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NON C'E' PIU' INFORMAZIONE
Dopo tanto Plinto, oggi torniamo a parlare di Mafalda. Come mai? Perché
le conferme non finiscono mai, e il bilancio del 2012 relativo alla
cooperativa che non doveva esserci più, ma invece c'è ancora e
continua ad editare un giornale chiamato Mucchio, lotta insieme a
lei, Mafalda, anzi coincide con lei, quella che al mattino fa
colazione con briochina e scheletri negli armadi. Altrui. E si sente
“bene, veramente bene”. La coscienza a posto. La dignità del
ruolo. Ecco, da una rapida scorsa del bilancio 2012, con tanto di
note a corredo, risulta un passivo di circa 441mila euro, di poco
inferiore a quello dell'esercizio passato, il che porta a concludere
per la sostanziale inerzia dell'azione gestionale corrente, con un
sostanziale mantenimento dell'indebitamento; più specificamente, i
debiti sono iscritti nelle passività per 365.800 euro, con un
incremento di 40mila euro rispetto all'esercizio precedente: quindi
il risanamento si è risolto in un male endemico; in compenso la
perdita d'esercizio è scesa a 73mila euro, a fronte dei 107mila e
spiccioli del 2011. I crediti generali sono per
380mila euro, 293mila dei quali ancora dallo Stato (sic!), con tanto di saldo atteso da esercizi precedenti,
liquidati solo in parte (lo Stato fa tirare il collo ai suoi
creditori, anche se in questo specifico caso potrebbe risparmare
qualcosina soltanto verificando come i crediti passati furono
gestiti). Quanto alla cooperativa, è a questo punto una scatola
vuota, con un surreale verbale di una surreale riunione tenuto da una
sola persona, che coincide con Mafalda, che coincide con la coop
stessa. Una situazione come minimo curiosa: dove si è vista mai una
cooperativa di lavoro con un solo socio, senza più ombra di
lavoratori assunti (tutti gli ultimi rimasti sono stati licenziati a
metà giugno corrente), con un nugolo di ragazzetti che si prestano a scribacchiare gratis, nella totale indifferenza verso e dall'Ordine?
Fino a quando una testata nazionale può reggersi sul volontariato
integrale, in larga parte affidato ad avventizi o aspiranti? Il
tutto, ricordiamo, dopo avere percepito 8 milioni in una decina
d'anni, solo di pubbliche provvidenze, il 90% dei quali non
andava, questo ormai è documentalmente dimostrato, ai collaboratori. Tutta
roba che evidentemente la nuova gestione condivideva con la vecchia,
visto che il filo conduttore è dato precisamente da Mafalda, la
quale, con buona pace di qualche grossa scartina, grande grossa e fregnona, non stava a fare le pulizie, ma la vita bella, in condominio col compare Plinto, finché le vacche
furon grasse. Il Mucchio è ormai solo di macerie, e si specifica in atti che il
giornale dal 2014 non uscirà più in edicola. Ma il meglio, come al
solito, sta in fondo: l'amministratore,
che nelle sue ultime epifanie sul forum giurava di non sentir più il
profumo di un euro da mesi, confermato dallo zelante braccio destro,
solo per combinazione sua compagna d'arte e di vita, ebbene
l'amministrazione targata Mafalda nel 2012 ha percepito, salvo
errori, 32.186 euro oltre a 6mila euro di oneri sociali (la pensione,
pagata dal “regime”, cioè da questo Stato, cioè da tutti, cioè
anche da voi, cari lettori). Un tempo li si sarebbe conteggiati in 60
milioni di vecchie lire e, se vi sembrano pochi, pensate un po', voi
lettori, come tirereste avanti male con uno stipendio di 5 milioni al
mese (salvi gli “oneri”), in questi difficili tempi di crisi
nera. Va dato atto, comunque, della rinuncia al credito
dell'amministratrice per 10mila euro. Da non confondere, beninteso,
con la voce “salari e stipendi”, pari a 65mila euro, ma
definitiva a metà anno, visto che a quel termine furono licenziati
tutti gli assunti a qualsiasi titolo rimasti e venne confermato dalla
suprema amministratrice il regime monacale a oltranza per chi si
fosse prestato oltre. A
proposito: fu poi venduta, la famosa superberlina che da sola avrebbe
dovuto risanare le finanze mucchiesche? Quella che, da sola, costava
500 euro al mese di benzina solo per restare parcheggiata in garage?
Quest'anno la voce “carburanti” brucia 3000 euro e il polmone del
leasing continua a respirare. Non basta. Le spese di trasferta per
ristoranti e alberghi assommano, tanto per cambiare, a 13.795 euro
(oltre ad altre 1500 per “spese di rappresentanza”), il che suona
tanto più sorprendente quanto più risultava abolita ogni parvenza
di trasferta, mentre la coppia d'arte e di vita lamentava, prima di
troncare, sopire, e sparire, una vita desolatamente monastica, tutta
casa e casa (coincidente ormai con la redazione). Altro che i bei
tempi delle capatine a Sharm el Sheik una volta al mese, o le
escursioni esotiche in estate in luoghi salgariani. Certo, un trauma.
Allora, cari lettori, voi che fate, abbandonate l'amministratrice una
e trina? Ma dico, non ci state più nel Mucchio, anche se non esce
più ma fa come la rassegna copiaeincolla di Plinto? Vorrete mica far
vivacchiare una simile di fuoriclasse del giornalismo becchino,
quello che stana gli scheletri dagli armadi, con 32mila euro l'anno salvi gli oneri? E che, siamo nelle testate di regime, che si vendono
i palazzi nobili e finiscono in periferia? Davvero, non c'è più
religione e neanche informazione.
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