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Visualizzazione dei post da agosto, 2012

E' GIA' ATTESA

Tutto torna E' GIA' ATTESA Il mare è cambiato. Appena nervoso, scosso da correnti sotterranee, non mi vuole più, reagisce minaccioso al mio contatto. Nessuno ci entra più, il suo messaggio è chiaro. È finita la stagione dei giochi, degli scherzi, dell'indugiare sciolto in lui, adesso può essere pericolosa la sua compagnia. E la spiaggia si è desolata, solo le ultime, ostinate facce resistono fra scheletri d'ombrelloni. Ma non abbiamo più niente da dirci, come non l'avevamo prima. “Si sta bene adesso al mare”, dicono, si sta bene a leggere, ad ascoltare le brezze già presagio d'autunno, quel sole che più velocemente declina e impallidisce. No, non si sta bene, c'è profumo di morte tutto intorno. E il mare è cambiato, il mare non serve, se ci entri, se lo sfidi, ti punisce, ti raggela. Non è più bello nuotarci, fa paura sentire il proprio corpo così fragile in quella massa d'acqua estranea, ostile. Gelida. E quando ne se fuori, non ti asciughi.

MA TANGENTOPOLI CI FU (E C'E')

MA TANGENTOPOLI CI FU (E C'E') L'intervista postuma dell'ex ambasciatore in Italia Bartholomew all'inviato della Stampa Maurizio Molinari arriva come l'ennesima sassata su un'estate satura di veleni, politici e giornalistici: e subito chi ha voce in capitolo comincia a scannarsi, il Fatto che con automatico cipiglio si fionda in soccorso degli amici giudici, Ferrara e i berluscones che reagiscono altrettanto pavlovianamente, “Noi l'avevamo detto”. Perché l'ex ambasciatore prima di tirar le cuoia ha confermato qualcosa che molti sospettavano: Mani Pulite fu un complotto, il solito imbroglio di cui l'intero dopoguerra repubblicano è stato gravido, con settori deviati nell'Italia a sovranità limitata così come nell'America a sovranità limitante. Dall'assetto democratico postfascista alle stragi di stato, dall'insorgenza del sovversivismo rosso e dell'eversione nera, alla P2, alla trafila dei governi nazionali, non c'è

MEROLONE, IL RITORNO

MEROLONE, IL RITORNO DELL'ARABA FELICE

TUTTI SPUTTANANO TUTTI

TUTTI SPUTTANANO TUTTI È difficile capire, io perlomeno non ci riesco, il senso esatto di questa deriva intercettatoria che travolge il salice piangente Napolitano: c'è chi ipotizza una vendetta postuma di Berlusconi, il che ha del ragionevole, ma se di vendetta si tratta, allora è per definizione una faida su qualcosa che si è ricevuto per primi, vale a dire lo sputtanamento a mezzo stampa. E qui oramai siamo al tutti sputtanano tutti. E una cosa però si staglia chiara, anche ad un povero scemo del villaggio come me: questo vaso di Pandora, una volta scoperchiato, nessuno lo richiude più e i suoi venti carichi di fango sono, saranno sempre più devastanti. Si stracciano le vesti proprio quelli, come Ingroia e il suo House Organ il Fatto, che per primi hanno scoperchiato il vaso; d'altra parte, a rimestare nella feccia del vaso sono oggi quelli, come Panorama, che fino a ieri si erano stracciati le vesti per chi metteva, come dicono in America, “la merda nel ventilatore

IL FARO N. 31 anteprima

IL FARO N. 31 (anteprima) Il Faro è tornato. Carico di vicende, faccende, tremende tregende come non mai. Cricche, mafie, camarille di ieri, di oggi e di domani. Allucinanti viaggi in treno, allucinati programmi, allucinazioni giornalistiche. E la tenerezza di un piccolino senza storia, senza nessuno che ne raccolga lo strazio, muto, sconfinato strazio. Meglio forse parlare del culo della Pellegrini? Delle prodezze di Corona e di chi lo incensa? E non sbaglierò fors'io, povero cane, nell'ostinarmi ancora così “veemente”, 22 anni e non so quanti mille articoli dopo? Tutto questo ed altro ancora sul Faro: che di qui a fine anno offrirà sempre più attualità, analisi, commenti, mentre Babysnakes diventa un canale con voi. Se volete un punto di vista diverso su quanto accade, cercatelo sempre più sul Faro. Che, ormai lo sapete, vi fa male ma vi fa bene perché vi fa godere.

NEL TRAMONTO

Ho bisogno di vita NEL TRAMONTO A zonzo in Vespa come da troppo non facevamo. D'estate c'è troppa estate per fonderci in scooter, la messa in piega atroce dei caschi, e d'altra parte il mare è fatto apposta per fonderci in lui. Ma ormai la stagione è finita. Saliamo a Macerata, che è una città morta, talmente felpata da indurre fastidio e anche un'angoscia sottile: io non sono fatto per questi posti, belli ma stordenti di quiete, quelle ondate silenziose tra i vicoli semideserti, di rimbalzo contro i palazzi storici, tutto elegante, notevole, pregiato ma io ho bisogno di vita. E invece, estate dopo estate, il mio carattere è cambiato, la malinconia ha preso il sopravvento. Qui abbiamo studiato, io e mia moglie, facoltà di Giurisprudenza, nell'Università più tetra del mondo. Ero sempre da solo, non conoscevo nessuno e pensavo: cosa mi sta succedendo, proprio a me che ero uno zingaro della confidenza. Macerata è bella ma si sta macerando, spirano le sue vet

LICENZA DI SCEMENZA

Quanno ce vo', ce vo' LICENZA DI SCEMENZA Lungi da me l'intenzione di difendere Luca Barbareschi, che, al contrario, piglierei volentieri a calci: è solo che non capisco lo sconcerto se è lui che prende a sberle un provocatore. Perché qui non c'è notorietà che tenga, nessuna rilevanza pubblica giustifica la sopportazione di un idiota che ti tampina, ti irride, ti tormenta. Ma siamo onesti: chi è che, molestato senza requie per la strada, non reagirebbe in modo esasperato? Ora, non si capisce perché dei rompicoglioni a gettone con su la divisa delle Jene, di Striscia la notizia o di qualsiasi altro programmino pseudomoralistico, dovrebbero godere della licenza di stressare. Oppure quell'altro inspiegabile personaggio, Paolini, la faccia da schiaffi che come mestiere si è scelto le invasioni di campo televisivo: tutti ricordiamo con affetto Paolo Frajese che, con calma olimpica, si girò per mollargli una sacrosanta raffica di pedate nel culo. Spiegatemi: perc

CHIEDERE DI VIVERE

CHIEDERE DI VIVERE Stasera era l'ultimo martedì delle bancarelle estive, ma ce le siamo perse perché avviandoci lungo un desolato tramonto di fine agosto mia moglie ed io quasi inciampavamo in un sorcio che ci è corso fra le gambe. Non era un sorcio, era un gattino di due mesi massimo, di un bianco e nero coperti di grigio per il gran stare sotto le macchine. Abbandonato sicuramente, ci ha detto una donna che abita lungo la via: era pelle e ossa quando è spuntato, lei l'ha nutrito con gli avanzi ma venerdì riparte e il gattino si dovrà arrangiare. Il che vuol dire morire: non può cavarsela, è stato in una casa, mi dico mentre mi passa e ripassa tra le gambe e mi guarda insistente con gli occhietti azzurri, un piccolo muso già intelligente. Come si fa? Ah, dice la donna, io non me la sento proprio, ho paura di prendermi qualche malattia. Si potrebbe portarlo dalle due amiche veterinarie che stanno proprio nella strada parallela, loro si occupano dei gatti sfortunati, ma a

ALL'ARMI SON FASCISTI

ALL'ARMI SON FASCISTI

MISTERI DOLOROSI via Smashwords, Amazon e Kindlestore

Sul caso Moro e su molto altro. Con la cronaca degli atti dimostrativi e degli attentati degli ultimi anni, fino alla gambizzazione di Genova del 7 maggio 2012 Per informazioni e per acquistarlo in download sul sito di Smashwords CLICCARE QUI  Disponibile anche su Amazon e nel Kindlestore  Caro Massimo, ho letto il tuo libro. Sempre puntuale, preciso ed anche “scomodo” nell’interpretare ciò che è accaduto nel ns. Paese negli ultimi 40 anni nella guerra civile a bassa intensità, come è stata definita. Tanti sono i passaggi inquietanti tra i quali, sottolineo, la presenza di tanti marchigiani in punti nodali della storia raccontata e, poi, la questione della stampante utilizzata dalle BR nel corso del sequestro la cui provenienza è certificata essere di ambiti militari. Credo che ciò indirizzi, qualora ve ne fosse bisogno, quanto le BR fossero un elemento della strategia della sovversione per mantenere. Gattopardianamente non cambia nulla…Quanto poi raccontato in me

L'ORMA SULLA LUNA

Esco a fare quattro passi L'ORMA SULLA LUNA Sono passati i Natali d'oro dove tutto si comprava a rate, senza pensarci, il consumismo come un dovere sociale che diventa istinto pavloviano, indotto da pubblicità subdolamente garbate. Questi di fine decenni sono autunni caldi e inverni di nebbia, stagioni incazzate di bande criminali come la Cavallero che imperversano mitra in pugno, anni compressi, fiumi di genti che tracimano dalle province sui treni nelle fabbriche, nelle scuole, le università, dallo stadio di san Siro, derby epici, Rivera e Mazzola e poi, finito tutto, l'immensa tristezza metropolitana che s'inscatola nei tram, torna nell'alveare delle case popolari, si prepara a un'altra settimana di calvario mentre sogna di fuggire non sa dove, forse sulla luna. 20 luglio 1969: il razzo sparato da Houston, Texas, conclude il suo cammino approdando nel Mare della Tranquillità e ne escono palombari celesti che passeggiano con movimenti impediti, da ro

LE PIOGGE

Qualcosa finisce qui LE PIOGGE Ecco le felpe. Le cerate e i k-way. Ecco le pozzanghere, che impiastricciano i piedi. E il corpo finalmente respira. Ecco le piogge, come ogni fine agosto, ma quest'anno si son fatte sospirare davvero: perfino uno come me non vedeva l'ora che arrivassero, il fisico non ne poteva più di sudare, di ansimare, di non respirare. Di non dormire. Ecco il cielo pieno di colossali spruzzi di metallo, e squarci di un azzurro beffardo, sembrano coltellate di Fontana. Un bagno, stamane, ma il mare che già sembrava aver cambiato carattere. E poi presto il sole si copre e a folate la gente fugge via dalla spiaggia. Le piogge. Dicono che non durano, che è solo una pausa e tornerà il caldo feroce. È probabile, un anno fa restò torrido per tutto settembre e l'autunno fu lento, dolce, declinante (ma poi ci aspettava la peggiore nevicata in un secolo). L'estate non è ancora finita, dicono, dopo averne decretato lo spirare appena ieri. No, l'es

NEL MARE

Mi sciolgo NEL MARE Sto qui, in croce nel mare e il legno è fatto d'acqua, metto un dito nel cielo, azzurro senza colore, senza nuvole, senza rumore, penso a un mare di cose, al passato che mi cerca, al futuro che non mi trova, poi piano piano mi disarticolo, mi sciolgo, mi disanimo e finalmente riesco a non pensare.

TUTTI IN CHIESA A RIMINI, MA PERCHE'?

Sì, come no, e quella del ciellino è rapporto col fatturato TUTTI IN CHIESA A RIMINI, MA PERCHE'? Scusate: ma sono l'unico a trovare scandaloso che il governo, un ministro dopo l'altro, vada ad un meeting fondamentalista a spacciare le proprie opere e più spesso omissioni? Cosa è questo ineffabile meeting di Comunione & Liberazione? È il raduno di una setta fondamentalista, irragionevole, che col tempo si è data una struttura lobbystica con mezzi e metodi sempre più spregiudicati, ed oggi alla curiosità delle patrie magistrature. Sempre aspettando le sentenze che poi di regola faranno finir tutto a particole e vino da messa. Cosa ha di pubblico CL? In cosa si giustifica il suo presenzialismo governativo? Pare normale, e normale non è. Anche se CL è foraggiata da banche ed enti, pubblici e privati. Anche se accoglie ecumenicamente tutti i poteri che contano e non ha neanche bisogno di turarsi il naso. Anche se sono abituati a cambiar cavallo in corsa. Nel nome

GIOVANI, ADESSO TOCCA A VOI

E mo' so' cazzi vostri GIOVANI, ADESSO TOCCA A VOI Allora, ci fidiamo di madamin Fornero che annuncia un piano speciale per i giovani? Io direi proprio di no: dati i trascorsi, questi nostri giovani rischiano grosso. C'è un governo impostore, che meno fa più dice d'aver fatto, ieri un sottosegretario ha detto, testuale, che si può aprire una impresa con 1 euro, verità forse tecnica ma menzogna reale insopportabile. La stessa Fornero era riuscita, giorni fa, ad annunciare di avere salvato l'Italia, figuriamoci, senonché si stavano preparando stagioni durissime, e a questo era più facile credere. Monti va nella spelonca di ladroni del meeting ciellino a giurare il falso per l'ennesima volta e cioè che la crisi è “quasi” finita, e intanto la benzina supera i 2 euro, proiettata verso i 3 e trascinandosi dietro, a catena, tutti i rincari su tutto. Che è un bel modo per uscire dal tunnel. E Passera, il giorno seguente, nella stessa spelonca va a dire che, sì,
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LIBERACI DALLA KOSTNER

E rolla un po' fuori dalle palle, piaga LIBERACI DALLA KOSTNER Cosa ha detto la pattinatrice Kostner, questa Maria Goretti a rotelle, a proposito del fidanzato dopato, il marciatore Schwazer che ha inscenato un ridicolo psicodramma essendosi fatto pizzicare alle Olimpiadi? Ha detto che le dispiace, che è triste, addolorata ma gli vuol bene. Il nulla con accenti da parrucchieria, da coiffeur gozzaniana. E per questa lagna del tutto autoreferenziale ha convocato una conferenza stampa, e i giornalisti ci sono andati, e dopo nessuno che abbia avuto la dignità di chiederle: non potevi, se proprio ti scappava, mandare un comunicato senza farci perdere tempo? Ma si vede che di tempo da perdere la libera informazione ne ha. Come costruire una notizia sul nulla gozzaniano? Ecco qua: dice Carolina: “Spero che Alex si liberi dai suoi demoni”. Non dice sponsor o medici ladri o logiche malavitose nello sport, dice proprio così, demoni. Per guarire Schwazer non ci vogliono impresari e p

RIFTA

Avvolta nel suo solo orrore RIFTA Volevano bruciarla viva, in piazza, vorranno comunque giustiziarla. Giustiziarla nel modo più ingiusto, perché, da bambina disabile, avrebbe offeso il Corano. L'hanno rinchiusa, tutta sola, in prigione. Per far che? Per meditare sul male compiuto? Perché capisca, lei, piccola down, ascritta ad un cristianesimo che non può neppure sospettare, di meritare la fine più atroce? Come fa a meditare sulle sue empietà una piccina, di 11 anni, mongoloide, poverissima, nata condannata, in troppi modi, cresciuta nella miseria di un sobborgo di cartone alle porte di Islamabad, Pakistan? E Rifta Masih, pazzesco ma vero, sta in un metro quadro di galera, senza poter vedere nessuno, neppure il padre e la madre, senza capire, peggio di un animale, in attesa della sentenza capitale. Dietro di lei, le persecuzioni ai cristiani che sanno di esserlo, che conoscono il loro destino senza scampo: 600 famiglie sono scappate, così, alla cieca, terrorizzate dalle

COL VENTO NEI CAPELLI

Quarant'anni fa COL VENTO NEI CAPELLI Il rumore della neve è bello Dove in trenta stanno alla finestra E c'è una maestra che col vento Nei capelli inventa nuove storie Il rumore della pioggia è bello Se ti batte contro un vetro in aria E non fa paura l'atterraggio Se al ritorno t'aspetta un quaderno Il rumore del calore è bello Quando splende un sole rosa e giallo Che qualcuno ha appeso sopra il muro E lo guardi e scopri il tuo futuro Il rumore della mia età è bello Sa di mille voci di bambini Nel giardino ed uno tace e ascolta Sconvolto da un fringuello nella luce Il rumore d'imparare è bello Perché è quello che mi sta plasmando Sono un campo dove seminare Sono il gambo d'un fiore di tempo Il rumore della vita è bello Anche se ogni tanto fa spavento Anche se ti punge più di prima Anche se di lacrime si tinge Il rumore dell'amore è bello Non importa se non è più verde Ciò che con

CL, I MODERNI MERCANTI NEL TEMPIO

CL, I MODERNI MERCANTI NEL TEMPIO Falcidiati, umiliati dagli scandali ma i fanatici di Comunione & Liberazione, tetragoni ad ogni scrupolo, fanno i loro meeting attaccandosi come parassiti al potere rampante per poi, quando è caduto in disgrazia, saltare subito sopra il prossimo da Andreotti a Sbardella, da Craxi a Berlusconi, da quest'ultimo all'emergente Passera che a Rimini ha tirato un bel siluro al primo ministro Monti, a sua volta venuto a chiedere legittimazione in questa moderna, lussuosa spelonca di ladroni. Di sopra gli affari e le vacanze “scandalose” dei capi a partire dal “Celeste”, ma che modestia questo Formigoni, di sotto il sudore e il provvidenzialismo imbecille degli adepti che, da provetti farisei, si stracciano le vesti ma sono costretti a scomodare “la misericordia divina”. Comunione & Liberazione è la setta tra le sette, quella che ha seppellito tutte le concorrenti resistendo a tutto, alle fumisterie del '68 come ai vapori di plastica

L'ERA DEL SUICIDIO

Lo Stato è un vero cancro L'ERA DEL SUICIDIO Avanti, banditi: altri suicidi ci aspettano. Nuovo massacro di tasse, mutui, controlli, multe. Io la casa non ce l'ho, ma non mi salvo lo stesso. E intanto, l'impostore che per la quinta volta ha promesso, niente più stangate, ed ogni volta ne aggiunge una peggiore (ma questo è niente, vedrete in inverno), va a chiedere voti e sostegno di potere ai ciellini, cosca di malfattori affaristi. Quello che mi pare scandaloso è che non ci sia una sola voce contraria. Una sola. I partiti danno il peggio di loro adesso, che dopo avere spolpato tutto sostengono l'Impostore: e questo non può destare sorpresa; ma la controcultura, l'arte, i movimenti di pensiero non allineati, dove stanno? Non un disegno, una installazione, una scultura, un'opera provocatoria, cattiva, blasfema. Coraggio ragazzi: o avete spremuto le ultime risorse tutte contro Berlusconi, promosso a padre del Male peggio di Hitler? Ve la prende

LA PIAZZA

Dormo qui, un giaciglio troverò LA PIAZZA Sarebbe bello passarci la notte Tutta la notte in questa piazza accesa Di calde fiammelle di lampioni Che ricamano mattoni a vista Alberi con sotto una chitarra Napoletana, ohi santa Lucia Fai ch'estate non passi mai più Che stanotte a letto non ci vado Dormo qui, un giaciglio troverò Foss'anche per terra, contro un muro Fosse pure d'aspettar l'aurora A parlar con te per dirci tutto Solamente per tirare giorno Fra le ombre che cercano vento In quest'agonia di mezza estate Nella piazza tutta ora per noi Regrediti a notte medievale Primitivi come uccelli in volo Ed ancora le stesse domande Lo stesso silenzio blu, pesante Confessioni di fragilità Un gatto randagio è fermo là E ci guarda e ci ha già detto tutto Il mistero dentro noi s'incarna D'una notte dal calore eterno A sognare viali di un'estate Del passato, gente stilizzata Nelle vetturette, nei v

PROVINCETTA DA BURLETTA

Chiedo venia trovo un po' esagerato pagare tre volte il vostro ente privato ma andate a cagare voi e la vostra provincia

BREVE STORIA DI UNA PUBBLICA TRUFFA

BREVE STORIA DI UNA PUBBLICA TRUFFA Oggi ho preso una multa con la moto. Vi pare banale, autoreferenziale come argomento di cui parlare in un blog? Anche a me, però bisogna considerare le circostanze. Ho preso una multa, tanto per cominciare, per avere parcheggiato la Vespa sul lungomare, esattamente nel posto dove si lasciano gli scooter. Mi si contesta il divieto di sosta, in base ad un cartello che. quando ho lasciato la mia Vespa, non c'era, tant'è vero che la griglia dei posteggi era piena di due ruote. Ora, avrebbero potuto non notarlo, o essersene fregati, in dieci: non io, visto che il cartello stava proprio sopra la mia moto: non avrei potuto non vederlo neppure volendo, e non sono tipo da sfidare la certezza. Perchè si dà il caso che a Porto San Giorgio ultimamente circolino più vigili urbani che turisti, col preciso incarico di multare tutto quello che si muove, a cominciare dalle moto lasciate sui marciapiedi. Ora, che io non possa dimostrare quanto vaso so

Elvis, il ribelle addomesticato del rock - CULTURA

Elvis, il ribelle addomesticato del rock - CULTURA

ALL'ULTIMO SANGUE

Tufferò la lingua proprio nel suo sangue ALL'ULTIMO SANGUE Rullo di tamburi Illuminazione E al rallentatore Compare il leone la criniera è sporca E sa un po' di fieno Stanca la sua smorfia Rotta in un inchino Non può spaventare Neppure un bambino Non fa più paura Sconfitto felino Pare trascinare Rabbia circolare Fretta stretta in gabbia Lui che con la zampa Potrebbe squartare Ogni domatore Che vergogna impone Che gli mostra il posto Sul trespolo rosso Mostro di cartone Ha un magone grosso Il leone adesso Mentre osserva fisso Il tendone spesso Del color di un cielo Che non può parlare Di feroci amori Di lotte ancestrali Dell'antico orgoglio Di un re dall'artiglio Forte, micidiale Fatele tacere Stupide bandiere Sulla pista tonda Triste farsa immonda Io che con il rombo D'un ruggito solo Avvertivo il mondo Che stavo arrivando Ora che ci faccio Astruso pagliaccio Chiuso dentro
Dio, perché non ci sei?

IL TEMPO DELLA FINE

Giorgio de Chirico, Orfeo trovatore stanco IL TEMPO DELLA FINE A volte viene voglia di mettere un cartello al blog: chiuso per stanchezza, per abulia, per svuotamento. Vedi la cronaca che incalza implacabile, sempre più demente e non senti più la voglia, la forza di commentarla; ti chiedi a cosa serva, e sai già la risposta, ti chiedi, ancora, per chi lo fai, e questa volta la risposta preferisci non trovarla. Tutto è molto in ordine in questo disordine, chi può fa quel che deve, tutto gira come deve girare: si parla molto della calvizie di Naomi, della storia “d'amore” tra Corona e la Minetti, e tu sai già che tutto questo gossip – perchè oramai tutto è gossip, anche i processi, anche la mafia e i misteri dolorosi – tu sai, potresti scriverlo, potresti scommetterci, che questo gossip efferato in realtà è un travestimento, sono sondaggi d'opinione per gente senza opinioni, perché chi deve capire capisca se conviene spedirli in politica tutti e due. Capisci anche, con e

IL POSTO PIU' TREMENDO

Carlo Puleo, La solitudine del poeta IL POSTO PIU' TREMENDO Nessuno ha bisogno di un poeta? Uno che sa spremere la vita Dal sogno e fa il contrario. Un temerario Che da del tu al Signore ma preghiere Non he ha. Allora se le inventa Inetto, uno che spende tutto Svende l'ultimo avviso di salvezza Un illuso schiavo di correnti Pieno di talenti da sprecare Di precarie tenerezze al vento Uno che sa nuotare nel dolore Nudo nel tornado lui scatena Sentimenti che non sa domare Nessuno ha bisogno di un perdente Stravagante dovunque l'appendi Ma capace di accendere il cuore Con due parole in croce, disegnare L'emozione che non sai d'avere Voce di cartone e cartapesta E di cuoio, che calpesta brace E ingoia il buio e risputa luce Re dell'urlo muto, re del vuoto Tarlo dell'amore non voluto Io cerco te per soffrire meglio Il tuo silenzio complice da offrire Come assenzio che ti porta via Nello spiraglio, il var

UNA VOLTA

Rincorrere un pallone UNA VOLTA Vorrei una volta anch'io Vestire come un uomo Rimettere i miei pezzi Dormire fino all'alba Vorrei una volta anch'io Guardare in faccia il sole Sentire il suo sapore E non aver paura Vorrei una volta anch'io Non sentire rumori Di lacrime, di fiori Di bisogni e di sogni Vorrei una volta anch'io Prescinder da me stesso Da come sono atteso Dall'abisso ch'è in mezzo Vorrei una volta anch'io Muovere a tenerezza Abbassare le armi D'improvviso e fermarmi Vorrei una volta anch'io Dare ascolto al silenzio Quando infinite voci Danzano per la stanza Vorrei una volta anch'io Rincorrere un pallone Essere il goleador Senza sentir dolore Vorrei una volta anch'io Non chiedere alle stelle Cosa ci stanno a fare Quale sia il loro senso Vorrei una volta anch'io Provare il gusto denso Della felicità Prima che si ribelli Vorrei una volta anch'