Ho notato che il termine "moralista" ha cambiato significato, adesso lo si usa per escludere, per marchiare a libera interpretazione, un po' come il "fascista" degli anni Settanta. Il moralista urbi et orbi non è più quello con la doppia morale, il bigotto che pubblicamente si scandalizzava delle attitudini praticate in privato, è scaduto a negativo del cinico: se uno non è disposto ad accogliere ogni genere di squallore, nefandezza o miseria, ecco, è un moralista; intendi: uno che non sa stare al mondo, che non lo conosce, che non ha mai provato niente nella vita, un sempliciotto, provinciale no perché oramai il conformismo sessuale-pubblicitario ha infettato anche quella, ma un povero di spirito sì. Si potrebbe dire che il moralista sta al perbenismo come il cinico al permalismo. Solo che io mi sento di recuperare il perbenismo, se "per bene" significa decente, educato, rispettoso della propria individualità così come di quella dell'altro;...