Quelli che
si lamentano dell'invadenza di Carlo Conti nuovo direttore di Radio
2 hanno una coda di paglia che non finisce più: sono gli stessi che si lamentano che non cambia mai niente, che
c'è spazio solo per i raccomandati. Ma siccome in Rai non entra
nessuno che non sia raccomandato, se ne dovrebbe dedurre che il bue
dice cornuto all'asino: raccomandati sono sempre gli altri, quelli
sotto le bandiere degli altri. Hanno perfino coniato un termine
ipocrita, "spoil system", per dire che la politica detta le
condizioni e nel servizio pubblico tutti sanno che non sono eterni
dovendo sottostare alle regole della lottizzazione che cambia coi
tempi elettorali. Regola che sta bene a tutti fino a che entrano,
camminando sulle spoglie dei silurati, salvo gridare al regime quando
tocca a loro. Ma la regola della raccomandazione vale anche per i
conduttori finto indipendenti, del conformismo alternativo che
arrivano dal contesto di nicchia, cioè quattro gatti che li seguono,
e si riposizionano da sinistra a destra, dall'ateismo militante alle
sirene cattoliche del direttore di rete che se li è portati
appresso. E avesse segato gente di peso, Conti! Ma non si capisce
perché due oneste nullità come Lillo e Greg, irrisori per valore e
per ascolti, dovrebbero avere l'inamovibilità per diritto di
nascita, come la figlia del segretario comunista Bianca Berlinguer
(della quale in modo sublime si sottolinea il cognome oggi che viene
rimossa, e non negli ultimi 30 anni di permanenza-militanza). Non
basta nascondersi dietro la "musica di qualità", che
sarebbe quella che pare agli speaker, bisogna anche essere seguiti e
la verità è che la spocchietta da "noi sì che ne sappiamo"
non interessa a nessuno e Radio 2 con buona pace di chi oggi la
esalta è in sprofondo rosso da anni (e gli altri canali Rai non
vanno molto meglio). Poi si può, naturalmente, eccepire sulla
renzianità di Conti, sul suo cumulo di cariche, sulla sua
abbronzatura ma sono faccende diverse, se vogliamo restare al
nocciolo della questione qui si tratta di accettare che i canali
nazionali sono burocrazie come le altre, buoni per le infornate dei
nuovi venuti, specchi di un potere transitorio ma che deve essere
chiaro, deve essere manifestato. Poi che questi enti radiofonici
lavorino in perdita è secondario, hanno le tasse, hanno il canone
che ripiana sempre ogni voragine. Radio 2 Rai è in fase terminale,
non la salveranno i prossimi imbucati ma di certo non l'hanno salvata
nemmeno le oneste nullità Lillo e Greg, peraltro neppure
cancellati, semplicemente trasferiti su fasce che si sperano più innocue. In Rai è così, anche le piante sono targate e a
spostarne una si rischia una sommossa aziendale e di conseguenza
politica, si rischia di far cascare il governo: e questi incistati
che se la tirano da indipendenti, da martiri dell'informazione e
dell'intrattenimento sarebbero gli stessi che invocano la qualità,
la meritocrazia? Fanno venire in mente i padri baroni che promuovono
i figli e poi si indignano se qualcuno ci fa caso, "Mio figlio è
bravo e competente anzi ha dovuto sudare più degli altri, ha dovuto
vincere i pregiudizi". Pensa se sudava di meno. Nessuno vuole
una radio pubblica identica ai carrozzoni commerciali, ai network
volgari e e insopportabili ma questo non significa doversi tenere una
radio che è una propaggine della televisione di Stato, con gli
stessi mezzemaniche nella manica di qualche sottosegretario. Poi non
cambierà niente, la Radio Rai continuerà ad imbarcare raccomandati
freschi e a trasmettere in emorragia d'ascolti, ma queste sono le
regole del gioco per chi ci entra (e ne esce). E scomodare la
democrazia pluralista per Lillo e Greg non è neanche grottesco, è
manicomiale.
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