Oggi con un'amica che sta
a Milano ci divertivamo a punzecchiarci via Facebook, “io sto
ascoltando questo, “perché sei vecchio, io invece ascolto
quest'altro”, “sei più vecchia di me”. Siamo coetanei, siamo
vecchi e ascoltiamo roba di trentacinque quarant'anni fa ossia la
nostra gioventù. Patetici, d'accordo, ma cos'altro ci resta da
sentire? Rocco Hunt, che è la caricatura di una caricatura cioè
Saviano? Quell'ebete di Jovanotti, peraltro vecchio come noi a
dispetto del nomignolo peterpanesco che gli è rimasto appiccicato?
Non so, trovatemene uno. Gli sfigati dell'indie? C'è un gruppo di
idioti che sbraitano “la crisi economicaaa”, Dio o l'Enel li
fulmini. Certo, di autori bravi ne sopravvivono, io stesso cerco di
scriverne quando posso. Ma la questione è di confronto fra epoche,
non tra artisti. Non è, voglio dire, solo una faccenda che
c'inchioda alle nostre madeleines sonore; se io ascolto i dischi di
Lucio Dalla dal 1978 al 1983, e già l'ultimo perdeva colpi, sento
una sfilza di capolavori uno dietro l'altro; anche le canzoni meno
riuscite avevano un'impalcatura, un'atmosfera, una personalità. E
valeva per quasi tutti. Quelle canzoni restano, non possono
spegnersi. Oggi non sono neanche canzoni, non sono niente. La crisi
economicaaa. Mi spiace per chi cresce con questa robaccia, ma se noi
siamo invecchiati altrove, imparando a dirottare i nostri sogni,
possiamo dirci più fortunati e più ricchi dentro, perché quella
musica è stata la nostra educazione, la crescita, la formazione. E
resterà con noi. O vogliamo relativizzare i Police con gli One
Direction, Pino Daniele con Gigi d'Alessio?
Siamo vecchi, ma mi
accorgo che intorno a me adesso è come se l'aria nascesse al mattino
già consumata e i ricordi non esistono, il presente evapora senza
lasciare traccia. La stessa riabilitazione di Craxi, parziale e
ancora molto cauta, ha a che vedere, sospetto, più che col confronto
comunque impietoso con gli ectoplasmi di oggi, col rimpianto sempre
più scoperto, pungente per un'epoca che sarà stata anche,
spregiativamente, “da bere”, ma che in quanto tale risulta pur
sempre meglio che da vomitare, tipo questi anni che ci passano
davanti. E non vale solo per noi: saremo anche costretti nei nostri
schemi mentali, dalle nostre nostalgie presenili, ma faccio un test e
ho conferma che anche la generazione precedente fissa, come ideale
spartiacque, la metà degli anni Ottanta grossomodo come la fine del
tempo: ultime vacanze di massa, ultimi rituali condivisi. Dopo, la
globalizzazione, l'iperconnessione e tanta noia, solo noia, anche per
loro. Io personalmente la fine del tempo la individuo nei Mondiali
del 1982, ultima vera grande rappresentazione nazionalpopolare, con
la gente che impazziva senza selfie e si buttava nelle fontane senza
pensare di finire di conseguenza al Parlamento o al Grande Fratello.
Sta partendo, a proposito, il battage per i Mondiali in Brasile e già
so cosa accadrà: consumeremo ancora una volta il nostro passato
remoto, l'urlo di Tardelli, la resurrezione di Rossi, il rigore
ciccato da Cabrini, le pipe volanti di Bearzot e Pertini, la
contenuta esultanza di Nando Martellini, “campioni del mondo,
campioni del mondo, campioni del mondo”; di tutto il resto giusto
un accenno, per dover di cronaca, incluso l'ultimo trionfo del
duemilasei, coi giocatori ipertatuati e un'impressione di distante,
di virtuale già. I miei suoceri, bontà loro, impietositi dalla
nostra pluriennale astinenza televisiva ci hanno regalato un bel
maxischermo piatto che più piatto non si può: lo usiamo come
cinema, ci vediamo le serie tivù scaricate da internet. Ma è chiaro
che, a Dio piacendo, qualche partita poi non ce la negheremo.
Dicendoci, accidenti hai visto quanto si vede bene, par proprio
d'essere lì. E pensando in cuor nostro: sì, però manca qualcosa, è
così troppo che qualcosa manca. Forse siamo noi a mancarci, la
nostra impotenza di ritrovarci ancora, di declinare insieme questi
momenti di sciovinismo pallonaro. Forse, in questo insano presente, le emozioni nascono già virtuali. Oppure, semplicemente non abbiamo più la forza di gioire e nemmeno di
scherzare: oggi finisce, e mi sono accorto che di pesci d'Aprile non
si è mai parlato, non si è letto da nessuna parte, un giornale ha
rievocato quelli di cent'anni fa. “Rossi... Rossi... Rossi... è
gol!!!”. Ma Scirea se n'è andato, Socrates “o doutor” se n'è
andato, gli altri son finiti a fare i commentatori televisivi,
spelacchiati e sformati che sembra il televisore tarato
male, invece sono proprio così. Io a volte ho paura del mio passato.
Anche io che non ho vissuto la tua epoca(sono nato alla fine degli anni '80),stranamente apprezzo molto di più il cinema a cavallo tra gli anni '70 e '80(Scorsese, De Niro, Al Pacino, la saga dell'ispettore Callaghan, Fuga da Alcatraz, Gunny, i film di Michael Cimino, la saga di Er Monnezza, Cane di Paglia, Rain Man ecc..ecc..) rispetto ai film contemporanei....non so bene il motivo, ma la maggior parte dei film di oggi non riescono a suscitarmi le stesse emozioni....forse è un fatto di carenza di vitalità e ingenuità, di trame troppo "vuote", ricche di azione ma povere di contenuto, di mancanza di prospettiva e profondità, o magari altro, non saprei. Fatto sta che film che pur nella loro semplicità ti lasciano una commozione profonda, come UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA di Cimino, oggi non vengono più prodotti!
RispondiEliminaArticolo col quale sono perfettamente d'accordo, temo anche per questioni anagrafiche. Solo un sospetto, ogni tanto, mi assale: ma Dalla e Tardelli erano davvero meglio di Tiziano Ferro e De Rossi, o molto semplicemente avevamo vent'anni. E a cinquanta, tutto ti emoziona meno di quando ne avevi venti ?
RispondiEliminaFrancesco
Francesco
sono d'accordo sulla bellezza di certi pezzi e sul sapore di una certa epoca, ma ognuno ha il proprio tempo e non ne esiste uno peggiore o uno migliore, esistono i ricordi belli e quelli meno belli, nel ns caso i migliori sono legati agli anni'80...il dopo per noi, per la ns generazione intendo, è un lungo percorso di senilità perchè la vecchiaia inizia già a 30 anni o giù di lì....per mia figlia che ha 11 anni, che è una nativa digitale, che giustamente mi reputa vecchio e che sta entrando nell'età più bella saranno questi i suoi migliori anni, non c'è dubbio....gli One Direction sono per lei quello che per noi erano i Duran Duran...dire chi è meglio o chi è peggio è relativo
RispondiEliminaDavide, Milano
Ma Stefania non avrà mai un amico pirla con la riga (che ci legge sicuramente in questo frangente), dico bene?
EliminaHo 65 anni e un figlio di 24 che è cresciuto ascoltando di tutto e un giorno mi ha detto:
RispondiElimina" la musica della tua epoca ha esplorato l'esplorabile...siete stati fortunati..dura adesso inventarsi del nuovo che emozioni."....già, ma lasciamo la mente aperta.
Io l'ho fatto e anche dopo i 50 ho trovato da emozionarmi!
Ciao Max!
Riccardo
Una stetta di mano a te e una a tuo figlio
EliminaDirò un ovvietà ma la musica attuale non può sbalordirci perché abbiamo già ascoltato tutto. Adesso può esserci solo un riciclare un manovrare ciò che già è stato fatto e ciò vale per la musica come per ogni altro linguaggio artistico. Ma se tutto viene trattato tecnologicamente risulta freddo e distante. Non può emozionarci l'adattamento digitale per noi cresciuti in un mondo reale
RispondiEliminaIo ho le stesse sensazioni.
EliminaStavolta non sono d'accordo. E' perché non sono un nostalgico. Non mi nego i "nostri" classici (Zappa, Lucio Battisti, Rolling Stones). Però ascolto moltissimo musica e guardo serie tv e film contemporanei (con i libri è più complicato, richiedono più tempo e una concentrazione diversa) e analizzati oggettivamente non hanno nulla da invidiare ai loro predecessori. Anzi, trovo molta più musica emozionante ora rispetto alla mia adolescenza (metà anni '90, primi 2000). Telefilm non ne parliamo, c'è qualcosa negli anni '90 più emozionante di Breaking Bad o True Detective? E anche il cinema si difende bene. Eppure molti rimpiangono il passato: sono arrivato alla conclusione che quello che si rimpiange è il nostro vissuto adolescenziale, spensierato, con la convinzione di avere il tempo e il mondo dalla propria parte. Non lasciatevi fregare dal tempo che passa, ti dice che lui era il meglio che potessi avere ma è una trappola, un nemico. L'unica cosa che abbiamo davvero a disposizione è il presente, e possiamo farcelo amico.
RispondiEliminavit