BREVE STORIA DI UNA
PUBBLICA TRUFFA
Oggi ho preso una multa
con la moto. Vi pare banale, autoreferenziale come argomento di cui
parlare in un blog? Anche a me, però bisogna considerare le
circostanze. Ho preso una multa, tanto per cominciare, per avere
parcheggiato la Vespa sul lungomare, esattamente nel posto dove si
lasciano gli scooter. Mi si contesta il divieto di sosta, in base ad
un cartello che. quando ho lasciato la mia Vespa, non c'era, tant'è
vero che la griglia dei posteggi era piena di due ruote. Ora,
avrebbero potuto non notarlo, o essersene fregati, in dieci: non io,
visto che il cartello stava proprio sopra la mia moto: non avrei
potuto non vederlo neppure volendo, e non sono tipo da sfidare la
certezza. Perchè si dà il caso che a Porto San Giorgio ultimamente
circolino più vigili urbani che turisti, col preciso incarico di
multare tutto quello che si muove, a cominciare dalle moto lasciate
sui marciapiedi. Ora, che io non possa dimostrare quanto vaso
sostenendo, è un conto, e me ne rendo conto: però io so quel che
dico, e dico con assoluta certezza che, quando ho lasciato la mia
Vespa, quel cartello col divieto di sosta non c'era. Ergo, la
contravvenzione è peggio di un gioco delle tre carte, è proprio una
squallidissima truffa da 40 euro. Aggiungo che Porto San Giorgio ha
pochissimi posti per gli scooter (non ha niente, non ha nemmeno una
pista ciclabile), e che lasciare una motoretta in mezzo ad altre auto
non è una soluzione praticabile: garantito che te la prendono e la
scaraventano lontano, rovinandotela – come è capitato regolarmente
a me e mio fratello – perché da queste parti i possessori di suv o
altri fuoristrada considerano un diritto spaziale lasciare i loro
bisonti dove fa loro più comodo, sordi alla legge della
impenetrabilità dei corpi. Insomma, possibilità non ne avevo: in
qualsiasi modo, mi avrebbero multato. E perché mi hanno multato,
anziché far chiamare, se proprio si rendeva necessario, la mia moto
da spostare dall'altoparlante della spiaggia, cosa che fanno ogni
giorno almeno cinquanta volte con cinquanta macchine? Perché domani
sera, dico domani sera, comincerà una fiera di bancarelle. Oggi non
c'era ancora nessuno, io non davo fastidio a nessuno con la mia
Vespa, non c'era traccia di impalcature per bancarelle nel raggio di
duecento metri. Non è neanche un ricatto, perché non c'è
possibilità di resistere. È semplicemente fascismo. D'accordo, si
dirà, così fan tutti. Benissimo, rispondo, ma a questo punto un
Comune che mi taglieggia (e che, per dirne una, ieri sera,
Ferragosto, non ha saputo organizzare niente di niente, neanche un
organetto, un paese fantasma nel pieno dell'estate), non mi serve a
niente. Questi sono metodi da grassatori, e se questo è il settore
pubblico, se queste sono le istituzioni statali periferiche, mi sta
benissimo farne a meno: liberismo e libertarismo totali, lasciar
fare, lasciar passare che ce la vediamo da soli. Io non sono di
quegli imbecilli che godono a pagare tasse, e multe, e tasse su
multe, e multe su tasse. A casa mia, queste si chiamano: rapine. Per
cosa, poi? Per mantenere il nulla? Questa nuova giunta di furbi,
appena insediatasi qui, si segnala subito per metodi che, spero, ne
accorceranno drasticamente la durata: come era accaduto, del resto,
alla precedente, uguale e contraria solo per colore politico.
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