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QUEL CHE MANCA E' UNO SPECCHIO
Arriva una di quelle
giornate non del tutto inutili, quella "contro il femminicidio"
(grossomodo in condivisione col Black Friday), sacra battaglia che è importante
per chi voglia entrare nel gioco della politica o avanzare di qualche
casella. Se le giornate contro servissero ad altro, considerato che
ne abbiamo 10 al giorno, avremmo risolto qualsiasi problema; invece i
guai crescono e io difatti le Giornate le sostituirei tutta con una
sola giornata, quella del "guardati allo specchio". Unisex,
dai 9 ai 99 anni, interrazziale e così via. Significa non tanto
assumersi le proprie responsabilità, che nella società delle
pretese è diventato reazionario, quanto non barare. Ecco, basterebbe
questo. La ragazza che si unisce col vecchio col doppio dei suoi
anni, sa benissimo che prima o poi lei si stancherà e quello
impazzirà e finirà nel sangue. La signora che coccola il
compagno-infante, sa perfettamente che è una situazione squilibrata,
che non può reggere. La adolescente che con
l'amico gioca ai Bonnie e Clyde di provincia o di borgata, sa che
quel buttarsi via non ha altro sbocco di un loculo. La giovane che usa svernare all'esotico, non ci
va perché ama i tramonti ma perché ha altre esigenze, e quando poi
finisce strangolata da un avanzo di galera spacciatore, incontrato
per la strada e subito portato in casa, il suo paesello può anche
smetterla con le fiaccolate coreografiche e le strategiche richieste
di giustizia. Il signorino viziato, che pretende sottomissione da una
femmina mentre si sottomette a un'altra, e per tutta la vita si
aspetta sarà così, non indulge nemmeno in cattiva letteratura, ma
in quel vizio schifoso di sentirsi maschio che evidentemente qualche
madre sessuale gli ha inculcato. Potremmo andare avanti, ma il senso
è che di tutti i femminicidi, che poi sono "semplici"
omicidi, che poi sono atti di viltà (alla follia di chi poi chiama i
carabinieri, "ho fatto una fesseria", non crederò mai,
nemmeno sotto tortura), è che molti, non tutti ma parecchi in questa
casistica atroce, si potrebbero scongiurare con un minimo di onestà
con se stessi. Perdonate se vi sembro brutale, ma sto assistendo allo
spettacolo per me incomprensibile di una vittima, vittima vera,
vittima a vita, la quale, sfregiata dall'acido di un infame mai
pentito, uno che era così anche prima, e col quale aveva "una
relazione tormentata", è diventata, di fatto, una viceministro:
con quali competenze, esperienze, ragioni? Quella della sofferenza
ingiusta, del sopruso? Bastasse questo, i Parlamenti dovrebbero
essere composti di qualche milione di persone. Ma sappiamo che anche
questo genere di risarcimenti non è egualitario (in entrata), non è
democratico, è pura convenienza politica, cioè cinismo, e ce ne
facciamo una ragione; ci contenteremmo che chi si trova investita di
una nuova missione sociale, e gira scuole e oratori, instillasse
nelle future candidate alla tomba un sospetto fondamentale:
guardatevi dentro e accettate la realtà, non tergiversate, non
indulgete in cattiva letteratura suicida, non costringetevi al ruolo
di Emma Bovary postmoderna, troncate subito e senza seconde
occasioni, non ascoltate chi vi chiede di ripensarci e nel caso
pretendete aiuto, non trascinate "relazioni tormentate",
non perdete tempo a rivendicare un vostro ruolo teorico di femmina,
perché gli uomini sono feroci, la società è infame e tutto questo
va tenuto nel debito conto. Guardarsi allo specchio non significa
rinunciare alla minigonna, significa, tante volte, rinunciare a un
carnefice potenziale.
Perfettamente d'accordo su tutto. Poi,faccio il moralista,anche la minigonna o l'abbigliamento in genere andrebbero considerati per quello che sono,cioè veicoli di messaggi
RispondiEliminaDa Del Papa non me l'aspettavo: in pratica, se una viene violentata, la colpa è sua perché si è messa la minigonna. difatti, il commento sotto dice esattamente questo. Ma siete diventati matti ?
EliminaMarco
No, imbecille, è il contrario. Non è la mise, è la mancanza di prudenza, di raziocinio nel valutare gli uomini.
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