Oggi, dopo la lezione al
liceo Stella Maris di Civitanova, ho subìto un intervento
chirurgico. Lo chiamo così perché, anche se formalmente si trattava
solo di cavare un dente, è durato tre ore, ha richiesto tre lastre e
un numero imprecisato di siringate anestetizzanti. Ero ridotto
proprio male. Il dentista è stato bravo, mi era stato segnalato e
non ci conoscevamo, ma siamo diventati subito amici. “Hai battuto
tutti i record”, mi ha detto. Gli ho riempito di sangue due sale
intere, non sapevano più come pulire. Zampillava dappertutto ed è
solo colpa mia. Avrei dovuto capirlo già due estati fa, quando mi
beccai certi ascessi che mi fecero svenire a ripetizione, uccidendomi
quasi, che non era il caso di perdere tempo. Invece non ho fatto che
rimandare, il dente si è sbriciolato, si è completamente guastato,
ha attaccato le radici che si sono saldate all'osso, corrodendolo.
Rischiavo brutto, rischiavo di diventare sordo e peggio, così pulire
tutto è stato come spazzare via un arcipelago di male. Io avrò
fatto un centinaio di ascessi in due anni, la notte mi svegliavo
avvelenato, sputavo sangue misto a piombo, e mi sono intossicato. “Se
ti faccio troppo male alza il braccio che smetto subito” mi diceva
il dentista, ma io me ne fottevo del dolore. Per tutto questo tempo,
quando un ascesso diventava una tortura buttavo giù antibiotici a
caso. Poi mi pungevo con uno stuzzicadenti o altra roba, l'ascesso
zampillava e io ricominciavo da capo. Mi toglievo con le mani i
frammenti di dente che mi causavano dolore. Neanche un tossico si
comporta così. Mi sono deciso perché ormai neppure questa terapia
d'urto serviva più, ma ho aspettato troppo e ho rovinato tutto. In
compenso il dentista mi ha detto che non aveva mai visto una
coagulazione come la mia, un sistema immunitario simile: più lui
bucava e più poteva vedere quasi rimarginarsi la ferita in tempo
reale. Il problema era il sanguinamento abnorme: ha capito quando gli
ho fatto sapere che da piccolino mi avevano operato di palato-schisi,
che è una malformazione che, tra l'altro, impedisce di parlare. Lui
mi ha spiegato che, dopo questo tipo di operazioni, il palato
guarendo si arricchisce di capillari, una autentica jungla, così
basta tagliarne uno per vedere il sangue scorrere. A proposito, l'immagine che vedete non è un selfie, è solo una cosa trovata su internet e ci sono andato piano: al povero dentista i lavandini li ho ridotti molto peggio di così, gorgogliavo letteralmente. Non avrei mai potuto fotografare il macello che ho fatto.
Tutto questo, ripeto, è
colpa mia. Immagino che, tecnicamente, quando non ti importa più
nemmeno della tua salute e di soffrire come un torturato, si chiami “depressione”. Ma io forse ero andato oltre. Non me ne accorgevo
nemmeno più, ci convivevo e basta. Non c'era un altro modo di
sentirmi, per quanto mi riguardava. Questo è il risultato, ed è
solo l'inizio: passata questa, dovrò intervenire per i prossimi sei
mesi perché la mia bocca è crollata, debbo mettermi tre ponti e
dove trovare i soldi è una bella domanda. Questa è l'unica lancia
che spezzo a mio favore: io sono uno stronzo, ma tutti i torti,
dannazione, non li ho. Lavori per anni e non vedi un euro, ti passano
tutti davanti solo per la sopravvivenza spicciola. Poi magari ti
fermi, non lavori più e il problema manco si pone. Poi riprendi un
po' a lavorare, ma non metti insieme niente. E allora dici: beh,
posso aspettare ancora un po'. E un altro po', a forza di rimandare
non me ne andavo all'altro mondo. Mi sa che è stato proprio il mio
organismo “spettacoloso” a salvarmi. Un altro sarebbe crepato.
C'erano i “miei” studenti che mi mandavano messaggi via Facebook,
e io non potevo rispondere perché stavano sudando per riparare le
conseguenze della mia incuria. Dopo tre ore sono uscito coi tamponi
in bocca, non ho voluto i punti e andava bene così. Ma poi ne ho
premuto uno un po' troppo sul buco ed è ricominciato il fiotto:
sembravo il cazzo di vampiro dei Kiss, solo che era tutto vero. Sono
salito da mia madre e un po' di gelato ha sistemato tutto. Adesso
sono qui che scrivo, fiero dei mio vecchio giubbotto di pelle
chiazzato di sangue. Perché è il mio sangue. Ho fatto 12 round con
Tyson e mi sento benissimo, giovedì avrò le ultime lezioni al
liceo, poi sabato sono a Roma, a Stereonotte e non c'è problema. Ma
solo una testa di cazzo può ridursi così perché non tiene più a
se stesso. O perché non sa come curarsi. Aspettare quando hai
l'inferno in corpo è da coglioni, più aspetti e più ti abitui ad
aspettare e un giorno scopri che sei fregato. Non dormivo neanche
più, non sentivo i sapori, niente. Si può vivere così? Non mi
piace fare prediche, ma se c'è una cosa da non fare, è perdere
tempo quando si tratta della tua salute. Bene che ti vada puoi
tenerti dentro l'inferno, ammansirlo per un po', ma prima o poi lui
si vendica e ti mangia. Ho sempre fatto così in tutto e per tutto,
ma adesso di colpo mi sento davvero andato. Non per l'età, ma perché
mi scopro un palazzo crollato e ho la dannata sensazione che, per
poco, non facevo in tempo a vedere i miei fottutissimi 50 anni.
te lo dico da amico.....vai dal dentista e fatti togliere i denti guasti e vecchi al più presto.....non aspettare che i granulomi diventino ascessi e che gli ascessi attacchino l'osso....io l'ho già fatto e sto per rifarlo...dobbiamo prepararci all'età della dentiera...siamo vecchi !
RispondiEliminaDavide, Milano
Mi ha telefonato l'amico vecchio con la riga. Protesta perché lo mettiamo alla berlina. E' stato, a proposito di vecchiezza, alla festa di compleanno dei 50 anni del Pardo. E poi era tutto nostalgico anche lui.
RispondiEliminapiuttosto che andare a certe feste strazianti mi amputo una mano....non tanto per le persone, anzi, quanto perchè si respirerebbe sono un'aria molto vintage, sarebbe tutto uno scorrere di ricordi e rimpianti...e poi vedersi ora rispetto a trenta anni fa, sai che effetto ! mamma mia ! dipendesse solo da me mi eclisserei in un posto molto isolato, difficilmente raggiungibile, in mezzo alla natura, senza contatti con il mondo...anzi quel posto l'ho già trovato nell'alta Val del Taro, dove l'appennino è ancora selvaggio e quasi privo di urbanizzazione, dove le strade sono poche e impervie, dove di notte non si scorge neppure una luce artificiale ma il il cileo è di una bellezza mozzafiato e di giorno è il rumore del vento tra i fitti boschi di cerri e faggi a farla da padrone....è il regno del falco, del cinghiale e del lupo ritornato dopo anni di sparizione....e lì per sempre, una sorta di "balla tra i lupi" ma senza pellerossa tra i coglioni....
RispondiEliminaDavide, Milano
Esiste ancora il liceo Stella Maris? pensavo che l'avessero chiuso o trasferito!
RispondiEliminaIo ti ho "conosciuto"(non ci siamo mai parlati personalmente, io ascoltavo solo le tue 2-3 lezioni che eri venuto a fare) lì, ormai parecchi anni fa( se non sbaglio era la primavera del 2007 o forse 2008), ai tempi in cui c'era una bella e simpatica professoressa castana di latino, di cui non ricordo più il nome.
E perdonami la sincerità, ma all'epoca per certi versi sembravi un maldestro imitatore di Marco Travaglio(anche se si intuiva una sincera inquietudine e un'anelito verso la verità, che nei giornalisti "arrivati" come Travaglio, manca totalmente): adesso, da quello che scrivi sembri molto più te stesso!
Un saluto!
Andrea
Era il 2005
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