CAPIRE Arrivano, sapete, quei momenti in cui ti senti più fragile. Ancora più fragile. E ti vedi dal di fuori, e ti fai quasi tenerezza, tu, proprio tu, con tutti i tuoi sogni sbagliati, con i sorrisi sprecati, con l'inutile orgoglio, con i conati infranti contro il muro di realtà. Tu, senza più nient'altro che te stesso. Allora cerchi di guardare avanti a te, fuori dalla finestra, assumendo una posa dignitosa. Io sto imparando ad accogliere questi momenti, sempre più frequenti, in modo diverso. Non li ho mai combattuti, però da ragazzo cercavo di superarli. Poi di accettarli. Adesso comincio quasi ad amarli, ad essere grato a certi vortici di coscienza: non debbo più dimostrare niente, più nascondere niente. Sto cominciando a sopportarmi, senza vergognarmene. Sto imparando la mia evanescenza, e a regalarla a chi mi legge, se mai la vorrà: forse può essere consolatoria. Ero domenica al Premio Tenco ospitato dal teatro Leopardi di San Ginesio, dove tra l'altro ho potuto con...