Una serata da ricordare
quella di sabato al teatro Leopardi di san Ginesio, fra memorie di un
amore irrinunciabile e informazione di prima scelta, davvero
imprescindibile, sul doping. Adriana Petrini e Sandro Donati così
bravi, così veri e umani nel ricordo di Carlo, che ci sorvegliava
dal maxischermo. Un'altra promessa divenuta gioia (e peggio per chi
non c'era). Io penso che ti abbiamo ricordato bene Carlo, tu che ne
dici? Mi sono voltato un attimo e mi è sembrato che il fotogramma
s'animasse, mi è parso vederti sorridere di straforo, in quel modo
ironico e quasi timido che avevo imparato a riconoscere di te. Do i
numeri? Eppure non mi ero dopato, era tutto autentico. Al teatro
succede una informazione diversa, ma in 25 anni di mestiere forse non
ne ho fatta mai di così intensa, precisa, viva soprattutto, e
approfondita. È giornalismo che si sviluppa mentre nasce, sotto gli
occhi di chi c'è. È informazione dannatamente buona, perché già
avere gente come Sandro Donati, Rosario Priore ecc. non è cosa di
ogni giorno; sentirli poi così disposti a raccontarsi e raccontare,
a spiegare, a rivelare aspetti sconosciuti e retroscena
insospettabili, diventa imperdibile; tutto intorno c'è commozione,
intensità, sincerità. Sono tecnici che parlano con una
partecipazione, con un coinvolgimento diretto sconvolgente. Non sono
qui per dire “io sono”, ma “è successo, succede ancora”. Ed è sempre un onore
confrontarsi con persone del genere, italiani così atipici eppure
così fieri, dolorosamente fieri del loro Paese. Poi
c'è il cuore di chi era dentro l'amore, e il dramma, e sta nel
ricordo. Adriana è stata bravissima, nessuno può parlare del suo
Carlo come lei. Nessuno. Carlo non sorridere e non borbottare col tuo
vocione, ti vedo benissimo, ti sento benissimo.
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