Conoscevo la moglie, Pina Maisano, vedova di Libero Grassi. Insieme incontrammo gli studenti di un istituto a Fermo, il Montani e mi colpì non solo la forza d'animo quanto la certezza di un carisma in questa donna piccola e dura che parlava con voce di granito. Una che nella Sicilia scriteriata, senza coscienza aveva fatto una battaglia di civiltà a fianco del marito e lo sapeva, conosceva la forza di un retaggio, noi ci abbiamo provato, noi non siamo morti invano perché, come mi disse anche il giudice Caponnetto, le battaglie in cui si crede non sono mai morte. Ma ricordo anche il solito trasporto che a me finì per sembrare fanatico, la convinzione di avere un messaggio, di potere, dovere salvare quei giovani che ascoltavano, battevano le mani e poi se ne fottevano altamente, a Fermo come a Bolzano come a Palermo e forse è anche giusto così, non li puoi caricare di troppi significati, di troppi valori i giovani, non puoi fare scontare loro una tragedia personale e politica,...