Se devo essere sincero, mi ha fatto sempre un po' paura. Capivo che c'era qualcosa che non andava in quel piccolo regno dei giocattoli dove pure, ogni volta che potevo, mi facevo portare e, più grandicello, indugiavo rapito davanti alla vetrina: c'era sempre qualcosa di nuovo e avrei voluto rubare tutto, stordito dai profumi aspri che uscivano dall'erboristeria a fianco. Ancora oggi quando passo davanti a un'erboristeria si risveglia un frammento dell'anima, risento il sapore di non so che, forse dell'infanzia, e non posso fare a meno di pensare al negozio di giocattoli “Cenerentola” e alla sua padrona. Me la ricordo poco, una donna molto grande, vagamente sinistra, con qualcosa di incontrollabile e di imprevedibile, non so come minaccioso, forse volgare. Con uno sguardo fondo, una luce velata negli occhi. Viveva nei giocattoli che i bambini con occhi sognanti le portavano via, e aspettava invano di avere un figlio suo. Una malattia ci aveva fatto, e a...