Passa ai contenuti principali

NON PRENDIAMOCI IN GIRO


Questo è un paese talmente folle, che può anche capitare che un folle faccia un gesto da folle e basta. Solo che nel paese folle non ci crede nessuno e più lo Stato la racconta meno ci credono, perché questo Stato è così sputtanato che non credergli è ormai diventato prerazionale, si è fatto istintivo. Tenuto presente questo, e in mancanza di riscontri certi, sarebbe temerario azzardare diagnosi. Per cui restiamo alla finestra dell'evidenza. Il primo segno è che l'attentatore era uno sbandato, uno dei tanti, dei troppi andati in frantumi (anche se non torna che un depresso si metta a sparare a casaccio sui primi sbirri che trova). Il secondo segno è che ha dichiarato al pm che “siamo nei guai e i politici non fanno nulla”: pare un po' roba da populismo televisivo, ma crediamoci. Prendendo per genuina la pulsione espressa (ce l'hai coi politici e tiri giù due carabinieri senza l'ombra di un politico?), c'è da registrare una inversione di tendenza: dal farsi fuori al fare fuori, dai suicidi ai tentati omicidi. Gli inviti a fare secchi i politici evidentemente stanno prendendo piede. È una degenerazione? È una conseguenza fatale del loro malfare? Se ne occupino nei talk show. Quello che pare decentemente incontestabile, è che le bollicine di una effervescenza della violenza urbana, o come meglio vi va di chiamarla, c'erano, da anni; altrettanto inconfutabile è che da anni c'è chi alza costantemente il livello dell'invettiva, dell'eccitazione, dell'irrazionalità. Qui non è questione di polemica, non ci sono specificazioni moralistiche, è una considerazione di pura evidenza: c'è uno che da anni va in un crescendo rossiniano di furia, i suoi comizi ricordano, per contenuti e per decibel, altri comizi, le sue parole d'ordine sono: a morte, cadaveri, zombi, spazzare via, mani in alto, stronzi, merde, vaffanculo, siete finiti, vi veniamo a prendere, vi cancelliamo, diamo ad Al Qaeda le coordinate del Parlamento. Fermiamoci qui. Ma non prendiamoci in giro, non facciamo i sordi a oltranza: abbiamo le orecchie farcite di certe esplosioni verbali, e mi permetto di ricordare che quanti adesso fanno i contorsionisti, scomodando le solite fumisterie complottarde per disinnescare le eruzioni di Grillo, sono gli stessi che, quando a dare i numeri era Di Pietro, erano suoi sodali e la volta che uno squilibrato dell'Italia dei Valori tirò una statuetta in testa a Berlusconi dissero che Tartaglia era uno scemo, però era un eroe, però non c'entrava, però Berlusconi se lo meritava, però la statuetta se l'era tirata da solo, però peccato che non era morto. Questa stessa gente, che per me è gentaglia, anche perché mi toglie il gusto di detestare il Cavaliere, adesso sostiene che “le responsabilità sono dei politici”, di fatto intendendo due cose: la prima, che Grillo non sarebbe un politico; la seconda, “o Grillo o morte”. Ancora una volta, non è questa la sede che s'incarica di stabilire se una impostazione simile sia accettabile o meno; semplicemente, il significato è quello, fine della storia. L'apparente variante, solo diversamente inclinata, è: “Bisogna dare risposte”, s'intende al malcontento sociale. Questa è strumentalizzazione d'antan, senza maggiore concretezza, quanto a certezze acquisite, di una scala che poggia sulle nuvole e se a questo punto la presidente della Camera, fatina neomarxista dei diritti umani che ha assoldato una task force di poliziotti per punire chi la critica su internet, vuole denunciarmi, faccia pure: ai “regimi”, ci siamo abituati.
Ancora una volta, non prendiamoci in giro: abbiamo una memoria storica ancora fresca delle illuminate prose, molto simili tra l'altro, dei vari Toni Negri ed altri venerati maestri. E ricordiamo benissimo che, mentre incitavano alla “scopa di Dio” che avrebbe travolto tutto e tutti, costoro si chiamavano fuori e dirottavano sullo Stato le responsabilità di tutto quel che succedeva. Lo slogan allora era il seguente: “La violenza è solo di Stato”. “Anche”, certamente; “solo”, proprio no. Questa farfanteria la si ripete anche in queste ore, naturalmente. Ma intanto, sarà un caso, i primi a fare i pompieri sono stati proprio i portavoce di Grillo, con una fretta che sapeva molto di coda di paglia. Grillo ipse, ha tuonato: “Il movimento non è violento”. Excusatio non petita eccetera, ma di sicuro il violento è lui. E il movimento è fatto di fanatici ossessivi, all'occorrenza violenti come sanno tutti quelli che si sono imbattuti in qualche grillino.
Auguriamoci che questo squilibrato fosse per davvero uno squilibrato, un temerario, un isolato e che la cosa finisca qui. Non ci crede nessuno, ma consideriamola come ipotesi; non però al punto da fare torto all'intelligenza: gli squilibrati, per veraci che siano, sono eccitabili e tendono a proiettare i loro fallimenti sul “Potere”. Io stesso ne conosco fin troppi, e, vedi caso, dopo tanto oscillare sono (temporaneamente) riparati nella setta di chi sbraita di più. Del resto, bastava andare a verificare i commenti dei “non violenti” sul blog del “non violento”. È normale, è fisiologico e fermiamoci qui. Senza tracciare assurde linee rette di responsabilità, ma anche senza escluderle a priori perché così fa comodo. Non è roba da persone serie ma da pusillanimi, da opportunisti, da cialtroni.

Commenti

  1. i commenti dei lettori sul corriere della sera (non il fatto quotidiano, non informare per resistere) e i discorsi di certi conoscenti, che giudicavo quantomeno ragionevoli, dicono contemporaneamente "quello l'ha mandato berlusconi / il governo per aumentare le auto blu" e "doveva sparare a berlusconi / al governo" condito da "però io sono contro la violenza ma la disperazione.."
    io dico solo che è bello e comodo fare il rivoluzionario del cavolo con la pelle di un disperato.
    ma questa polveriera che è l'italia rischia davvero di esplodere?
    vit

    RispondiElimina
  2. Storia di sempre, oggi soltanto in salsa grillina

    RispondiElimina
  3. nel 2002, studente di giurisprudenza a bari, frequentai due lezioni di un professore di diritto commerciale che aveva fama di essere più morbido in sede d'esame. le lezioni consistevano nel dare del ladro, mafioso, bugiardo, infame, a berlusconi (dagli anni del liceo a oggi, a sentire peste e corna di berlusconi, mi hanno fatto quasi simpatizzare per lui). cambiai professore. tempo qualche settimana e marco biagi fu ucciso dalle nuove brigate rosse. mi raccontarono che il prof, entrato in aula, senza dire parola, scrisse sulla lavagna la parola "violenza".
    i cattivi maestri cambiano nomi, vanno da trento al tigullio, sostano all'università e magari in tv, ma la vigliaccheria resta sempre quella.
    vit

    RispondiElimina
  4. Marco Biagi, nemico di classe, scrissero i wu ming (targati Berlusconi) che gli dedicarono una "carcayada", una bella risata quando venne ucciso. Le groupie di Cesare Battisti, leccate da altre groupie che, nel Mucchio, si divertivano a spar(l)armi. Credo non se la passino troppo bene ora.

    RispondiElimina
  5. me la ricordo, la loro "sghignazzata" e i giri di parole per giustificare il contratto con l'odiato nemico. via, hanno avuto i loro cinque minuti di celebrità. adesso possiamo godere dei deliri del prof. becchi ("gli spari fanno comodo al governo!") e dei suoi nuovi scritti corsari (?!?). giustamente liquidato da aldo grasso con "si sente l'erede di pasolini".
    vit

    RispondiElimina
  6. Lo sapevi che, col pretesto ben orchestrato della mia inesistente contentezza per la morte di Baldoni" in realtà un taglia e incolla "sfuggito" all'allora direttore del Mucchio, Stefani, e sul quale ricamò da miserabile l'intemerato megafono grillino Scanzi (sul periodico "Extra"), i suddetti wu ming riuscirono, senza molta fatica, a indurre Michele Dalai a "vergognarsi di me" su Linus, dove li attaccavo a proposito delle griffe berlusconiane?

    RispondiElimina
  7. Il prof. Becchi, ideologo a 5 stelle: “Rispetto al marciume in cui viviamo ci vorrebbe una grandissima pulizia, una totale tabula rasa. Anche con le armi, perché le rivoluzioni non sono pranzi di gala”. Smentite o dissociazioni di Grillo: non pervenute. Oggi il Becchi sostiene che gli spari “Fanno comodo al governo”.

    RispondiElimina
  8. sapevo solo della vicenda su baldoni. wu ming e scanzi sono specialisti nell'imbrogliare le carte. o sei dalla loro o sei uno da screditare e da umiliare. lo scontro, anche violento, basato sulle idee non è nelle loro corde. purtroppo ora ci dobbiamo sorbire scanzi, medaglia al merito perché ha tenuto testa a micaela biancofiore su la7.
    vit

    RispondiElimina
  9. la rivoluzione non può farla un disperato che spara ai caramba in pieno giorno e in pieno centro a Roma, tentando pure di suicidarsi salvo avere finito i colpi nel caricatore...

    RispondiElimina

Posta un commento