Arrivano i
giorni della Merla e quando arrivano vuol dire che l'inverno sta
passando, anche se ci siamo giusto in mezzo sta passando: già si
vedono tramonti allungarsi ed hai la sensazione che l'inverno stia
covando la sua rinascita: stringi i denti ancora un po', battili nel
gelo ancora un po' e rifiorirà la vita con il suo carico di promesse
disattese. Ma per un amico, un'altra primavera non ci sarà. Oggi,
nei giorni della Merla, ho perso un amico. Mario resterà per tutti
il sindaco: il primo cittadino di san Ginesio: Mario Scagnetti, un
uomo che era impossibile non stimare. Un uomo speciale, come ormai è
diversa la normalità: senza risparmio nel prodigarsi per la gente
sua. Io li ho visti, lui e Simone, sudarsi le idee, la fatica di
tradurle in realtà per san Ginesio. Io l'ho visto Mario, sorridere
per una serata andata bene e subito aggrottare la fronte per un nuovo
impegno. Io li ho visti confabulare, discutere, abbracciarsi per la
felicità della felicità della gente. La loro gente. Io non
dimenticherò Mario Scagnetti, quel suo modo di preoccuparsi con un
sorriso stanco eppure pieno di volontà. Io l'ho sentito, ironico e
indomabile, ripetere che non gliela faceva più e intanto andare
avanti. Io li ho visti, Mario e Simone, sotto il nubifragio quando
venne il terremoto: fermi sotto gli ombrelli, come querce nel
disastro, per dimostrare a tutti che loro c'erano, erano lì, saldi,
ci si poteva fidare: la catastrofe sarebbe passata. E poi l'ho visto,
Mario, logorarsi sempre di più, dimagrire sempre di più e non farci
caso e spingere ancora, e ancora, per tamponare un'emergenza fatta di
centomila falle. E moltiplicare l'amore per il suo posto, perché san
Ginesio era il suo posto e lui sentiva tutta la responsabilità per
ciascuno. E poi ho saputo, e ho capito: il male, sempre quello, ma
Mario si era ammalato di terremoto. Di fatica e di dolore. Di
stanchezza, di amarezza per quella primavera che non arrivava. Ci
sono uomini che amano i loro luoghi, la gente che vi si agita, i
problemi che li affliggono, li amano come una persona fisica ed è
come se assorbissero l'angoscia di chiunque. Mario non faceva il
sindaco, era il primo di una comunità ferita e non ha mai smesso di
cercare i rimedi, le medicine anche quando il malato era lui. Voi
dovete saperlo, che dal suo letto di ospedale parlava sempre di san
Ginesio; della sua gente ferita, del suo posto, che aveva dentro.
Tutti voi aveva dentro. Così si è speso fino a non poter tornare
indietro. Ci son di quelli che, a bordo di un qualsiasi potere,
imparano a deludere chi ha ricevuto un destino comune, la
responsabilità della speranza: imbrogliano, rovinano, ammalano.
Mario si è bruciato come una candela che, per fare luce agli altri,
si consuma.
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