Gli
italiani sono razzisti? Fino a poco tempo lo escludevo, oggi non
saprei cosa rispondere. Uno xenofobo non fa una città razzista, i
commenti su Facebook sono flatus vocis, ma cosa pensare di gente che,
nella "città più bella e più ospitale del mondo",
paragona un balordo marocchino ubriaco a un rifugiato ammazzato per
divertimento? Cosa, di interventi da pelle d'oca, lasciati sui
giornali che non si sognano nemmeno di prendere le distanze? Anche
sulla bacheca della Comunità di Capodarco che sosteneva Emmanuel e
tutela la vedova Chiniery si leggono insulti deliranti contro il
"prete scopanegre", il don Miliardo che fa i soldi con i
profughi "da mandare ai forni", "fuori l'Africa da
Fermo". L'Italia non sarà razzista, l'antifascismo antirazzista
ha spesso una lunghissima coda di paglia, ma capitano episodi di
razzismo che tirano fuori un peggio dormiente. "Io sono credente ma i negri
mi fanno schifo e odio chi li difende". Forse più che razzista
l'Italia è il solito Paese dove tutto deve finire in vacca politica,
o di qua o di là, gli immigrati tutti o risorse o parassiti, a
prescindere, senza distinzioni. Nessuno che riesca a ragionare sul
caso concreto, a distinguere la vittima dal carnefice. E dove non
arriva la faziosità politica, ci arriva quella del campanile. Avendo
io scritto più volte contro l'immigrazione incontrollata con le sue
sacche di malaffare e le sue speculazioni buoniste, sono stato
raggiunto da lettori delusi, che mi credevano "di destra",
della loro parte, l'Italia agli italiani; altri mi hanno chiesto
l'amicizia in fama di "antifà", quanto ci metteranno ad
accorgersi che non sto neppure dalla parte loro? Non riescono a
capacitarsi questi lettori che uno rifletta e scriva sul fatto
concreto, distinguendo la tragedia di due rifugiati dal degrado
etnico, non possono accettare la disperazione se la vittima
è colorata, fa loro specie che si possa considerare l'omicidio di un
nero come quello di un bianco, un paesano. Un imbecille mi ha
scritto: sei un razzista alla rovescia. Che altro ci resta da dirci? Questo è razzismo, ma dietro
ci senti l'astio per l'altera pars, tutti questi comunisti, tutti
questi fascisti. C'è anche la abbondante cialtronaggine di chi
giustifica l'ammazzamento a legnate di un povero cristo con gli
italiani che faticano a tirare il mese, logiche demenziali che non si
curano di mantenere neppure una parvenza razionale. A Fermo, e mi
spiace dover ricordare che lo avevo ampiamente previsto, la campagna
pro omicida, "un pezzo de pà", "un figlio nostro",
ha raggiunto vette di squallore rare, la mistificazione organizzata
ha subito diffuso una versione che incolpava la vedova di menzogna,
sbugiardata da settanta testimoni e costretta a ritrattare davanti al
giudice. Cosa che ha subito dato fiato alle trombette dei "non
sono razzista, è lei che è una sporca bugiarda nera", con la
bolla che si propagava sui siti e i forum neofascisti e la brava
gente ospitale che ironizzava, "visto? la negra che piglia soldi
dal prete che se la scopa, visto?, che il nostro amico era
perfettamente innocente, la responsabilità è del nigeriano morto,
adesso che hanno da dire i negrofili?". Tra i quali il
sottoscritto. Mistificazione al punto che la Procura con una
dichiarazione ufficiale si è sentita in dovere di smentire,
"Chiniery non ha ritrattato nulla perché non è mai stata
risentita dagli inquirenti". A quel punto la solidarietà nel
peggio ha fatto finta di niente, ma non tutta. Un gruppo di amici
dell'ultrà, pugile dilettante, omicida preterintenzionale, ha
affidato a un giornale locale una lettera aperta: "Ti vogliamo
più bene di prima".
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