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CON QUELLO CHE HO PASSATO



Una dose di farmaci che tolgono l'appetito, una, generosa, di alcool (che combinato coi farmaci in questione è una mistura potenzialmente letale, come infilarsi una bomba a mano senza spoletta su per il culo), una, sfrenata, di caffè, una, controllata, di sigarette, una, clamorosa, di nervoso, una, massiccia, di addominali, una, copiosa di sudore, e il resto una madre disabile e, magari qualche disavventura da scampare: con una dieta così cammini insieme alla morte, o schianti o perdi +20 chili in pochi mesi, praticamente uno a settimana. Se ci ripenso, sono stato uno scellerato. Ma adesso va tutto bene, anche se continuo a calare, sfasciato dai mille lavori per la genitrice: trasudo solidarietà per casalinghe, colf, badanti, il loro è il lavoro più massacrante che esista. Ho fatto un esperimento, e naturalmente lo sapevo di andar sopra le righe coi miei selfie nature: nessuno mi ha criticato (sono i benefici dell'essere una figura esposta), ho triplicato i contatti. Poi dice le influencer. Ma io non voglio influenzare un cazzo di nessuno, tutt'altro, volevo semplicemente dimostrare a tutti, e quindi a me anzitutto, di essere riuscito a combinare qualcosa di impossibile. Perché a 55 anni, diventare così è impossibile, specie senza pozioni, palestre, trainer personali. Da ragazzo ero gracile, fragile, e ne soffrivo; crescendo mi sono via via appesantito, e alla fine non mi riconoscevo più: c'è chi, sovrappeso, sta bene, penso a Bud Spencer, c'è chi invece non è se stesso, semplicemente. Io quanto male ci stavo, quanto a disagio mi sentivo. Ma non riuscivo a scuotermi. Da sempre io sognavo di svegliarmi come Peter Parker. Trasfigurato. C'è voluto qualche mese di sofferenza, ma adesso il mio cartone animato sono io. Il mio supereroe sono io, e ti prego ti cogliere l'autoironia. Mi rivedo nelle foto sul telefono e non mi riconosco: quella faccia grassa, rotonda, non ero io, non posso credere d'essermi lasciato andare così. E non posso credere d'essere riuscito a recuperarmi quando mi sentivo finito, sconfitto, repellente a me stesso. Forse è per questo che sentirmi disprezzare da qualcuno cui tenevo, mi ha ferito tanto: tanto, da spingermi, non so come, non so quando, a reagire. All'inizio mi trascinavo, ero fuori di me. Adesso io sono io. Non sono mai stato così e allo stesso tempo sento di essere sempre stato questo, solo che non riuscivo a uscire. Quando pensavo fosse ormai impossibile, lo sono diventato. E adesso mi diverto a constatare la reazione di chi non mi incontra da tempo, e a rimpiangere quella di probabilmente non incontrerò più. Non è importante, è solo una questione personale. Non sono un esempio da seguire. Ma nello specchio io ritrovo qualcuno che che avrei voluto sempre essere. Dovuto essere. Quello che sognava, identificandosi in Iggy. Meglio adesso, con addosso la mappa dei miei giorni. Meglio adesso, con quello che ho passato. E ripartire dal fisico mi sta aiutando a riprendermi l'anima. Puoi credermi? È tutto così prescindibile, lo so, anche infantile se vuoi. Ma è per dire che davvero la vita non finisce finché non è finita.

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