Una canzone vecchia, ma
possono mai invecchiare le canzoni?, mi riscaglia al suo tempo. Al
mio tempo. Ed io non amavo quel tempo, perché non vincevo mai. Non
ero fatto per la competizione, mi consumavano quei dubbi che si
volgevano in depressione, quel sentire di più senza poterlo dire, e
quella enorme timidezza che cercavo di superare sradicandomi, come ho
sempre fatto nella vita. Non amavo essere brutto, mai scelto dalle
femmine, e la paura delle interrogazioni e quello che ero allora. Ma
la canzone scorre ed io ci affogo. Perché era il tempo, ed io non
rimpiango quel tempo, ma che il tempo doveva cominciare; la magia di
vedermi domani, di riscrivermi, che oramai non ho più, e la fantasia
di rivivere tutto, che mi fa addormentare nelle mie notti mature: non
sarò più quella paura, non quella insicurezza, imparerò davvero lo judo e nessuno potrà aggredirmi, imparerò a suonare ma solo quello
che voglio, saprò lasciarmi andare e piacere alle femmine, saprò
dare del tu ai professori e sarò così “cool”, padrone di me.
Avrò il controllo della mia ombra. Ecco cosa inseguo. Un tempo
dentro al tempo stato mai. L'impossibilità di cambiare. E cerco
invano tutto ciò che ho perduto, perché noi questo siamo, la somma
delle assenze lasciate lungo il cammino. Tutte vivono in noi, vivono
di più, le rinnoviamo con l'anima che scatena il ricordo. Io non
sono mai vissuto tanto nel mio quartiere come dopo averlo perduto. E
quello io ancora ascolto, aspetto, amo. Quello batto con la mente.
Perché quel quartiere era la mia città, ed era America, ed era
Italia, ed era traffico e profumo di smog, alberi e viali che
volavano in me e potevo confondermi in loro, ogni angolo io c'ero,
ogni passo la mia orma. Era la vita che nella mia profondità
dolcemente cadeva, si depositava e non l'avrei persa mai. Il mio
quartiere ero io, ed era mio, Cristo, era mio.
Lo sai che ti ci vedo a milano? Io che non la conosco ti incontro tra quelle strade perche ogni volta che ne parli lasci frammenti di vita vissuta che passano a chi sa coglierli. Mi e piaciuto quello che hai scritto perche appartiene anche a me, al mio vissuto. Certo non avrei mai detto che uno come te nasconde fanciullesche fragilita, paure, emozioni profonde sedimentate nelle nostre coscienze.Le fragilita si amplificano e noi vorremmo cambiare ma non possiamo. Siamo comunque incredibilmente cool, cool cool.
RispondiEliminaSiamo rimasti i fanciullini che non fummo
Eliminati perdi poco Massimo,
RispondiEliminameglio conservare il ricordo di una Milano che, proprio in questo periodo, ( sara' una coincidenza con il tuo scritto?) esaltava i propri , tipici, profumi che a loro volta esaltavano le nostre insicure testoline, dandoci ,nella sua generosita' milanese , un pieno vitalita' e speranza.
ahinoi , rimani a Fermo , ora Milano e' altro.
Vp
Lo so, ogni volta che ci torno Milano mi pare messa peggio. Ne riparlo in Milano Funeral, appena ripubblicato in digitale, aggiornato. Però io a Lambrate ci tornerei.
Eliminama due parole sull'amico con la riga che non parlava mai e che a 16 anni sembrava un 50enne maniaco e a 50 sembra un maniaco e basta ?
RispondiEliminaCosì è la riga
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