme in tribunale, come per una recita, poi in ordine sparso al borgo selvaggio, ciascuno per i suoi sporchi giri, ma mi conoscevano bene e che io scrivessi sulla loro pelle pareva, non del tutto a torto, un tradimento. Uno era un bestione mezzo americano, un figlio della guerra che faceva il buttafuori e aveva certi tatuaggi che non si vedono sulle spiagge. Non gli piaceva che raccontassi i processi nei quali era puntualmente coinvolto per sfruttamento della moglie, un arnese che pareva Popeye il marinaio e non capivo come qualcuno riuscisse ad andarci. Pagando,

Giorgia Del Mese presenta il disco Di cosa parliamo - CULTURA

Giorgia Del Mese presenta il disco Di cosa parliamo - CULTURA

L'ALTRA DECADENZA

Non entro nel merito della decadenza di Berlusconi e del suo diritto o abuso di salvarsene, delle manovre che la circondano, degli opportunismi suddivisi. Non potrebbe fregarmene di meno. Entro invece nella carne di questa commedia umana, perché c'è una dimensione che mi pare fraintesa, persino disprezzata, in modo allucinante. È quella del darsi, dell'ipoetico “servire i vassoi alle mense”. Da una parte c'è lui, questo potente al tracollo, comprensibilmente ossessionato dalla prospettiva di “ridursi” a servire qualcuno. Dall'altra chi, perfino sacerdoti cosiddetti “sociali”, lo irride per questo, “Venga qui a pulire culi”. In certi casi, fornire consigli in forma di opinioni diventa patetico oltremisura. Allora io mi limito a dire cosa farei io nei panni di questo Cavaliere che traballa. Io ci andrei. Io ci andai. Incontro al servizio, dico. Andai a darmi, a spendermi, a 25 anni, fresco di laurea inutile e decisissimo a sottrarmi alla camicia di forza della divisa

LA VERGOGNA

Non mi piace questa Italia dove le ragazzine di 14 anni si vendono e si ammucchiano orgogliose, “perchè vogliamo tutto”, e contemporaneamente cade una donna al giorno e chi resta viva gira sfigurata a vita dall'acido come Lucia Annibali. Non mi piace questa guerra di nessuno, per nessuno, dove le donne sono vittime, a volte sconsiderate o immature, comunque vittime, e gli uomini sono bestioni, senza scusanti, senza attenuanti; dove comanda la logica della rimozione, della cancellazione, se tu non sei mia, se non fai parte del mio harem privato, e sfigato, e millantato, io ti elimino e per sovrappiù disintegro anche i frutti della nostra unione, i tuoi figli, i nostri figli. Non mi piace questa Italia dove gli uomini bestioni restano bambini, crudeli come bambini, assoluti e impotenti e prepotenti come bambini. Dove uomini e donne sembrano tradire una sorta di follia nei pensieri, nei comportamenti che non guardano alle conseguenze, non si pongono alcun orizzonte e si trova sem

IL FARO 43

Benvenuti in questo momento di paolini e di calvini, di zoccolette e di figliocce, di imbecilli travestiti da artisti, di cialtroni travestiti da capistruttura, di censori travestiti da democratici, di travestiti travestiti da travestiti, di spioni travestiti da giornalisti, da cretini che non avevano capito niente ma se la tirano come chi ha capito tutto, di falsi travestiti da verità, di markettari e markettare con l'angoscia d'informare, di scemi che parlano senza niente da dire, di sorsi di risorse che vanno di traverso. E che resta se non il cinismo della sopravvivenza? Il Faro n. 43, spedito agli abbonati da sabato 23 novembre. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

SBALZA LA VITA

Non dormo e ascolto bussare sul vetro: è la pioggia, insistente come una minaccia: la morte è appena un centimetro dietro quella finestra che, in estate, non posso lasciar chiusa. Mi sorprendo a constatare come sbalza la vita nel giro di pochi mesi: adesso sono due giorni che sento sulla pelle in bruciore dell'inverno e non mi sono abituato ancora, non mi piace l'inverno, è fatto di buio è di vuoto, di pesantezza addosso, di invisibile fatica, l'inverno è attesa che passi. Non ha neppure più la gioia residua che ricordavo da bambino, per esempio rientrare ritrovando il calore della casa: ora accendere i riscaldamenti è un trauma, ce la caviamo con le stufette alogene (“Che è???”, mi ha chiesto perplessa la commessa dell'emporio dove ne cercavo una nuova). E Natale non esiste più, Natale è un simulacro, un morto che avanza e nessuno lo vede. Dove sto metà negozi sono spenti, l'altra metà non osa celebrarlo, le vetrine sono povere, patetiche. Per i viali non luci

One Direction: esce Midnight Memories, l'ultimo album rock - CULTURA

One Direction: esce Midnight Memories, l'ultimo album rock - CULTURA

A QUEST'ORA

La morte in faccia ho visto La treccia della morte La traccia della vita Quando ha le gambe corte L'attesa senza tempo Il tempo senza scopo Il vuoto dentro il vuoto Le occasioni perdute Avute mai davvero Il mare ancor più scuro Del sangue calpestato D'un incubo inghiottito Le lingue dei malvagi D'invidia florilegi E son rimasto solo Come un uccello in cielo Inutile speranza Nella viltà che avanza Ho visto certi bassi Dove non puoi arrivare Ho visto i passi miei Nel baratro finire Nel retro di un amore Costruito per tradire L'umanità ho incontrato E m'ha tolto ogni gioia E poi m'ha illuso ancora E rinnegato i sogni Più bambini e più indegni Centomila overdose Di profumo di rose E d'orrore che cola Da pareti di sonno E Madonne impotenti Al mio urlare di denti Fino quasi a spaccarmi E sentire le tarme Nella mia anima e tarli Nelle ossa e una scossa Dopo oceani la stessa Di len

IL FARO 42

Balle su internet: la libertà della rete non prevede la sincerità. Balle in Cina, dove non è tutto oro quello che luccica dalla loro forsennata produzione, dai crediti verso un'America la cui trasparenza obamiana non convince più l'Europa, che delle balle del Presidente comincia a stufarsi. Balle quelle di De Blasio, il castrista che vuole trasformare New York in l'Avana. Balle dell'oscena Cancellieri, ma più in generale di chiunque faccia politica ad alto livello in Italia: se non hai gli armadi pieni di cadaveri, chissà com'è, non passi. Balle di certi uffici postali dove si vendono perfino i numeretti per non fare la fila, e figuriamoci il resto. Balle dietro ogni azione di qualsiasi politico, sempre coperta da una cortina fumogena di doppi livelli, di controinteressi, di fini eterodiretti. Balle dalle boccucce delle zoccolette, ma anche una sconcertante verità: “Vittime, noi? No, vogliamo tutto, vogliamo troppo e siamo disposte a qualsiasi cosa per ottenerlo”

Checco Zalone, comico che la destra vorrebbe adottare - CULTURA

Checco Zalone, comico che la destra vorrebbe adottare - CULTURA

Black Joe Lewis e l'ultimo disco Electric Slave - CULTURA

Black Joe Lewis e l'ultimo disco Electric Slave - CULTURA

LA TRAGEDIA DI UN AZZARDO

Creare lavoro in Italia è un errore imperdonabile, che porta al suicidio Viene a trovarmi un caro amico, sono anni che non ci vediamo e dal suo racconto capisco perché. Si era buttato in un azzardo, aprire un locale in tempi di Monti, di crisi ruggente, di impiccati. Non l'avesse mai fatto. Armato di buona fede degna di miglior causa, si è infilato nel suo personale incubo. Le centomila incombenze burocratiche, ciascuna salatissima, perché è così che lo Stato si mantiene, derubando i cittadini coi pretesti più fantasiosi. Le mafie dei corsi, dal pronto soccorso alla sicurezza. La processione degli ispettori che chiedono la tangente. Il personale che fa quello che vuole e al minimo rimbrotto minaccia vertenze, azioni sindacali, ritorsioni. L'affitto da usuraio, mentre il padrone dello stabile nel contempo gli rubava la corrente, allacciata abusivamente ad altre proprietà confinanti. E infine la gente, la cara amata gente, arrogante, violenta, irragionevole. Diciotto m

I Monty Python si riuniscono dopo 30 anni - CULTURA

I Monty Python si riuniscono dopo 30 anni - CULTURA

IL MONDO E' UNO ZOMBIE

Mi credevo un incompreso invece ammazza quanti siamo. Siamo noi, siamo gli insonni, per qualsiasi ragione, cagione, distorsione, siamo quelli che dormono un cazzo, più che altro un coma vigile, distratti dai gatti, dalla cervicale, dalla paura del giorno passato, dall'angoscia di quello che verrà. Noi contiamo quasi tutte le ore, vediamo l'alba e stramazziamo, ci scuote una sveglia e giriamo a vuoto, conviviamo con la nostra stanchezza, ubriachi di sonno e di malinconia. Credevo d'essere un paria ma riaccendo il computer e ci trovo messaggi ad ore invereconde. Mi tiro un poco su: siamo legione, il potere ci temono e soltanto un residuo pudore ci trattiene, per ora, dal cinguettar cazzate notte natural durante. Ma ci arriveremo, più la tecnologia ci tiene svegli e più la inseguiamo e secondo me è per questo che c'è tanta violenza in giro: il mondo è uno zombie che non trova pace e alla prima occasione scatta come una molla assassina. Peccato che, a volte, la sera ci

ZAPPA EN REGALIA (anteprima)

4 dicembre 2013

Primal Scream, il suono del caos - CULTURA

Primal Scream, il suono del caos - CULTURA

LO SCHELETRO NEL TELEFONO

Pubblicare o non pubblicare? In un'epoca fagocitata dall'intercettazione, la questione diventa ineludibile e si può formulare anche così: se ho una notizia, la do o non la do? Il comandamento del buon giornalista dice sì, la dai sempre e comunque ma è un comandamento falso, talmente bugiardo che nessuno lo piglia alla lettera: viene il momento in cui la soffiata, perché dietro c'è sempre e comunque un maneggio, riguarda qualcuno che ti sta troppo vicino e allora siamo tutti bravi a metterci la museruola senza neanche pensarci; lo consideriamo, anzi, un doveroso scrupolo morale in ragione dell'amicizia, della colleganza, della parentela (a raggio larghissimo). Alzi la mano chi ricorda un solo caso di giornalista che abbia scoperto i santini degli amici degli amici (a meno che fossero diventati nemici). Ora, non c'è dubbio che sulla sghignazzata di Vendola il Fatto abbia giocato sporco: l'interesse era discutibilmente morale, e molti, non solo la “vittima”, h

UN VOLO DI GIOIA

La parte più bella di Sweet Summer Sun, il film dei due concerti di quest'estate ad Hyde Park dei Rolling Stones, sono i cinque minuti di Ruby Tuesday. Perché il gruppo lascia spazio al pubblico e vengono inquadrati in ordine sparso tanti fans nell'immensa platea. Giovani, vecchi, soli, in coppia, in branco, abbandonati a se stessi, segnati nei lunghi capelli sfiniti, malamente tatuati con la lingua, con addosso le magliette degli Stones. Contorti nella nostra impotenza di felicità oppure immoti come alberi incisi. È una scena che commuove e mette una maledetta tristezza, non te l'aspetti così all'improvviso, nel bel mezzo d'un concerto infuocato. Negli occhi abbiamo il nostro consumarci, negli occhi pieni di farfalle e di lacrime, ma non possiamo non difendere l'ultima illusione. Quanto siamo fragili, noi fatti di sogno, con tutta la concretezza del vivere che evapora, ci sfugge dalle dita.  E quando guardiamo un altro che ci guarda, vorremmo rompere lo s

QUELLO CHE RIMANE

Quanto sei saccente, mi dicono, nella tua insofferenza. Ma c'è già tanta gente che è giuliva per contratto, oppure per fondare un partito. Lo stesso antagonismo è diventato motivo di carriera, e in questa dimensione piace tanto. La mia insoddisfazione invece non ha secondi fini, si contiene in una pagina facebook, si confina a un blog dove, quando mi riesce, tento di scaldare chi legge con la mia disperazione. Vivere felici non è ancora obbligatorio, grazie al cielo, e il punto non è avercela o meno con tutti quanto sostenere l'esasperazione. Altrimenti si finisce a mettere i “mi piace” su pagine come “odiamo tutti i politici italiani”, molto frequentate da chi è insofferente verso la mia insofferenza. Spiacente, ma non stimo a comando. E, finché sono libero di farlo, non mento a chi mi segue. Ho scelto di non inflazionare quello straccio di speranza che mi resta, e preferisco spenderla in privato, riservandola a chi si ricorda di me, viene a vedere se son vivo, macina la

LACUNA SU WIKIPEDIA

Una curiosità : se si va su wikipedia alla voce dedicata al nostro eroe (Zero), tra la copiosa bibliografia, e per lo più del tutto inutile, non vengono citati tuoi libri. Bisognerebbe segnalarlo, perchè sono i migliori. Tra gli altri cito solo uno strano libro di tal Luigi Granetto, che lessi nei primi anni 80, e conteneva, ricordo, una doppia lettura di "chiedi di più" ( gran pezzo, che nostalgia ).Tu l'hai letto questo libro? (Firmata) La pagina di Zero su wikipedia mi risulta curata da alcuni vorrei ma non posso che ritengono di avere un conto in sospeso con me, la qual cosa poco mi coinvolge. Peraltro, le lacune sono molte, sorta di autocensure ad uso e consumo dei cosiddetti sorcini. Il libro cui fai riferimento mi pare fosse un volumetto della collana Lato Side, sì, all'epoca lo lessi.

NON C'E' PIU' INFORMAZIONE

Dopo tanto Plinto, oggi torniamo a parlare di Mafalda. Come mai? Perché le conferme non finiscono mai, e il bilancio del 2012 relativo alla cooperativa che non doveva esserci più, ma invece c'è ancora e continua ad editare un giornale chiamato Mucchio, lotta insieme a lei, Mafalda, anzi coincide con lei, quella che al mattino fa colazione con briochina e scheletri negli armadi. Altrui. E si sente “bene, veramente bene”. La coscienza a posto. La dignità del ruolo. Ecco, da una rapida scorsa del bilancio 2012, con tanto di note a corredo, risulta un passivo di circa 441mila euro, di poco inferiore a quello dell'esercizio passato, il che porta a concludere per la sostanziale inerzia dell'azione gestionale corrente, con un sostanziale mantenimento dell'indebitamento; più specificamente, i debiti sono iscritti nelle passività per 365.800 euro, con un incremento di 40mila euro rispetto all'esercizio precedente: quindi il risanamento si è risolto in un male endemico;

Musica, il rock stona con la morale - CULTURA

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Laura Pausini, nuovo album con Ennio Morricone - CULTURA

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NESSUNO TOCCHI PAOLINI

Dove abbiamo sbagliato con Gabriele Paolini? Poiché non c'è dubbio che la colpa sia di tutti, che tutti dobbiamo fare i conti col dramma di questo ragazzo che per anni ha mandato un grido non raccolto come implorava. Le sue provocazioni erano forse bisogno d'amore? La collana di preservativi che sfoggiava nelle dirette una metafora per dirci che si sentiva insaccato, imprigionato in una società dei consumi spietata e senza uscita? Le intemperanze alle spalle dei telecronisti un disperato segnale, un voler gridare che c'era anche lui, che aveva una sua storia, un ruolo personale e politico da ribadire? Siamo tutti complici nel dramma di Gabriele, rimasto segnato dall'intolleranza di Paolo Frajese: ed è certo che quella selva di calci nel culo l'abbia bloccato, inchiodato ad una fase anale da cui cercava disperatamente di liberarsi proponendo a fanciulli volonterosi: “Se ti fai pigliare da dietro ti do 45 euro”. Chiamava, Paolini, e noi zitti. Sordi e indifferent

IL FARO 41

Un ministro fa e disfa come vuole: e allora? L'Italia intera pullula di zoccolette pronte a tutto, disposte a tutto: e allora? La Germania dopo avere distrutto mezza Europa si sta autodistruggendo (con un piccolo aiuto dall'America): e allora? Sopravvivere in Italia è un inferno oggi come 250 anni fa: e allora? Il Vaticano ha una storia di intrighi: e allora? Endeavour è una signora serie tv (della BBC): e allora? La musica pop è censurata oggi più di ieri, dietro le apparenze libertine: e allora? Chi ha bisogno della legge deve risolversi a farne a meno (o a farsene una personale): e allora? Se sei incensurato lo Stato di schiaccia, se sei delinquente abituale ti protegge, e non è retorica: e allora? Se non conosci qualcuno non sei nessuno e non vai da nessuna parte: e allora? Allora il Faro, il numero 41, spedito agli abbonati sabato 9 novembre. Ancora più curato, puntuale, agguerrito. Il Faro, l'elettrorivista di MDP.  

Cass McCombs, il disco del riscatto - CULTURA

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Il Pink Floyd e il padre scomparso in Italia nella Seconda Guerra mondiale - CULTURA

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CAMMINANDO NOVEMBRE

C'è ancora il sole ma lotta contro il vento che lo sta spingendo via. Soffia via quel fantasma d'estate che m'illudevo non sarebbe mai morto fino alla prossima estate. Ma così va, ogni vivere è fatto di stagioni e della nostra impotenza a fermarle. Tutto torna a regime, e sarà il freddo, il freddo di cristallo sulle valli, sui rami delle piante, sul buio precoce che la sera cala come un sipario. Fino a quando, nessuno può dirlo. Quest'estate irredenta ha dirottato fantasie di novembre, quando la pioggia ridisegnava la città e il sabato era attesa fatta di niente e la città era tante rotonde, tante piazze dolcemente innaffiate, il profumo dell'acqua che risaliva dai nastri d'asfalto, dalle miscele di smog e brillavano luci dietro i vetri, davanti ai tuoi occhi. La città può essere squallida e elegante, sotto la pioggia, a volte insieme. Quei sabati. Quei sabati sotto gli ombrelli accompagnando il vecchio nella processione pomeridiana tra i negozi, giusto pe

VIA D'USCITA

Il tempo mangia e voi Voi non sapete piangere Ne' raggiungere amore Voi stringete pistole Ad acqua contro il mare Della vita che sale Sulle isole che siete Coraggio, ungete il cuore D'una pioggia di gioia Che la ruggine avvolge L'anima a non usarla E scenda quella lacrima Che ha già aspettato troppo Sciolga quel groppo in gola Che ormai non ne può più D'essere congelato Nella vita corrosa Io raccolgo sorrisi Dal sapore di marmo Intrattabili, fermi Ma vi metterò in crisi Se piastrelle di denti Diamanti renderò Nelle ore più belle Quelle dei nostri incontri I racconti degli antri Che chiudevano dentro Vani sorsi di cieli D' isole ora sommerse Da maree colorate Io vi aspetterò qui Ostinato al mio posto Costi quello che costi Fossero pure spine Degli arbusti più tristi Del più ingiusto sapore Che nel sangue rimane Le lingue biforcute In eterno hanno sete Della carne d'un suono Ve