Venne un tempo una da
Milano, mi telefonò prima a nome mi pare di Biacchessi e voleva
incontrarmi e ci incontrammo ai giardini di Civitanova. Trasandata,
capelli crespi e aria consapevole. Ella m'interpellò sulla mafia
nelle Marche, poi allargandosi il discorso finimmo su via Padova a
Milano. "Via Padova è l'inferno", dissi io. Ella
s'irrigidì: "A me non pare proprio". "Ma cazzo, se si
staccano la testa dal collo tra africani e latinos, ma l'hai mai
preso un autobus nell'ora di punta, pieno al 90% di arabi ubriachi
che minacciano e i pochi indigeni che pregano il loro Dio
terrorizzati a occhi bassi, li hai mai visti quelli che molestano le
donne e pisciano a cielo aperto e tutto il resto, l'hai mai fatta una
passeggiata notturna da Loreto fino a via Anacreonte, dove i
nordafricani si sfidano a coltellate e nessuno barricato in casa si
accorge se ci scappa il morto, perchè "Qui si fanno fuori tutte
le sere"? Le hai viste o no le macchine nere dei mafiosi del
mondo, i boss che risalgono coi guardaspalle che gli tengono aperta
la portiera, e anche la polizia ha paura e non interviene fin che
può? Lo hai visto o no che lì non si vive più, alla lettera, che
se uno scende un minuto a comprare il pane torna che gli stanno
smurando la porta?". Ella si marmorizzò, divenne gelida: "Io
non ho visto niente. Io ci vado sempre in bicicléétta, e non mi
succede niente. Io vedo invece coraggiosi esperimenti di politiche
inclusive boicottati dai poteri. Io vedo locali dove le culture del
mondo si amalgamano ed esperimenti sociali. Io sono amica di tutte le
etnie provenienti dai luoghi della terra. Io vedo che il vero
problema è la ghettizzazione di un posto (sic) come via Padova da
parte del sindaco Moratti e di tutti i suoi sgherri filofascisti. No
alla militarizzazione di via Padova. No alla sua cementificazione e
alla colonizzazione delle multinazionali del liberismo. No coprifuoco
no ghetto. No...". La fermai. "Allora conosciamo due via
Padova diverse". Ella si alzò dalla panchina ancora glaciale,
non mi diede la mano e se ne andò senza voltarsi indietro, ma
schifata. Sicuramente avrà protestato col compagno Biacchessi di
ritorno a Milano. Di lei non ricordo il nome né di aver mai letto
alcunché, perlomeno sul mio conto. Per fortuna.
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