Se mi stendo a correre
per le mie strade disperse, possono scendere due minuscoli fiumi
lungo le tracce del volto. Allora Nerino se ne accorge, si fa più
vicino, protende la zampa e mi accarezza su quegli stessi solchi.
Senza artigli mi accarezza, con una dolcezza impossibile agli umani.
A volte mi fa la barba, senza segnarmi mai. Non ha più l'ombra della finta ferocia di quando m'aggredisce se vuole giocare. Mi culla di fusa, piccola
fiera, amorevole guardia contro i miei incubi. Mi riempie di baci che
regala col muso. Lecca le mie lacrime; se non reagisco, comincia a
stuzzicarmi, complice gioca col mio corpo pesante per strapparlo
all'inerzia. Nerino sente, capisce, sa cosa sprofonda in me.
Intercetta le mie rese. Quando ho paura abbraccio il mio gatto,
m'aggrappo a lui e chiudo gli occhi.
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