Hanno fatto a pezzi il giornalista musicale Paolo Giordano che dopo la strage di Barcellona aveva polemicamente invitato la Boldrini sulla Rambla. Era evidente che la invitava a constatare le conseguenze del buonismo, che buono non è mai, ma il cosiddetto popolo dei social, tra cui qualche amichetto di Maria più in dimestichezza col leccaculismo che con l'informazione, ha finto di non capire: la vuoi morta, sei un verme, fai schifo, e invocano il diritto-dovere a farlo sparire. Problema risolto: chi invoca le non-soluzioni, il continuare a non vedere, deve essere immune anche dalla verifica, da un senso della responsabilità etica, si chiami Boldrini o Saviano, gli assassini, gli stragisti sono quelli che li mettono in discussione. Ma le ricette dei buonisti, che buoni non sono mai, fanno acqua da tutte le parti. Difendono le Ong, e viene fuori che le Ong sono spesso la faccia presentabile degli scafisti. Pretendono la integrazione coatta, e chi è integrato, accolto e sovvenzionato organizza stragi epocali, l'ultima spagnola, detta “dei ragazzini”, doveva risolversi in un megattentato “che si sentisse fino a Madrid”. Ma loro niente, catafratti ad ogni verifica, incompatibili con qualsiasi presa d'atto. La sinistra pensabene, le ricette le sbaglia tutte, perché ancorata a un'ideologia semplicemente sbagliata. Negli anni Settanta ci mise un po' ad accorgersi che i terroristi erano terroristi (e non lo ha mai accettato fino in fondo), così come non ha smesso di scusare la mafia come portato della disuguaglianza sociale, con il che ogni indignazione elettorale lascia il tempo che trova. Per i terroristi islamici che non si possono nominare come tali, in quanto, come garantisce Bergoglio, “il terrorismo islamico non esiste”, è la stessa cosa: possono fare tutti gli attentati che vogliono, lasciare sulla Rambla o il lungomare quante più vittime possono, ma la musica non cambierà. Non si guarda in faccia il problema, non si prende il toro per le corna e cioè un giro di vite su tutto, chiudere le moschee più pericolose (quasi tutte), riappropriarsi dei quartieri che l'accoglienza sciagurata ha trasformato in fortilizi del terrorismo, procedere con le espulsioni dure e i blocchi degli ingressi duri, misure che ogni evidenza impone: no, bisogna insistere nell'errore, nell'aspettare che passi da solo, nella miseria del “vai avanti tu”; l'inerzia e poi gli abbracci, i lumini, le fiaccolate, i girotondi e i pupazzi nel sangue. E la canzoncina fatidica, che ha rotto i coglioni, con la foto chissà perché di Lennon con quel cesso giapponese addosso. Mentre l'imam locale, ideologo della strage, vigliaccamente spariva, il rabbino di Barcellona ha invitato i suoi ebrei ad andarsene “perché questo non è più un posto sicuro per noi” e ha ragione, l'Europa non è un continente per ebrei e neanche per europei. Ma così vogliono i buonisti, che in realtà sono cinici, così vuole una Unione Europea imbelle ma dominante e questo sbagliare sempre, circolarmente, questo perseverare alla lunga pregiudica ogni perdono, “è diabolico”. Però non si può dire, il popolo dei buonisti si scatena, per rimuovere basta azzannare chi polemizza con gli immuni, o impuni, e tutto va a posto. Mi spiace, ma al cinismo dei buoni(sti), quelli che se anche falciassero diecimila bambini non muoverebbero un dito, un ciglio sì, che fa fino, ma un dito no, perché è più importante far tornare i conti dell'ideologia, di uno strampalato impasto che cerca di mettere insieme tutto quello che insieme non ci va, non è il caso di iscriversi. Al loro sbandierare o censurare i bambini morti alla bisogna, non è giusto adeguarsi. Con quella indifferenza mascherata da ecumenismo, quando è solo ignoranza nella migliore delle ipotesi, non ci si può sintonizzare. Non conta niente cosa dice Salvini, non è questo il punto, il punto, il problema è che quella loro si chiama complicità morale, e viaggia sulle foto della città lugubre, “Pray for Barcellona” e il nastrino nero. Ma che cazzo vuoi pregare più se una città è già stata macellata, se un Paese è già stato massacrato per la seconda o la terza volta nel giro di pochi anni? Se un continente neanche li conta più i suoi morti, caduti non si sa per cosa e per chi? L'altra sera una imbecille al tg si sforzava di pisciare sul fuoco, ma no, non è successo niente, Barcellona ha ripreso a vivere, il coraggio è più forte della paura ed altre stronzate di repertorio. Poi passa un ragazzino, piercing, orecchini dovunque, e dice l'unica cosa vera e umana: io vado via, noi ce ne andiamo, siamo troppo spaventati e addolorati per restare in vacanza, hanno spento tutto. Leggo che anche lo scrittore Perez-Reverte si è svegliato e ha dichiarato che è ora di cambiare andazzo, che coi fanatici non si ragiona, che l'integrazione va dosata, sottoposta a regole (di chi accoglie). In altre parole, non si può più permettere a questi deliranti coerenti, non depressi, non matti da legare, coerenti che applicano la fede nella quale sono stati allevati, di prendere il controllo di intere città per poi distruggerle col ghigno sulla faccia. Sono riflessioni di buonsenso talmente elementare da irritare, perché la banalità dovrebbe essere un punto di partenza, non di arrivo. Ma il conformismo distorto dei buonisti che buoni non sono mai non perdona, è partita subito la campagna democratica per cacciare dai social il creatore del Capitano Alatriste in fama di indegno. Dopo Barcellona ed Helsinki, quelli dell'Isis hanno diffuso un messaggio minaccioso: “Adesso tocca all'Italia”. Siccome il premier Gentiloni, che non è una delusione ma una conferma, ha subito risposto che non bisogna avere paura, sono fiorite sui social battutine infantili che mascherano solo la paura, anzi il terrore. Nella speranza che tocchi ad altri, secondo comandamento dei buonisti senza scrupoli che non aspettano altro: più ponti, più abbracci e più lumini.
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