L'embargo televisivo alle
conduttrici egiziane sovrappeso ha messo in crisi anzitutto le
femmine occidentali, le leonesse tutte spritz e palestra. Perché se
sponsorizzi tutto e il suo contrario alla fine devi fare i conti con
le contraddizioni del reale, non puoi fare la paladina della cultura
altra, dell'Islam che è religione di pace, del burka e del burkini
che sarebbe il costume monopezzo islamico, e poi criticare come
sessista e maschilista una misura tutta egiziana, adottata oltretutto
da una donna. Devi rispettarla come cultura diversa nella quale non
intrometterti, anzi dalla quale imparare quel che c'è da imparare. E
aggrapparsi al sessismo passepartout che risolve tutte le impasse
stavolta serve a poco, qui il sessismo non c'entra, si tratta di una
misura di banale estetismo televisivo perché puoi fare
tranquillamente mille professioni se sei appesantita ma presentarti a
un pubblico no, ci sono ruoli dove la cosiddetta bella presenza, che
spesso è solo volgare, resta imprescindibile per elementari ragioni.
Succede lo stesso anche in Occidente, solo che non lo sbandierano, ma
anche qui chi è oversize non passa la frontiera del video e del
resto guardatele le conduttrici femministe nostrane: tutte tirate,
ricostruite, magre da far paura in ossequio a esigenze che saranno
anche discutibili ma evidentemente restano trasversali. E non c'entra
niente, è chiaro, con la bellezza e la femminilità in se', è
semplicemente questione di un mezzo televisivo che ha le sue
esigenze, che stravolge di suo. Poi si potrà dire che la americana
Oprah Winfrey è oltre il limite della bilancia, ma è un paragone
che non regge perché lei è padrona nel business, è una
multinazionale personale e le regole estetiche può non solo
prescinderle ma addirittura imporle. No, non ha senso scomodare il
sessismo e neppure chiedersi retoricamente quale sia la circonferenza
accettabile per le conduttrici egiziane o italiane: non esiste,
esiste invece una consuetudine, una misura non scritta che, anche in
considerazione delle specifiche personali, ti fa dire: questo o
questa è adatto al video, quest'altro no e vale per chi è in
surplus calorico come per gli scheletri ambulanti, per le femmine
come per i maschi. Quanto a dire che "grasso" non è per
forza brutto, ma c'è un modo di essere fuori forma, diciamo così,
che rispecchia una sciatteria incompatibile col mezzo televisivo. Il
punto è che le ragioni della telegenia non saranno democratiche, non
saranno politicamente corrette ma hanno una loro ragione che la
ragione dei paladini-omnibus non conosce: da cui la conferma che un
mondo politicamente corretto si blocca, perché con le astrazioni non
si va da nessuna parte, ci si impantana nell'iperuranio e questa è
precisamente la ragione per cui, al di là delle formule e delle
ricette, in privato si continua a parlare e ad agire come si è
sempre fatto, secondo codici sociali e comportamentali assodati e più
sensati perché più immediati, più umani, senza sentirsi per forza
dei bruti di ritorno.
Non è obbligatorio
andare in video ma se vuoi andarci un minimo di controllo su te
stesso lo devi mantenere e non vale l'obiezione di quella conduttrice
che ha detto, ma io non mi sento affatto grassa: a vederla uno
capisce che sta a un passo dalla sindrome dissociativa. Peraltro si
tratta della stessa speaker che in occasione dell'omicidio del
ricercatore italiano Regeni aveva ironizzato pesantemente,
definendolo un rompicoglioni che il suo Paese aveva fatto bene a
eliminare. Allora, che facciamo: difendiamo la cultura altra,
diversa, come testimonianza di sobrietà che ha qualcosa da insegnare
alla vanità occidentale, oppure la denunciamo come modello di
intolleranza e di oscurantismo teocratico? Fate voi, ma tutto e il
contrario di tutto non si può, giocare da entrambe le parti del
campo, o entrambi i contendenti dalla stessa parte, non si può. Ce
l'ha spiegato Aristotele circa 2300 anni fa e ancora nessuno ha
saputo dargli torto. Mentre ci pensano, le paladine di tutto e il suo
contrario potrebbero anzitutto considerare che nel vituperato e
corrotto occidente, dove sono libere per la gioia loro e, se non
dispiace, la nostra di prodursi in pose ginecologiche da spiaggia con
addosso a volte un sospetto di costume ma vestite integralmente di
soli tatuaggi, a rimetterci la testa è chi definisce tali tre
cicciottelle; nell'evoluto Egitto, la testa ce la rimettono le
cicciottelle: e senza stipendio.
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