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MISTERI DOLOROSI estratto 2

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(...) In pieno sequestro Moro, gli appartamenti di via Gradoli (dove si colloca la base brigatista di Mario Moretti e Barbara Balzerani) verranno visitati dalle forze di polizia, con l'unica eccezione del covo. Tra gli inquilini, una studentessa, Lucia Mokbel, di origine egiziana, figlia di un diplomatico legato ai Servizi del suo Paese e conoscente del questore Elio Cioppa, la quale riferirà alla polizia di strani ticchettii notturni, tipo alfabeto morse (che la Mokbel conosce), provenienti dall'appartamento brigatista: la ragazza verrà dissuasa dalla polizia, con metodi rudi, a fornire ulteriori rivelazioni. Trentadue anni dopo, scoppia uno scandalo sul riciclaggio di fondi neri da parte di due società di telefonia, Fastweb e Telecom Sparkle, ennesimo romanzo criminale che mette insieme faccendieri, mafiosi, industriali e naturalmente politici. L'asserito capo della banda, il romano d'origine egiziana Gennaro Mokbel, è collocato al crocevia di questi mondi: in ottime entrature con la destra politica romana, proviene da quella eversiva, nel 1993 risulta avere ospitato il latitante Antonio d'Inzillo, esponente dei Nar tuttora segnalato in Africa (e mantenuto proprio da Mokbel), l'uomo sospettato di avere ucciso il boss della banda della Magliana Enrico de Pedis, quel “Renatino” tumulato in una bara dorata e tempestata di pietre preziose nella cripta della basilica di sant'Apollinare, ritenuto il responsabile del sequestro di Emanuela Orlandi. Non solo. Mokbel, di cui risultano legami con esponenti dei Servizi, si vanta nelle intercettazioni di avere sostenuto la coppia del Nar Valerio Fioravanti – Francesca Mambro, prima finanziariamente, e in modo sostanzioso - “Un milione e due” -, poi addirittura di averli fatti uscire da galera: a quale titolo, e con quali entrature, non si sa. Emergono vincoli diretti di parentela fra i due Mokbel: l'oscuro faccendiere Gennaro e la giovane studentessa di oltre 30 anni prima Lucia. Entrambi di origine egiziana, entrambi collegati, a titolo diverso, ai Servizi, sono fratello e sorella. Di più: Lucia Mokbel finirà con lo sposare un importante costruttore romano, Giancarlo Scarozza, che nelle intercettazioni dell'ultimo scandalo legato a fondi neri maneggiati da società di telecomunicazione, insieme a settori inquinati della politica, della malavita organizzata e degli stessi Servizi, , emerge nelle parole del Mokbel come “mio cognato, [è] il più alto in grado [di una loggia massonica, ndA], ha fatto il costruttore di una famiglia importante Scarozza-Finocchi, l'ex capo del Sisde”. Giancarlo Scarozza, marito di Lucia Mokbel e cognato di Gennaro, è identificato dal Ros come figlio di Maria Antonietta Finocchi; Michele Finocchi è l'alto funzionario del Sisde coinvolto anni prima in un altro scandalo legato a fondi neri maneggiati dal Servizio. Intanto, mistero nel mistero, dalle medesime intercettazioni emerge un effettivo ruolo di consiglieri politici di Gennaro Mokbel da parte della coppia Mambro-Fioravanti, i quali sono appena stati coinvolti, incredibilmente, dalla leader radicale Emma Bonino nella sua campagna elettorale per diventare governatore del Lazio nello schieramento di centrosinistra (sic). Un mistero-matrioska, che ne contiene altri, infiniti e impermeabili al tempo.

Moro morto e ritrovato, emergerà la presenza di un ponte radio tra il covo e la Valle del Salto; Moretti è un radiotecnico diplomato all'Istituto Montani di Fermo, e conosce l'alfabeto morse. Proprio in questa località risulta il Lago della Duchessa, luogo impervio annunciato quale tomba di Moro nel falso comunicato n. 7, redatto dal professionista Toni Chichiarelli, legato agli ambienti malavitosi romani e alla Banda della Magliana (finirà ucciso nel 1984 in circostanze avvolte da cupe ambiguità). Comunicato subito definito dallo stesso Moro, nel carcere brigatista, "la macabra prova generale della mia esecuzione". Il covo di via Gradoli è gravido di segnali e circostanze inquietanti. (...)

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