Un anno fa mi trovavo
qui, a Nervesa, in provincia di Treviso, per un ritorno, a lungo
atteso, con Paolo Benvegnù. Ne uscì una serata che porterò sempre
con me, uno di quei momenti di magia che bisogna solo prenderli come
vengono e poi... E poi lasciarli lì, incastonarli nel ricordo e
spolverarli di tanto in tanto. Fu tutto bello. Fu tutto improvvisato.
Fu tutto sorprendente. Quest'anno sarei dovuto tornare, insieme a Daniela Martani,
per presentare il nostro libro sugli Antinfluencer, poi è successa
l'apocalisse e se ne riparlerà, speriamo. Io quella sera leggevo,
declamavo, scherzavo col pubblico, viaggiavo con Paolo e non sapevo
che la mia vita si stava preparando a un altro giro sull'ottovolante.
Già non stavo bene, ed esplose tutto insieme. Il rifiuto di me mi
travolse, era l'ora di un'altra resa dei conti. Barcollai, come un
pugile che prende un colpo da ucciderlo. Invece, non so come, mi
ritrovai a rimbalzare sulle corde e da quella posizione, come uno già
oltre il cornicione, presi a organizzare la mia difesa. Lentamente,
soffrendo, ritrovavo fiducia. A modo mio, ed è il solito modo che
non posso consigliare a nessuno; forse non posso nemmeno raccontarlo:
esasperando il mio corpo per vedere se si schianta. Intanto, però, i
giorni mi tempravano, perdevo zavorre mentali e fisiche, ritrovando
il senso di una presenza. Adesso, se riguardo indietro, io sono
sempre lo stesso, però sono diverso. Nessuno sa quanto io sia
mutato. Non cambiato, proprio una mutazione, fin nella pelle
dell'anima. Ho messo a fuoco tante cose, ho saldato i vecchi conti in
sospeso, ho guardato in faccia troppa realtà che da troppo tempo mi
aspettava al varco. Ho scommesso su me stesso e contro me stesso: e
ho vinto. Mi sono successe situazioni curiose, difficili, incredibili
in questo anno. Sono spuntate vecchie presenze, che ho preferito
ignorare. Nuove assenze sono tornate, e ho preferito accoglierle. Ho
conquistato nuovi amici, nuovi lettori mi hanno intercettato. Altri,
succede, hanno deciso che di me ne avevano abbastanza. Posso capire,
non sarò mai un interlocutore facile. Ma ogni volta che convinci
qualcuno, è quello che fa la differenza. Che rende questo demone di
vita qualcosa che ancora merita di essere difeso, ammesso si possa
chiamare vita. Ho trovato una sorella che mi ha disegnato l'anima. (tu sai chi sei). E' arrivata una cagnolina che mi ha rivelato nuove
pieghe dell'amore. La mia proiezione pubblica è cresciuta, senza
condizionarmi in nulla: è troppo tardi, ormai, per montarsi la
testa. Non so se il mio modo di scrivere sia cambiato con me, questo
lo decida chi legge. Sto ancora imparando il mestiere della serenità,
e non credo ne verrò mai a capo. Ma se guardo fuori, al termine di
questa clausura, capisco che la mia era cominciata molto prima. Dopo
un anno peso 9 tatuaggi in più (il prossimo è in arrivo), e 25 anni
in meno, come i chili eliminati, che non ho più recuperato (ecco
perché mi facevo quelle foto da fanatico: era il mio diario fisico,
stavo dicendovi che ritornavo io, che mi stavo rialzando). Non c'è
più quel disagio che mi consumava, perché non riuscivo mai ad
essere chi sentivo di poter essere. Di dover essere. Non mi punisco
più, la mia sigaretta sul balcone, sotto la luna, ha un altro
sapore. Dopo tutto il dolore, sento di meritarmela.
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