Grande
enfasi viene data ai verbali dell'omicidio di Emmanuel a Fermo che,
fatti filtrare da qualcuno perché qualcun altro li interpretasse,
secondo uno schema che conosco bene perché in passato ne ho abusato
anche io, più o meno in buona fede, dimostrano falsità nelle prime
dichiarazioni della sposa Chiniery. "La vedova ha mentito",
strilla oggi il Corriere Adriatico, domani altri, per non essere da
meno, potrebbero accusarla di rapina, traffico di migranti, omicidio.
Messa così, a me, che ormai il pelo di questo mestiere ce l'ho
imbiancato, pare un po' un caso di mentitori che accusano altri di
mentire. Perché la faccenda ricorda uno squisito problema di
significatività statistica di Klein, o, per metterla più facile, ha
a che vedere col "contare la mezza Messa" di Montalbano.
Vuol dire prendere una totalità, dimenticarne alcuni aspetti,
smorzarne altri ancora, gonfiare quelli che convengono, in modo da
insufflare una tesi nell'opinione pubblica cogliona. E' un esempio
che faccio sempre agli studenti che mi invitano: domani ciascuno di
voi potrebbe mandarmi in galera asserendo che ho rivolto atti osceni
a minori; se però omettete di precisare che si parlava di pedofilia
nel deep web ad una scolaresca con la supervisione di un insegnante,
cosa che io sempre pretendo, mettete insieme una serie di fatti veri
con cui costruite una menzogna. E' il metodo Travaglio. E questa
volta raggiunge la Chiniery. Il gip, sentite le "supertesti",
ricostruisce l'aggresione verbale di Mancini, la reazione scomposta
della coppia di nigeriani, lui raccoglie un cartello stradale e lo
tira in direzione del fermano, lei in preda a crisi isterica -
ricordiamo le persecuzioni subite per mezzo mondo - lo affronta,
"scimmia chi, scimmia chi?", scalciandolo con... le
ballerine ai piedi, quindi i due si allontanano, ma Mancini li
raggiunge, sferra un colpo micidiale a Emmanuel, gli danza sopra
vantandosi: l'ho proprio allungato, vedi come l'ho preso bene.
Ragione per cui il giudice non conferma il fermo ma mantiene
l'imputato in restrizione: perché non sussiste pericolo di fuga,
presupposto per la prima misura, ma esiste quello della ripetizione
del reato, che poi è un omicidio, il che giustifica la condizione
dell'arresto in carcere. Ma tanto è bastato a dipingere la nera come
bugiarda matricolata. Ora, il punto è che lei ha probabilmente
mentito, su fatti secondari, ma non sulla sostanza: che resta quella
di una aggressione ad una coppia che se ne andava per i fatti suoi,
terminata con la morte dell'uomo. Davvero, basta questo a dipingere
l'omicida come "la vera vittima", la vittima come un
violento e la sposa come una sporca bugiarda?
Sì,
qui basta e avanza. Tutto il resto viene dimenticato, perso strada.
Anzitutto, il fatto che l'omicida resti in carcere con lo stigma di
soggetto pericoloso. A sua volta, alcune sue dichiarazioni non hanno
trovato riscontro: il gip esclude testualmente la legittima
difesa, così come riferita dall'imputato; non esiste conferma
alla circostanza affermata a caldo, e cioè di essere intervenuto per
sventare un probabile furto d'auto dei due nigeriani: al contrario,
il responsabile ha ammesso di avere pesantemente insultato la coppia
per puro divertimento, per poter poi passare a vie di fatto se
avessero reagito, cosa che è puntualmente accaduta. Anche la prima
teste oculare - piantiamola con la superidiozia della
"supertestimone", queste cazzate grottesche vanno bene per
chi, in fatto di cronaca giudiziaria, è fermo a "Topolino"
- potrebbe vedere messa in discussione la sua facoltà oracolare: i
15 nigeriani comparsi di colpo per dar man forte al connazionale nel
pestaggio su Mancini, nessuno li ha trovati; il pestaggio sul fermano
"lungo quattro o cinque minuti" è quasi demenziale, e
comunque è escluso dalle condizioni fisiche, pressoché integre del
medesimo; le mosse di karate affermate dalla Bacchetti sono rimaste,
per quanto se ne sa, pura invenzione narrativa. E ci teniamo al
minimo. Il gip ha raccolto elementi, ha fatto una sintesi di quelli
che considera veri, degli altri che scarta come mendaci e ha preso
una decisione che, in ogni modo, è preprocessuale: non c'è ancora
una certezza in giudizio, perché non c'è un giudizio.
Chi
dice la verità, chi mente in questa storia, in questo delitto? Un
po' tutti, come spesso accade, ma qualcuno è più bugiardo degli
altri. Anche la morale è falsa, non torna: "quel nero non
doveva reagire, doveva starsi zitto". Già di per sè questa è
una saggezza ipocrita, codarda, in una terra di gente pronta a
scannarti per una precedenza stradale (potrei riferire qualche decina
di migliaia di aneddoti); non tiene conto delle infinite persecuzioni
già subite dalla coppia; non tiene conto di un senso della dignità
e dell'onore, verso la propria sposa, la propria razza, se stessi,
che viceversa dovrebbe essere perfettamente comprensibile anche da
chi non era iscritto da giovane al Fronte della Gioventù o a Forza
Nuova. "Scimmia di merda, Africa vai via": chi ha provocato
chi, in questa storia, chi ha accoppato chi? Quelli che si sdegnano
per le falsità e/o inesattezze di una "vedova bugiarda",
giudicano severamente l'orgoglio dello straniero, senza contare che a
chinare la testa forse non gli sarebbe andata meglio. Invece non
considerano in alcun modo sospetto il comportamento di un pugile
dilettante, picchiatore abituale, che sferra un pugno con tutta la
sua potenza in bocca a un malcapitato dopo averlo provocato. "Una
fatalità, una disgrazia", dicono. Ma fatemi il piacere.
Diciamo che il nigeriano ha avuto la sfortuna di incocciare un raro italiano che sapeva difendersi. Quello che ha ammazzato 3 persone a picconate, se fosse stato steso da un cazzotto, pure lui sarebbe stata vittima ?
RispondiEliminaSono sconcertato, ti seguo da ? 10 anni minimo. Dai fai una campagna per farla entrare in Parlamento (la vedovella).
Non seguirmi più, è meglio. E non scrivermi più, sarà inutile.
Elimina