La tristezza è un pretesto, una piuma gentile che si posa sugli anni perduti. Vengo a sapere da un amico comune che è mancato il padre di un compagno d'infanzia e poi di gioventù. Il più vecchio in assoluto, cresciuti insieme fin dall'età della scuola, cinque anni io, sette lui, nel piccolo immenso cortile che fu il nostro mondo nelle migliori stagioni della vita. Poi io mi trasferisco, il distacco, ma mai definitivo: ancora un paio d'anni fa, per una rimpatriata a Milano, litigavamo allegramente di politica. Il padre me lo ricordo, somigliava a Charles Bronson, una quercia con una passione mite, le bocce. Alle due di pomeriggio, cascasse il mondo, lui s'infilava nella 500 rossa dove entrava a stento, raggiungeva la bocciofila Caccialanza e qui dava spettacolo per un paio d'ore. Poi tornava a casa, e riapriva il negozio di scarpe che stava proprio sotto. L'ho detto, che era un piccolo mondo perfetto. E di colpo lui ha 83 anni e muore. Doveva riguardarsi, ma...